Convegno nazionale "Alunni immigrati, quale scuola?" - Seconda giornata
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13:00
Enrico Panini, segretario generale della FLC Cgil, conclude i lavori del Convegno.
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12:30
I gruppi di lavoro hanno terminato la loro attività e i tre coordinatori presentano in riunione plenaria quanto emerso nella discussione che si è sviluppata in particolare su quattro singoli aspetti:
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politico-sindacali;
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pratico-organizzativi;
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formativi;
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culturali e sociali.
Scuola dell'infanzia e scuola primaria (coord. Patrizia Epifani)
Situazione politica
E’ cambiato il governo del paese. Il precedente governo di centro destra (Moratti) aveva dato attenzione alla questione dell’immigrazione proponendo un modello di assimilazione delle culture piuttosto che un modello di integrazione ed inclusione. ATTENZIONE CHE NON VENGA RIPROPOSTA LA STESSA MODALITA’! SORVEGLIANZA sulle SCUOLE POLO!!!
Aspetti sindacali
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Richieste di un organico funzionale: docente e ATA individuando le complessità all’interno delle scuole
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Maggiori risorse economiche
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Costituzione di un gruppo nazionale per il proseguimento di questa esperienza e per dare seguito alle richieste
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Generalizzazione della conoscenza dei materiali strutturali, tecnologici e informatici utili a favorire l’integrazione e l’acquisizione dell’italiano come L2 (modalità simile alla scelta dei libri di testo)
Aspetti pratico-organizzativi
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Protocolli di accoglienza
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Rete di scuole e rapporti con il territorio
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Conoscenza dei percorsi effettuati dalle singole scuole e della loro efficacia educativa-didattica (per esempio scuola estiva…..)
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Proposta di lavoro comune nel gruppo nazionale che indaghi su:- Procedure di accoglienza- Laboratori linguistici 1° e 2° livello- Revisione del curricolo in chiave interculturale e relativa formazione- Sostegno allo studio- Valutazione- Mediazione con le famiglie con l’obiettivo di creare una prassi condivisa e un successivo monitoraggio
Aspetti formativi
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Formazione di base per tutto il personale docente e ata con attenzione ai percorsi culturali e formativi dei paesi di origine dei bambini non italiani
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Formazione specifica di alcuni insegnanti su temi glottodidattici
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Valorizzazione di investimenti già attuati in collaborazione tra MIUR e Università sul territorio nazionale
Aspetti culturali e sociali
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Lavori in rete con il territorio e le sue istituzioni, in particolare Comuni e Regioni
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Collaborazione con le associazioni di volontariato presenti nel territorio che lavorino sui temi dell’integrazione
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Attenzione ai temi della genitorialità
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Collaborazione con mediatori linguistici e culturali in grado di lavorare con le scuole (centri di alfabetizzazione)
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Conoscenza delle esperienze analoghe nei paesi europei
Scuola media di primo grado e CTP (coord. Carlo Testi)
Il gruppo ha affrontato i seguenti punti. In alcuni casi sono state fatte anche proposte concrete.
Modelli di intervento per Italiano L2 e non solo
Ci sono diversi modelli in Europa e in Italia per la prima accoglienza degli alunni stranieri. Si possono sostanzialmente ricondurre ai seguenti: inserimento direttamente in classe con eventuale presa in esame preventiva delle conoscenze, linguistiche e non, dell’alunno; sostegno di insegnanti specializzati all’interno delle classi; laboratori linguistici nella scuola o in appositi centri per alcune ore della settimana, anche di pomeriggio; classi specifiche di accoglienza o collegamento nella scuola o in appositi centri esterni per periodi più o meno lunghi.
Distribuzione degli alunni
In molti casi le scuole si accordano per distribuire in maniera più equa possibile gli alunni. Questo dovrebbe diventare un criterio generale. Indispensabile la collaborazione dei comuni.
Organico funzionale
È necessario avere un organico funzionale finalizzato o altre possibilità di orario del personale rispetto a quelle esistenti (FIS e tempo flessibile). Impensabile continuare ad affrontare la nuova situazione dell’immigrazione con le risorse attuali.
Risorse e progetti
Necessario aumentare le risorse economiche, ma non solo, e renderle certe per indirizzarle meglio. La presentazione di progetti annuali su progetti in tempi sfalsati rispetto ai bisogni della scuola provoca affanno, spreco, dispersione. In tutti i casi risulta importante l’intervento degli Enti Locali che però non sempre si attrezzano a questo scopo.Non sempre gli USP o USR danno supporto alle scuole o si fanno parte attiva per creare sinergie a livello locale.
Tempo flessibile
Necessario permettere di usare le ore recuperate col tempo flessibile per interventi finalizzati rivolti anche non direttamente sulla classe da cui si recuperano le ore.
Quali usi del 20% del curricolo per l’adeguamento alla situazione locale?
Formazione
Nel contratto la formazione dovrebbe essere ancora più chiaramente parte integrante della professione docente e del personale ATA. Si propone quanto segue: dedicare qualche giorno l’anno alla formazione/aggiornamento del personale in sede; distinguere tra formazione (si fa nella sede di servizio, è direttamente collegata alle scelte di ricerca, sperimentazione, sviluppo dell’Istituto) e aggiornamento (ci si informa su qual è lo stato delle conoscenze rispetto ad un argomento (per esempio l’insegnamento dell’Italiano L2). Necessità di avere figure specializzate assicurandosi però che queste debbano lavorare in modo integrato con i colleghi e il dirigente.
Orario docenti
Le ore funzionali da fare in sede dovrebbero aumentare. Non è possibile sviluppare effettiva collegialità con la situazione attuale.
Scuola secondaria superiore (coord. Maria Cristina Paoletti)
Il lavoro di gruppo ha permesso un proficuo scambio di esperienze, rispetto a realtà regionali diverse, che ha messo in evidenza la vitalità delle singole scuole nel dare una risposta in termini di buone pratiche alla presenza sempre più strutturale degli alunni migranti. Buone pratiche che dovrebbero diventare sistema grazie ad un piano di intervento straordinario da parte delle istituzioni statali in termini di risorse da dedicare in primo luogo alla formazione del personale.
Il gruppo di lavoro ha sottolineato, innanzitutto, che la scuola superiore accoglie i minori della fascia di età più vulnerabile, adolescenti provenienti da aeree geografiche linguisticamente e culturalmente distanti. Indice di questa criticità è il maggior numero di ritardi e insuccessi scolastici e abbandoni, in particolare alla fine del biennio.
Dinanzi a questa maggiore complessità una efficace risposta potrebbe essere costituita da:
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protocolli di territorio, facendo riferimento all’esperienza dei comuni della provincia di Prato come esempio di collaborazione proficua tra enti locali, scuole e USP;
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piani di zona, con il coinvolgimento della Camera del lavoro al fine di creare un sistema integrato che collochi in una cornice complessiva l’alunno straniero e la sua famiglia con l’obiettivo di garantire il diritto allo studio, il successo formativo e i servizi sociali.
Si è posta l’attenzione sulla necessità di un organico funzionale, di figure specialistiche, evitando però di perseverare con la prassi di delegare, ad un singolo insegnante specializzato, la questione dell’integrazione degli alunni migranti. Occorre evitare, altresì, l’enfasi su figure specialistiche, poiché dato il mutato quadro politico si corre il rischio di favorire la politica scolastica perseguita dalla riforma Moratti di svilimento del ruolo della collegialità.
Si è ritenuta centrale la necessità di una formazione di base per tutto il personale, in particolare sui temi glottodidattici, sulle tecniche di semplificazione dei testi dei linguaggi settoriali o lingua dello studio. Si è auspicato, inoltre, che la formazione del docente si estenda anche al piano della multiculturalità ed interculturalità. Occorre, infatti, una rivisitazione dei saperi che superi l’approccio eurocentrico. Si è avvertita, infine, la esigenza di attrezzarsi per gestire forme di razzismo-bullismo a danno di alunni stranieri.
Infine, di fronte alle iscrizioni massicce degli alunni stranieri, in uscita dalla scuola media, negli istituti professionali e negli enti di formazione professionale, occorre migliorare l’attività di orientamento realizzando un maggiore coordinamento con la scuola secondaria di primo grado. Per quanto riguarda l’orientamento degli alunni neoarrivati occorre evitare scelte casuali dell’indirizzo di studio. Un valido strumento potrebbe essere la stipula con gli enti locali di specifici protocolli di intesa per la mediazione linguistico culturale al fine di potersi avvalere, nella fase di iscrizione, della presenza di mediatori. Ciò consentirebbe di accertare con maggiore precisione le competenze di partenza dell’alunno straniero, le sue attitudini e le aspirazioni personali e familiari.
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10:20
Hanno inizio i lavori di gruppo distinti in: scuola dell'infanzia e scuola primaria, scuola media di primo grado e CTP e scuola secondaria superiore. I tre gruppi saranno coordinati rispettivamente da Patrizia Epifani, Carlo Testi e Maria Cristina Paoletti.
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09:45
Vai alla web cronaca della prima giornata
I lavori del Convegno " Alunni immigrati, quale scuola?" riprendono con la prosecuzione degli interventi al dibattito iniziato ieri pomeriggio. Sono intervenuti: Maria Cristina Paoletti - Venezia e Nazarena Zanzini - Reggio Emilia.
Prima di procedere alla formazione dei gruppi di lavoro, Ekram, alunna di terza media di una scuola di Reggio Emilia, legge con emozione l'intervento che riportiamo di seguito.
"La giornata degli immigrati" di Ekram
Un grande flusso di migrazione ha avuto inizio, più o meno, poco prima del 1900.
La migrazione è il trasferimento permanente o temporaneo di gruppi di persone in un paese diverso da quello di origine; dal punto di vista del luogo di destinazione il fenomeno prende il nome di immigrazione da quello di origine si parla di emigrazione.
Cause
Il fenomeno (cambia) della migrazione può trovare origine in:
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motivazioni economiche (per sfuggire alla povertà, per cercare migliori condizioni di vita);
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lavoro (per trovare un impiego, per migliorare il proprio posto di lavoro);
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motivazioni politiche (dittature, persecuzioni, oppressioni, guerre, genocidi, pulizia etnica);
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di tipo religioso (impossibilità di praticare il loro culto religioso);
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disastri naturali (tsunami, alluvioni, terremoti);
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motivazioni personali (scelta ideologica, fidanzamento con un partner residente in un altro paese);
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raggiungimento della pensione (trasferimento in un luogo con clima migliore; minore costo della vita);
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di tipo sentimentale (riunificazione familiare);
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di tipo criminale (per sfuggire alla giustizia del proprio paese, per evitare un arresto); anche se in questo caso è molto probabile che non si abbia asilo dal paese ospitale;
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per istruzione (per frequentare una scuola e conseguire un titolo di studio).
L’inserimento dei bambini immigrati nelle scuole
L’inserimento dei bambini immigrati a scuola è molto spesso difficile, ma in alcuni casi, come il mio ad esempio, è stato semplice.
Spesso dipende da quanto tempo si vive in Italia, o in un qualsiasi altro paese, e dall’accoglienza ricevuta dai docenti e dai compagni.
Per fare un esempio, nella scuola media di 4 castella “A. Balletti” ci sono diversi studenti che non parlano o parlano poco l’italiano e i docenti li aiutano e anche i compagni.
Spesso i loro approcci sono molto limitati, perché in tutto il mondo c’è del razzismo e si cerca di evitare le persone diverse.
Il razzismo
Durante tutto il XIX secolo il razzismo ebbe un’ampia diffusione in Europa, alimentato anche dall’insorgere del nazionalismo, e negli Stati Uniti, dove era alla base del sistema schiavistico (vedi Schiavitù). Ma fu dopo la prima guerra mondiale, nel quadro di crisi economica e sociale ereditato dal conflitto, che le teorie basate sulla discriminazione razziale presero corpo in un disegno politico; infatti, la Germania nazista, a partire proprio dalla diffusione del mito della superiorità della “razza ariana”, riuscì a mobilitare grandi masse e a raccoglierle attorno al progetto che aspirava a imporre la supremazia germanica nel mondo.
Il mito della razza e lo stigma nazista nei confronti degli ebrei, che furono considerati Untermenschen (“sottouomini”), legittimò e rese possibile il genocidio di sei milioni di ebrei e di altri cinque milioni di persone considerate marginali, inferiori o devianti (accanto agli ebrei furono sterminati zingari, comunisti, omosessuali, disabili); non è un caso che il progetto di sterminio perseguito lucidamente dai nazisti sia stato chiamato “soluzione finale”.
È bene ricordare che la Germania nazista non fu l’unico paese a essere segnato dal razzismo; in Italia, nel 1938 furono emanate le “leggi per la difesa della razza”, che determinarono la discriminazione degli ebrei e ne favorirono successivamente la deportazione nei campi di sterminio.
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Servizi e comunicazioni
Agenda
- 9 DICEMBRE | “Chiedilo a effellecì” su secondo concorso PNRR docenti scuola. Facebook e YouTube, ore 14:30.
- 14 DICEMBRE | Manifestazione nazionale a Roma contro il ddl sicurezza. Piazzale del Verano, ore 14:00.
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