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Gabriella Giorgetti, del Centro Nazionale della FLC Cgil, interviene sul "Ruolo dei CTP". Questa la sintesi del suo intervento: "Cerco di stare in un campo di proposte concrete: i seminari che Flc sta facendo hanno lo scopo di arricchire la proposta anche su questo versante.
Premesso che è chiara l’assenza di sistema nel campo della formazione degli adulti, intendo ragionare sul senso dei CTP e sulle professionalità di chi ci lavora, con affermazioni che sono mie personali e vogliono essere un contributo alla discussione.
Interverrò al riguardo del lato istruzione del sistema integrato EDA.
È un settore interessante perché, chi ci lavora è generalmente molto motivato ed interessato a fare innovazione.
Sulla scia di quanto già detto nei precedenti interventi, quel che è stato evidenziato come rischio dell’identità dei cataloghi, mi pongo la domanda: qual è la specificità dei CTP?
Due fattori: 1) un’utenza molto diversificata (immigrati, donne, drop out…); 2) il fatto di tener insieme/cercare di tener insieme l’alfabetizzazione funzionale e l’educazione alla cittadinanza.
Che cosa significa l’affermazione che abbiamo lanciato sull’obbligo a 18 anni vista dal lato dell’utenza dei CTP? Oggi ampio spazio è per i drop out minorenni; io sono favorevole a che ai CTP si iscrivano in misura maggiore gli ultra 18enni, anche se so che questo comporterebbe il rischio di perdere professionalità alte oggi maturate.
Solo una presa in carico collettiva, un lavoro in rete con gli altri soggetti che erogano offerta formativa può ovviare l’inconveniente.
La rete dei CTP, deve allargarsi alla scuola serale; bisogna avere un progetto specifico su programmi, riconoscimenti, personale.
I CTP offrono una tipologia variegata di offerta; bisogna ripensare la loro configurazione. Non ha più senso tenere insieme CTP e scuola del mattino: spesso i dirigenti scolastici non riconoscono la specificità del settore, ci sono problemi nella gestione di spazi e risorse.
Dobbiamo creare scuole dedicate all’educazione degli adulti, perché significa dare una maggiore identità e avere soggetti più credibili nel territorio. Può non essere una tesi condivisa. Ragioniamoci. Credo che sia necessario creare una rete fra i CTP; dare loro una maggiore autonomia finanziaria (non è possibile che i finanziamenti derivino solo dalla 440, quando restano, e dai fondi europei) e amministrativa ; pensare ad una figura di responsabile della gestione.
Bisogna anche aumentare i luoghi dove si fanno i corsi: il memorandum europeo dice di avvicinare l’offerta formativa all’utente. Non è ampliare il numero dei CTP, ma aumentare le sedi.
Dal punto di vista del sindacato questo significa farsi carico delle ricadute sull’organizzazione del lavoro e il relativo riconoscimento.
Data la complessità delle funzioni e dell’utenza, occorre ripensare il profilo professionale dei docenti: in un precedente contratto avevamo parlato di formazione iniziale e in itinere. Nessuno rivendica separatezza, ma specificità sì. L’organizzazione del lavoro è più complessa: non basta la competenza d’aula.
C’è un eccesso di precarizzazione e un sottodimensionamento degli organici. Servirebbe potenziare la contrattazione regionale sia rispetto le risorse finanziarie sia rispetto il personale.
Altro rischio che oggi si corre è la trasformazione dei Ctp in “corsifici” perché i finanziamenti vengono dati per il numero di alunni e il numero dei corsi. Scelte di accompagnamento in percorsi più finalizzati vengono penalizzate. Occorre ripensare i criteri sulle risorse.
Come sindacato dovremmo osare di più. Il settore è piccolo e gode di ampia autonomia organizzativa; varrebbe la pena usarlo come campo di sperimentazione."
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