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Università: firma per il ritiro della norma che taglia il salario accessorio nei primi 10 giorni di malattia

La FLC CGIL promuove un documento/petizione che sarà inviato al Governo ed al Ministero dell’Università e della Ricerca.

28/05/2020
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Le assemblee di ateneo svolte nelle Regioni Puglia e Piemonte hanno votato all’unanimità il documento/petizione che chiede al Governo ed al Ministro del MUR un intervento tempestivo per rimuovere questa previsione normativa che penalizza ingiustamente, e incompatibilmente con le regole che presiedono i “comportamenti” di convivenza con il COVID-19, le lavoratrici e lavoratori pubblici.

Per sostenere la presente basta poco. Le adesioni raccolte saranno allegate, alla fine delle assemblee il cui ciclo è iniziato il 13 maggio 2020, al documento da inviare al Governo ed al Ministero dell’Università e della Ricerca.

È importantissimo fare arrivare in maniera decisa questo messaggio di carattere anche fortemente simbolico della condizione di lavoro frustrante e inaccettabile di tante/i lavoratrici e lavoratori.

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QUESTO IL TESTO APPROVATO NELLE DUE ASSEMBLEE REGIONALI

Petizione nazionale delle università per il ritiro delle norme
di riduzione del trattamento accessorio nei primi dieci giorni di malattia.

Le lavoratrici ed i lavoratori delle Università italiane, riuniti in assemblea, chiedono un intervento urgente a livello legislativo per rimuovere le previsioni di cui all’Art. 71 del D.L. 112/2008 (decreto Brunetta su trattamento accessorio dei Pubblici Dipendenti nei primi dieci giorni di ogni evento morboso).

Detta richiesta era stata già avanzata dalle lavoratrici ed i lavoratori a seguito della emanazione del Decreto Legge, evidenziando la sua inadeguatezza a garantire la salute pubblica costringendo le lavoratrici ed i lavoratori stessi a non perdere giornate di lavoro sottoposte a penalizzazione economica ed a recarsi al lavoro anche in condizioni di morbosità in essere.

Tale normativa era frutto di una prolungata e vergognosa campagna contro i dipendenti pubblici e finalizzata, non certo a combattere l’assenteismo, ma bensì ad attuare misure di “contenimento della spesa” proprie di quella stagione di “austerity”, misure  prolungatesi fino ad oggi senza un adeguato ripensamento del valore e dell’efficacia del Lavoro Pubblico, così evidente nel ruolo svolto dai vigili del fuoco in occasione dei terremoti e delle calamità naturali dell’ultimo quindicennio o del ruolo svolto dal nostro personale Sanitario  nell’emergenza COVID-19 vissuto dall’intero Paese come vero e proprio comportamento con connotati di “eroismo e abnegazione sociale”.

L’assemblea rileva e denuncia come il permanere del disposto legislativo in questione sia assolutamente incompatibile con quanto previsto dalle attuali disposizioni relative ai comportamenti di tutela della salute pubblica da tenersi a cura delle lavoratrici ed i lavoratori dei nostri Atenei e Policlinici che devono “mettersi in malattia” al comparire di “sintomatologia di possibile COVID 19” in attesa delle dovute verifiche sanitarie.

Dette disposizioni di cautela e di auto-disciplina cui sono chiamate le lavoratrici ed i lavoratori delle Università e dei Policlinici non possono prevedere in alcuna maniera la possibilità di una penalizzazione economica in caso di assenza per malattia.

A questo fine in ogni assemblea di Ateneo, o di più Atenei su base regionale, viene lanciata una raccolta nazionale di firme, per via telematica, dei componenti delle comunità universitarie in appoggio alla presente Petizione da inviare al Presidente del Consiglio dei Ministri ed al Ministro del MUR e per conoscenza a tutti i Rettori delle Università Italiane.

Le assemblee di Puglia e Piemonte approvano all’unanimità