La Repubblica di Torino: Personale tecnico sul piede di guerra. Vogliono rovinare la festa al Rettore del Politecnico
Vogliono rovinare la festa al Politecnico, al Rettore Zich, che ritengono in parte responsabile del mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro di categoria, scaduto ormai da due anni
LA REPUBBLICA di Torino (15.2.2000)
Vogliono rovinare la festa al Politecnico, al Rettore Zich, che ritengono in parte responsabile del mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro di categoria, scaduto ormai da due anni. Per questo il personale tecnico e amministrativo delle università torinesi ha organizzato una manifestazione davanti (e dentro) il Poli, proprio per il prossimo 25 febbraio, il giorno scelto dall'ateneo di corso Duca degli Abruzzi per la cerimonia di inaugurazione dell'Anno Accademico 1999-2000. Una cerimonia per la quale sono annunciati ospiti illustri: il presidente della commissione europea Romano Prodi, il ministro dell'università, Ortensio Zecchino e i vertici della Motorola con cui il Politecnico di Torino ha recentemente sottoscritto un accordo per la creazione di un centro di ricerca (già in parte attivo tra l'altro) sulle telecomunicazioni.
"Zich - spiega Giovanni Garbarino, esponente della Cgil e membro del Comita Universitario Nazionale - è il delegato della Conferenza dei Rettori che ha la delega per questo settore. E' lui che dà le linee da seguire all'Aran, l'agenzia che si occupa dei contratti del pubblico impiego. Abbiamo chiesto un'aula del Politecnico dove tenere un'assemblea e arriveranno delegazioni da tutto il Nord Italia. Cosa chiediamo? Una nuova struttura professionale del personale tecnico amministrativo universitario che recepisca le trasformazioni già avvenute negli altri settori del pubblico impiego. E i soldi necessari per realizzare questa trasformazione. Alcuni rettori, tra cui lo stesso Zich, bisogna dirlo, si sono detti disponibili a utilizzare questo fine fondi dei singoli atenei come l'autonomia permette. Ci sono già state manifestazioni in altre università italiane. Ma tutto è ancora fermo. Vogliamo un segnale forte".
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