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La denuncia sulla stato di disagio delle Università e dei docenti universitari

Il documento delle Organizzazioni e Associazioni della docenza

10/07/2004
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ADU, ANDU, APU, CISL-UNIVERSITÀ, CNU, SNALS-UNIVERSITÀ, SNUR-CGIL, UILPA-UR

Le scriventi Organizzazioni denunciano ancora una volta lo stato di grave disagio nel quale versano le Università italiane e i docenti universitari tutti.

Infatti gli interventi già realizzati (il blocco delle assunzioni e la carenza di finanziamenti per le Università) o presentati dal Governo (il DDL Moratti-De Maio di riordino dello stato giuridico della docenza universitaria, il DDL di riforma del CUN, la revisione del DM 509) mostrano una stretta coerenza fra di loro e tendono a insediare un modello istituzionale di università inaccettabile perché discrimina gli atenei, progetta la concentrazione della maggior parte delle attività di ricerca e di alta formazione del Paese in pochi (e presunti) centri di eccellenza decisi a tavolino - come se l'eccellenza scientifica potesse derivare da alchimie finanziarie invece che da un paziente lavoro di incremento della qualità dell'intero sistema - riservando alla maggior parte delle università statali compiti quasi esclusivamente didattici.

La continua erosione delle risorse destinate agli Atenei per il miglioramento della didattica e per lo svolgimento delle attività di ricerca sono la risposta alle pressanti richieste che pervengono dal mondo accademico e politico (ricordiamo per tutti l'appello del Presidente della Repubblica) per incentivare gli studi, per migliorare la ricerca e per attirare giovani studiosi al mondo universitario.

Inoltre la progettata precarizzazione della docenza universitaria e la riforma della programmazione didattica sono gli strumenti di questo articolato progetto: un'università con molti meno docenti e molti più precari, con meno ricerca perché ad essa non viene garantito alcun finanziamento, non può non ristrutturare anche la propria offerta formativa, prevedendone in modo organico la diversificazione qualitativa attraverso l'introduzione dei cosiddetti percorsi a "Y". Non si tratta solo di un approccio ideologico ma della vera e propria necessità di concentrare le poche risorse disponibili, oltre a quelle utilizzate per il mero funzionamento, su di un numero più ristretto di corsi e di studenti.

Cosa ciò possa implicare in termini ad esempio di tasse universitarie è relativamente facile da immaginare: basti pensare che tutte le attività di sostegno alla qualità della didattica, ivi inclusa una residua attività di ricerca, non potranno che essere finanziate dagli atenei con risorse proprie - provenienti necessariamente da finanziamenti esterni o dalle tasse universitarie - con evidenti conseguenze in termini di costi, ma anche di differenziazione sul piano qualitativo tra diversi percorsi didattici e diverse discipline: in poche parole solo a chi potrà pagare di più, e più a lungo,sarà riservata la possibilità di avere una formazione qualitativamente accettabile.

Gli interventi sul CUN - di cui si punta esplicitamente a comprimere il ruolo di rappresentanza del Sistema Universitario Nazionale -; la proposta di revisione delle modalità di attribuzione dei finanziamenti agli atenei recentemente predisposta dal CNVSU - che spinge gli Atenei a privilegiare quelle attività in grado di attirare finanziamenti esterni piuttosto che la qualità scientifica e didattica -; il tentativo di spingere la CRUI ad assumere compiti istituzionalmente e sostanzialmente non propri al fine di restaurare una centralità del Ministero, che nega alla radice il sistema dell'autonomia, sono tutti elementi che concorrono alla realizzazione del disegno principale e che vanno quindi parimenti respinti.

Non possiamo però limitarci alla necessaria azione di contrasto di questi progetti: la crisi dell'Università si alimenta anche delle inefficienze e dei ritardi del sistema universitario nazionale, che non verranno superati semplicemente fermando il DDL Moratti e gli altri provvedimenti in itinere.

Anzi, paradossalmente, il tempo che siamo riusciti a guadagnare frenando l'iter del ddl potrebbe alla lunga giocare a sfavore: il sistema universitario viene giorno dopo giorno sospinto comunque nella medesima direzione dall'assenza di finanziamenti e dal prolungato blocco delle assunzioni.

Chiamiamo quindi tutti coloro che in questi mesi si sono mobilitati ad un ulteriore necessario sforzo: usiamo questi mesi che ci separano dalla presentazione della legge finanziaria per approfondire la discussione e trovare elementi comuni di proposta che possano essere contrapposti al disegno governativo, elementi che su molte materie già sono consolidati – a partire dalle nostre proposte di riforma dello stato giuridico della docenza universitaria - e su altre devono ulteriormente precisarsi in un dibattito più capillare e approfondito possibile nelle diverse sedi.

L'obiettivo che ci diamo è quello di una grande iniziativa pubblica da tenersi prima della presentazione della Legge finanziaria per riaffermare la nostra contrarietà al DDL Moratti-De Maio e ribadire l'autonomia del sistema universitario nazionale; per ottenere a partire dalla prossima Legge Finanziaria:

- un consistente aumento del finanziamento alle Università ed agli Enti di ricerca;
- lo sblocco delle assunzioni;
- la programmazione di almeno 20000 posti per l'inserimento in ruolo di giovani docenti nei prossimi anni, con specifici fondi statali, per far fronte oltre che all'enorme turn over che si avrà negli anni a seguire, all'aumentato numero di studenti e degli oneri didattici;
- il recupero del potere di acquisto delle retribuzioni.

10 luglio 2004