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Finanziamenti Università: inaccettabile che la CRUI minacci gli stipendi dei lavoratori per ottenere maggiori risorse per gli Atenei

La FLC Cgil concorda con la denuncia della CRUI sulla carenza di risorse economiche alle università ma esprime un netto dissenso sulle minacce di mancato rinnovo del contratto del personale tecnico amministrativo se il Governo non provvederà ad aumentare i finanziamenti

02/05/2007
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L'Assemblea Generale della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane in data 19 aprile ha approvato una mozione concernente il finanziamento del sistema universitario italiano, nella quale si segnala al Governo e al Paese il grave stato di sofferenza economica degli Atenei. Si evidenzia, da una parte, come le misure pregresse, tra riduzione del FFO, tagli, ed oneri per il personale abbiano già prodotto una riduzione in termini reali del finanziamento pari a circa un miliardo di euro; dall'altra, si anticipa che, per il solo 2007, gli incrementi stipendiali dei docenti avranno un costo aggiuntivo di circa 300 milioni di euro, mentre il rinnovo del contratto per il personale tecnico-amministrativo produrrà nuovi oneri per circa 80 milioni di euro. In queste condizioni, avverte la CRUI " per senso di responsabilità", è opportuno dire fin da ora che le Università non saranno in grado di pagare gli aumenti né ai docenti né ai tecnici ed amministrativi.

Da anni sosteniamo la necessità di una forte ripresa di investimento e rifinanziamento del sistema universitario a valere su risorse certe di lungo periodo, a cominciare proprio dal Fondo di Finanziamento Ordinario, tali da dare al sistema la capacità di programmare a lungo termine la propria attività, come richiede la natura di un' istituzione di didattica e di ricerca. La richiesta di incremento dei finanziamenti è uno dei pilastri della nostra piattaforma sull'Università.

Riteniamo pertanto giusta e fondata la critica all'attuale modello dell'autonomia: un'autonomia monca, nella quale non c'è equilibrio tra compiti istituzionali e risorse. Si è data la libertà al sistema universitario, ma non si danno gli strumenti e le risorse perchè la possa esercitare; l'autonomia e la corrispondente valutazione hanno senso solo dentro un quadro di agibilità finanziaria che assicuri un decente funzionamento del sistema. Da questo punto di vista è giusta e legittima la richiesta di maggiori risorse.

Nello stesso tempo, però, non possiamo astenerci dall’esprimere un netto dissenso nei confronti della mozione della CRUI: sono del tutto inaccettabili le minacce relative al rinnovo del contratto del personale tecnico amministrativo ed all’erogazione degli incrementi stipendiali per i docenti.

Se esiste un problema vero di sottofinanziamento, la minaccia di non pagare i dipendenti è decisamente inappropriata. Prendere in ostaggio docenti e non docenti per convincere il Governo ad aumentare il finanziamento non è uno strumento di pressione che possa essere accettato dalle Organizzazioni sindacali. L'idea di non corrispondere le retribuzioni è un' arma impropria; si dica piuttosto che non si pagano i fornitori, che si occupa il Ministero, che si organizzano tutte le manifestazioni e pressioni possibili e immaginabili. Di fronte all'evidenza della gravità della situazione l'intero mondo dell'Università è pronto a muoversi e, crediamo, anche una parte importante dell'opinione pubblica. Ma non pagare chi lavora no: così la Crui resta da sola.

Il problema dei meccanismi retributivi del personale universitario, e quello connesso dei rapporti tra lo Stato e l’autonomia universitaria per la copertura dei costi, sono fondamentali per la definizione e realizzazione del modello di autonomia. Tale problema ha fatto registrare nel passato interventi non sempre condivisibili della CRUI. Ad es. tre anni fa, quando Ministro dell'Economia era Tremonti, la Crui esplorò con il Governo la possibilità di scorporare dai bilanci dell’Università le retribuzioni dei docenti, e di rimetterle a carico del Ministero. Ci permettemmo di sconsigliare un'operazione che, visibilmente, non poteva che avere come esito una riduzione dell'autonomia e un ritorno del controllo del personale sotto il Ministero; cosa che puntualmente rischiò di verificarsi, secondo il principio storicamente non smentibile per cui chi paga decide. Per fortuna la Crui rifiutò lo scambio improprio tra copertura ministeriale delle retribuzioni e parallelo controllo centrale del reclutamento.

Per quanto riguarda in particolare la retribuzione dei docenti, la FLC Cgil ha da lungo tempo evidenziato l’insostenibilità degli attuali meccanismi salariali. Fino a qualche anno fa, le dinamiche salariali della docenza universitaria erano determinate dall’aggancio delle retribuzioni dei docenti a quelle della dirigenza dello Stato. A seguito della contrattualizzazione della dirigenza e della non contestuale contrattualizzazione della docenza universitaria, questa è soggetta ogni anno alla rincorsa di un provvedimento normativo che le assicuri l’estensione degli incrementi medi retributivi ottenuti per contratto dall’insieme dei pubblici dipendenti. L’effetto combinato delle condizioni finanziarie degli Atenei e delle politiche generali di contenimento della spesa pubblica mettono ogni anno a rischio tale estensione, come è stato evidenziato recentemente dalla vicenda dell’ultima Finanziaria, che aveva in un primo momento previsto il blocco di tutti gli incrementi stipendiali dei docenti universitari, e che poi ha apportato dei tagli di entità più modesta.

Inoltre, l’evoluzione dei processi di autonomia e i livelli crescenti di flessibilità dell’organizzazione didattica hanno profondamente modificato le condizioni delle prestazioni professionali dei docenti universitari. L’attuale regime delle retribuzioni rigidamente definito per legge, e pertanto sganciato dalla grande varietà e graduazione degli impegni individuali, mostra tutta la sua inadeguatezza e sta diventando sempre più penalizzante, in particolare per le fasce iniziali i cui livelli retributivi sono scandalosamente distanti dagli standard adottati negli altri paesi europei dell’area dell’Euro. Non riteniamo più rinviabile l’adozione di un meccanismo di natura contrattuale, in cui gli importi e le modalità distributive delle retribuzioni siano controllati e gestiti direttamente dal sistema universitario in un rapporto negoziale.

La rivendicazione dell’autonomia dovrebbe essere basata su una coerenza intrinseca.
Coerenza vorrebbe che ad un sistema fortemente autonomo corrispondesse un'autonoma e responsabile politica del personale. Questo consentirebbe, se gli Atenei sono pronti a farlo, un maggiore equilibrio, un maggiore riconoscimento del merito e la programmabilità dei costi. La comunità universitaria, e con essa la CRUI, non può rivendicare l’autonomia, accettare a parole la valutazione ed al tempo stesso difendere un sistema retributivo che premia fortemente l’anzianità piuttosto che il merito; l'autonomia parla alla responsabilità, parla alla valutazione, parla ad una capacità flessibile di programmare la missione istituzionale; parla anche a strumenti di riconoscimento del merito e della qualità delle persone e, francamente, gli automatismi non sembrano lo strumento ideale per riconoscerlo.

Roma, 2 maggio 2007

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