Fermiamo il DDL Moratti!
Alla fine del mese di luglio la VII Commissione Permanente della Camera ha concluso l'esame degli emendamenti al testo del ddl Moratti che attribuisce al Governo la delega per la riforma dello stato giuridico della docenza universitaria
Alla fine del mese di luglio la VII Commissione Permanente della Camera ha concluso l'esame degli emendamenti al testo del ddl Moratti che attribuisce al Governo la delega per la riforma dello stato giuridico della docenza universitaria; come era facilmente prevedibile questo passaggio ha lasciato nella sostanza immutato un progetto del quale la stragrande maggioranza del mondo universitario aveva chiesto il ritiro: rimane la messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori, rimane la precarizzazione dell'accesso alla carriera docente, rimane l'abolizione della distinzione tra tempo definito e tempo pieno, rimane la distinzione in ruoli rigidamente distinti, rimangono la modifiche peggiorative alla disciplina per la conferma in ruolo e per il passaggio di ruolo.
Rimane soprattutto un'impostazione politica ed ideologica che lega tra loro inscindibilmente questi aspetti, già singolarmente inaccettabili:
- ridurre l'università pubblica ad una funzione puramente didattica e di minor qualità;
- svolta a costi minori da un esercito di precari e da professionisti esterni;
- scindendo il nesso tra ricerca e didattica che è caratteristica distintiva delle Università.
Nei mesi scorsi il movimento di opposizione al ddl Moratti si è caratterizzato per una costante e necessaria tensione all'allargamento del consenso più che per iniziative di lotta vere e proprie, che si sono concentrate essenzialmente in 3 giornate nazionali di mobilitazione pienamente riuscite a febbraio, marzo ed aprile. Si tratta ora evidentemente di cambiare passo: di questa necessità devono farsi carico tutti coloro - organizzazioni, gruppi e singoli docenti e ricercatori - che in questi mesi sono stati parte del movimento di opposizione al ddl Moratti.
Una prima occasione, con l'inizio imminente delle lezioni, ci sembra fornita dall'iniziativa cresciuta spontaneamente in diversi atenei e facoltà negli ultimi mesi di rifiuto da parte dei ricercatori ad assumere supplenze ed altre funzioni didattiche non previste dalla 382: condividiamo e sosteniamo questa iniziativa ed invitiamo tutte le nostre strutture ed i nostri iscritti a sostenerla in ogni modo. Si tratta di lavorare in due direzioni: allargare il numero di chi rifiuta lo svolgimento dei corsi, evitando iniziative individuali che si ridurrebbero ad una mera forma di autolesionistica testimonianza, e costruire attorno ad essi il consenso e la solidarietà di tutto il movimento; è evidente, in particolare, che le supplenze che rimarranno vacanti non devono essere coperte né da professori, né da precari e che in questo senso si debbano costruire forti vincoli di solidarietà e di condivisione.
Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane prevederemo altre iniziative di mobilitazione e di lotta, insieme alle altre organizzazioni e gruppi che hanno condiviso le iniziative dei mesi scorsi.
Roma, 13 settembre 2004
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