
Sul decreto secondo ciclo il Ministro viola la legge sulla trasparenza
Negandoci l’accesso agli atti sull’adozione del decreto di sperimentazione del secondo ciclo, il Ministro nega anche il diritto di tanti lavoratori ad essere tutelati


Come annunciato nei giorni scorsi, la FLC Cgil in data 23.02.2006 aveva
richiesto al Miur, ai sensi della L. 241/90 e successive modifiche, copia dell’elenco delle numerose istituzioni scolastiche che avrebbero invocato, come asserito nel DM N. 775 DEL 2006, l’anticipo dell’entrata in vigore della riforma del II ciclo, determinando la scelta del Ministero ad adottare “i progetti di innovazione” di cui al decreto in questione, già, peraltro, oggetto di impugnativa avanti alla Corte Costituzionale da parte della Regione Toscana e al Tar del Lazio da parte di
molte altre Regioni.
Il Ministero ha ricevuto la nostra richiesta in data 28.02.2006, ma ad oggi il Miur non ha fornito la documentazione richiesta, con ciò violando la L. 241/90, così come modificata dalla L. n. 15 del 2005, che nessuna limitazione ha portato in tema di accesso agli atti.
La FLC Cgil, che tra i fini elencati nel proprio Statuto ha quello di tutelare il personale che lavora nella scuola, legittimamente, aveva richiesto la documentazione in questione, al fine di valutare un’eventuale impugnativa avverso un avvio di sperimentazione che certamente andrebbe a ledere gli interessi dei lavoratori che questa Organizzazione notoriamente tutela.
Appare inverosimile, ma così è, che il Ministero dell’Istruzione, quale Amministrazione Pubblica, anziché consentire la partecipazione degli interessati, quale è questa Organizzazione Sindacale, alla definizione di un procedimento amministrativo che è culminato con l’adozione del decreto di sperimentazione del II ciclo di istruzione, neghi anche il semplice accesso ad atti citati nel decreto stesso e che ne avrebbero motivato l’emanazione.
Il dubbio sull’esistenza stessa delle “numerose richieste” a questo punto è legittimo, ma, fatto ancor più grave, il silenzio del Miur conferma il carattere tutto elettoralistico del decreto, da noi denunciato sin dall’inizio di questa ulteriore, triste vicenda che si è abbattuta sulla scuola pubblica del nostro paese.
Roma, 31 marzo 2006
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