
Spagna: verso un Patto per l’Educazione tra PSOE e PP?
Armistizio sulla scuola tra i due principali partiti spagnoli me le differenze sono ancora molte.


La stampa spagnola sta dando in questi giorni una grande risalto all’ipotesi che possa essere contratto un patto nazionale tra i due grandi partiti spagnoli sul tema dell’istruzione.
Sarebbe una novità di grande rilievo. La scuola infatti è stata, e per alcuni aspetti continua ad essere, una delle grandi questioni che hanno diviso i due schieramenti. In particolare ai conservatori del Partido Popular non va giù che per due dei tre decenni di storia post-franchista le leggi su cui si è retta la scuola siano state leggi varate dai socialisti ( LOGSE e LOE), mentre la legge che Aznar aveva confezionato nella sua seconda legislatura (LOCE) è stata revocata anancor prima di poter essere applicata con l’arrivo al potere di Zapatero. La legge attuale che regola scuola (LOE) è stata varata col voto favorevole del PSOE e di altri piccoli partiti di sinistra, il voto contrario del PP e l’astensione degli autonomisti catalani, aragonesi e galiziani.
Ma nello stesso tempo le grosse difficoltà in cui versa l’istruzione spagnola indurrebbero tutti a riconsiderare la necessità di unire le forze per affrontare non le questioni ideologiche che dividono la Spagna, bensì i gravi problemi del livello culturale della popolazione spagnola. Due dati in particolare fanno riflettere: il 31% degli alunni non raggiunge il diploma di educazione secondaria obbligatoria (il titolo di uscita dall’obbligo scolastico a 16 anni) mentre il 36% dei trentenni non va oltre questo titolo.
Per questo nei giorni scorsi il nuovo ministro dell’educazione Gabilondo ha rivolto un appello a un confronto meno aspro sull’argomento. I responsabili del PP hanno accolto con un certo favore l’invito, ma non sono mancati gli spunti polemici. Il PP ne ha approfittato per mettere di nuovo sul piatto alcune misure contenute nella LOCE, il PSOE ha risposto che si parte dallo stato attuale e non si torna indietro, perché comunque, nonostante le difficoltà, lo sviluppo scolastico spagnolo è costante e ha raggiunto livelli che ancorché inadeguati non erano mai stati raggiunti prima.
Insomma se la voglia di patteggiare non manca, non mancano nemmeno le differenze. Esse riguardano soprattutto quattro argomenti: l’insegnamento della storia, sul quale pesano sia le rimozioni circa la guerra civile (che per primo Zapatero ha affrontato) e le scelte autonome delle singole regioni; l’insegnamento facoltativo della religione, che Aznar aveva ridotto una scelta tra insegnamento confessionale e insegnamento non confessionale, mentre Zapatero ha attuato una facoltatività basata sulla scelta tra religione cattolica e altre materie alternative; l’educazione alla cittadinanza, che viene denunciata soprattutto dalle autorità ecclesiastiche come una sorta di indottrinamento ideologico e morale laicista, per via del diritto di famiglia spagnolo che prevede il matrimonio gay; l’insegnamento delle lingue autonome (catalano, basco, galiziano) che la destra vede come subordinato all’insegnamento del castigliano come lingua nazionale, mentre il PSOE si limita a richiedere che sia garantito un congruo numero di ore di castigliano fissato a livello nazionale.
Roma, 2 ottobre 2009
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