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Sciopero della scuola in Francia: solidarietà della FLC CGIL

Le proteste contro la riforma delle pensioni e la perdita del potere d’acquisto dei salari del personale della scuola. Le rivendicazioni delle organizzazioni sindacali SNUipp-FSU e SNES FSU.

02/02/2023
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Giovedì 19 gennaio e ancora il 31 gennaio centinaia di migliaia di cittadini francesi sono scesi in piazza per manifestare contro la proposta del governo di Élisabeth Borne di innalzare di due anni l’età pensionabile.

La protesta contro la riforma delle pensioni incrocia quella dei lavoratori della scuola, che denunciano la perdita di oltre il 15% del potere d’acquisto dei propri salari e un carico orario settimanale che in alcune situazioni porta a superare le 40 ore di lavoro reale, e chiedono una urgente revisione al rialzo dei salari per tutto il personale del comparto unita a un piano di recupero del potere d’acquisto perduto e il ritiro della proposta del ministero di legare futuri apprezzamenti salariali ad ulteriori aumenti del carico di lavoro.

Condividendo pienamente questi obiettivi e ritenendo necessario contrastare le politiche regressive messe in atto dai governi dei rispettivi paesi, che hanno portato anche la CGIL a scioperare dal 12 al 16 dicembre scorso, la FLC CGIL manifesta la propria solidarietà ai colleghi francesi in lotta.

Di seguito le dichiarazioni di Alexandra Bojanic, SNUIpp-FSU e di Julien Farges, SNES FSU.

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Prolungare il tempo trascorso a lavorare sarebbe una grave regressione sociale.

Sconfitto dal movimento nel 2019, il presidente propone una nuova riforma delle pensioni, diversa ma altrettanto pericolosa.

La SNUipp-FSU sta combattendo questo progetto inaccettabile, mentre il sistema attuale può essere rafforzato e migliorato da altre entrate e da una diversa distribuzione della ricchezza. Difende quelle riforme di responsabilità volte a ridurre le disuguaglianze e a migliorare le condizioni di vita di tutti i pensionati.

Un obiettivo raggiungibile, sostenuto dalla mobilitazione senza precedenti di tutti i sindacati, che che chiedono diverse scelte di bilancio.

Perché è attraverso la mobilitazione generale che il progetto di questo governo sarà sconfitto.

Per la SNUipp-FSU è chiaro che servono misure più eque per tutti: non un anno di più, non un euro in meno!

Dopo l'appello di tutte le organizzazioni sindacali, il 31 gennaio è stata confermata la fortissima determinazione a respingere il progetto di riforma delle pensioni del governo.

Più di 2,5 milioni di lavoratori del settore pubblico e privato, giovani e pensionati, hanno preso parte a scioperi e/o manifestazioni in tutto il Paese. Questa mobilitazione su larga scala fa seguito a quella del 19 gennaio, che ha riguardato quasi 2 milioni di persone.

La popolazione sostiene le richieste dei sindacati, contrari all'innalzamento dell'età pensionabile legale a 64 anni e all'estensione dei requisiti di contribuzione minima. 9 lavoratori su 10 bocciano la riforma, 2/3 della popolazione sostiene le mobilitazioni.

Nessuno è stato ingannato dalla propaganda del governo.

Niente giustifica una riforma così ingiusta e brutale. Il governo deve ascoltare il massiccio rifiuto di questo progetto e ritirarlo.

Tutti i sindacati chiedono alla popolazione di mobilitarsi con scioperi e manifestazioni ancora più numerosi martedì 7 febbraio e sabato 11 febbraio per dire no a questa riforma. Nel frattempo chiede più azioni, iniziative, riunioni o assemblee generali ovunque nel Paese, nelle aziende e nei servizi, nelle università, anche attraverso scioperi.

Alexandra Bojanic – SNUipp-FSU

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Il governo di Emmanuel Macron ed Elisabeth Born vuole posticipare l'età minima di pensionamento da 62 a 64 anni e aumentare il numero di trimestri necessari per avere una pensione completa. Infatti, molti insegnanti con almeno 5 anni di studio dovranno andare in pensione a 67 anni. Chi può immaginare un insegnante davanti a una classe a 67 anni? Rifiutando di tassare i più ricchi, il governo vuole addossare i costi sociali esclusivamente ai lavoratori.

SNES-FSU chiede il ritiro di questa riforma ingiusta e massicciamente osteggiata. Dopo il successo dello sciopero intersindacale del 19 gennaio scorso, il 31 gennaio è stato il secondo giorno di massiccia mobilitazione contro la riforma delle pensioni, con più persone in piazza (2,5 milioni). La nostra organizzazione è determinata a vincere e altre azioni si svolgeranno il 7 e l'11 febbraio per mantenere la pressione.

Julien Farges, SNES FSU

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