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Prove INVALSI: quest'anno il MIUR parte per tempo. Rimettiamo i puntini sulle "I"

Pubblicate due direttive ministeriali e una nota di accompagnamento. Il nostro commento.

20/10/2011
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Vai agli allegati

Era prevista per quest'anno la direttiva triennale sull'INVALSI, invece il MIUR ha pubblicato qualche giorno fa due distinte direttive annuali, corredate da una nota di accompagnamento (vedi allegati).

Il Commissario straordinario INVALSI ha inviato inoltre alle scuole una comunicazione relativa alla rilevazione degli apprendimenti 2011/2012 con annesso allegato tecnico

I contenuti delle due direttive, una relativa alla prova nazionale nell'ambito dell'esame conclusivo del primo ciclo d'istruzione e l'altra sugli obiettivi delle rilevazioni nazionali sugli apprendimenti degli studenti, ricalcano sostanzialmente i contenuti delle precedenti.

Unico elemento che vogliamo sottolineare è l'avvio, in un campione di province, della valutazione da parte dell'INVALSI dei livelli di apprendimenti degli studenti limitatamente all'italiano e contemporaneamente l'avvio di uno studio di fattibilità per l'introduzione delle prove nell'ambito dell'esame di Stato al termine della secondaria di secondo grado.

Altra innovazione riguarda la possibilità di utilizzare per l'inserimento dei dati di contesto, di quanto presente nei sistemi informativi senza procedere a nuovi inserimenti.

Il contenuto della nota ministeriale

La nota chiarisce che "come precisato nella già citata nota di questa Direzione Generale prot. n. 2792 del 20 aprile 2011, che gli impegni connessi allo svolgimento delle rilevazioni dovranno trovare adeguato spazio di programmazione nell'ambito del piano annuale delle attività, predisposto dal dirigente scolastico e deliberato dal collegio dei docenti ai sensi dell'art 28, comma 4, del vigente C.C.N.L. Inoltre il riconoscimento economico per tali attività potrà essere individuato, in sede di contrattazione integrativa di istituto, ai sensi degli artt. 6 e 88 del vigente C.C.N.L.".

Si tratta di un passaggio importante: viene finalmente riconosciuto che le rilevazioni INVALSI debbono essere oggetto di attenzione e di deliberazioni del Collegio dei docenti, come abbiamo sempre sostenuto.

È rilevante che si riconosca, nero su bianco, che il Dirigente scolastico predispone il piano annuale delle attività, ma è il Collegio a deliberarlo.

Importante, rilevante, ma insufficiente. Se le prove INVALSI, attraverso gli esiti restituiti alle scuole, vengono offerte come stimolo al miglioramento dell'offerta formativa delle scuole, allora lo svolgimento delle prove INVALSI e l'utilizzo degli esiti deve essere inserito nel POF e nelle programmazioni di classe e dei docenti sulla base della autonoma decisione degli organi competenti

Il riferimento alla contrattazione integrativa, anche attraverso il richiamo al C.C.N.L., per il riconoscimento economico di attività contenute nel piano annuale, è senz'altro corretto. Tuttavia sussiste un problema: le attività connesse alla rilevazione nazionale degli apprendimenti non sono mai state finanziate con fondi ad hoc. L'abbiamo già detto: il fondo di istituto non può essere considerato una sorta di bancomat. Per questo ribadiamo, e continueremo a farlo in tutte le sedi, la richiesta di fondi aggiuntivi specificamente dedicati alle attività correlate alle rilevazioni INVALSI.

Esame conclusivo del primo ciclo di istruzione

Per quanto riguarda invece l'esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione i contenuti della circolare non contengono modifiche, neppure in forma sperimentale, rispetto a quanto già previsto lo scorso anno; nonostante nei giorni scorsi siano state diffuse notizie di stampa in merito a dichiarazioni del Ministro relative ad una modifica sostanziale dell'esame conclusivo del primo ciclo.

Nel mese di giugno abbiamo avviato una raccolta firme su di un appello finalizzato alla modifica del Regolamento sulla valutazione degli alunni e all'eliminazione dei test Invalsi dalla prova d'esame.

La prova nazionale, infatti, si riverbera in modo incongruo e disequilibrante sulla valutazione finale degli alunni. La raccolta di firme continua nel mondo della pedagogia, della cultura, delle professioni di scuola; ovviamente l'appello viene offerto anche all'attenzione dei Collegi dei docenti perché a loro volta continuino a prendere posizione in merito.

Il sistema nazionale di valutazione

Vi sono inoltre alcune considerazione di ordine generale e di contesto che vogliamo ribadire con chiarezza. La rilevazione nazionale degli apprendimenti tramite le prove INVALSI non è che un indicatore. Non può essere trasformata nell'unica forma di valutazione di sistema. Consideriamo tale valutazione parte di un interesse generale della società e dei cittadini poiché finalizzata al miglioramento del sistema stesso. Ci sembra evidente l'urgenza di pervenire ad una definizione condivisa delle ragioni della sua introduzione, degli ambiti di riferimento, delle regole. Tutto ciò deve essere oggetto di un confronto democratico e di una larga intesa che coinvolga le organizzazioni sindacali e le scuole se si vuole giungere ad una valutazione di sistema che dia valore sociale all'intera struttura delle istituzioni della conoscenza.

Riteniamo che essa dovrà misurare la sua efficacia su terreni ben precisi:

  • Il ri-orientamento degli interventi e il miglioramento della qualità del sistema;
  • La verifica dell'efficacia o meno degli interventi politici e istituzionali sul sistema educativo
  • Il controllo democratico delle politiche educative e formative intraprese e la loro eventuale modifica;
  • Il rafforzamento dei tratti identitari del sistema e la garanzia delle pari opportunità (pluralismo, inclusività, non discriminazione);
  • In generale, il miglioramento dei processi

Altra cosa è la valorizzazione del personale sulla quale c'è una chiara e inequivocabile competenza contrattuale.

Un sistema nazionale di valutazione per le istituzioni pubbliche e private si deve basare su di una pluralità di indicatori per definire una valutazione di qualità (contesto, risorse, processi attuati, risultati ottenuti a breve, medio e lungo periodo. Quello degli apprendimenti non può essere assunto come unico parametro.

Precondizione della valutazione di sistema inoltre è una chiara definizione dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni), soprattutto in vista dell'attuazione del federalismo, per assicurare pari opportunità in tema di istruzione e unitarietà del sistema. Il tema delle pari opportunità nella definizione dei LEP è essenziale se si vuole evitare una pericolosa frammentazione territoriale. Per questa ragione occorre passare dal concetto di livelli essenziali di prestazioni a quello di livelli essenziali di qualità (LEQ) che abbiano la missione di garantire il miglioramento della qualità del sistema nelle situazioni più svantaggiate, a partire dal sud.

Nel mondo della scuola, l'attenzione alle pratiche e ai processi di valutazione non nasce con le prove INVALSI. Una ricognizione delle esperienze positive già realizzate potrebbe essere foriera di utili stimoli e suggestioni. Inoltre, tale ricognizione costituirebbe una concreta dimostrazione che valutare significa innanzitutto attribuire valore. Occorre sfatare le ambiguità insite nell'imposizione delle prove INVALSI. Una buona valutazione non può essere imposta, la condivisione è necessaria, la chiarezza delle finalità ne costituisce un presupposto determinante e doveroso.

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