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Immissioni in ruolo docenti: a chi giova il disorientamento dei precari?

Un sistema farraginoso che non permette ai docenti una scelta consapevole.

28/07/2015
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La propaganda governativa sulla così detta “Buona Scuola” ha avuto il suo punto di forza nello sbandierare le 100 mila stabilizzazioni dei docenti precari, come inversione di tendenza rispetto ai tagli che avevano caratterizzato le politiche dei precedenti governi.

La stabilizzazione dei precari assicura la continuità didattica che è la prima garanzia per la vera buona scuola. Ma quella continuità, nei processi di immissione in ruolo, va costruita anche rispondendo alle storie degli aspiranti che si intrecciano con la professionalità determinandone la qualità.

Il sistema messo in piedi per effettuare queste immissioni in ruolo sconfessa la propaganda del governo tesa a dimostrare un reale interesse per la scuola pubblica. Una vera corsa ad ostacoli che oltre a non coprire tutti i posti in organico di cui la scuola ha bisogno, cerca di restringere il campo degli aventi diritto, allargando a tutto il territorio nazionale, nelle fasi B e C, la possibilità di avere l’assegnazione di una sede.

Abbiamo chiesto che non ci fosse una separazione tra le 2 fasi, ma si procedesse secondo un’unica graduatoria in cui confluissero sia i posti residui dell’organico di diritto che quelli dell’organico potenziato. Tutto questo per evitare iniquità tra gli aspiranti in considerazione dell’elevato rischio di migrazione da una regione all’altra. Infatti la conseguenza di questa incertezza sta determinando tra molti precari l’idea di non fare la domanda di partecipazione al piano straordinario e rimanere così nelle graduatorie ad esaurimento, nella speranza di un posto migliore nei prossimi anni, pur consapevoli dei rischi che questo può comportare e della incertezza normativa.

Riteniamo che non debba essere l’incertezza a guidare la scelta dei docenti quanto la volontà che effettivamente a settembre gli istituti funzionino anche attraverso la scelta condivisa di chi nelle scuole deve lavorare.

Il Governo dimostri di avere a cuore le sorti della scuola e modifichi il sistema farraginoso e foriero di contenzioso previsto dalla legge 107/15. Unifichi le fasi, garantisca il 50% alle due procedure, come da sempre previsto, permettendo una scelta consapevole ai precari e soprattutto fornisca i chiarimenti sul futuro delle Graduatorie ad Esaurimento e di quelle d’Istituto.

Un posto stabile in un Paese dove non c’è lavoro è un valore che non può essere messo in discussione da una sorta di gioco dell’oca che non si capisce a chi giovi.

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