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Organici scuola: crescono gli alunni ma continuano a diminuire gli insegnanti

Il taglio previsto dalla Legge Finanziaria eserciterà una pressione maggiore nei centri più grandi, dove si raggiungeranno picchi altissimi di alunni per classi.

26/01/2007
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La FLC Cgil denuncia da anni il saccheggio di posti che la drastica riduzione degli organici del personale della scuola ha creato nel nostro Paese a fronte di un costante, statisticamente rilevato, incremento del numero degli alunni.

Riprendiamo allora, per ragionarne ancora una volta, il dato reale, riassunto nel grafico che, con le sue curve, anche un profano riesce ad interpretare.
Precisiamo che il grafico è integrato, nelle ultima impennata, dai dati del Ministero sull’organico dell’anno in corso, quello che sta permettendo alle scuole di funzionare oggi e considera pari a 100 i dati dell’anno scolastico 1996/97.

Ancora una volta i numeri mal si conciliano con le scelte politiche, l’ampiezza della forbice, la costanza delle due curve docenti ed alunni dal 2001 dimostrano come non sia sopportabile o, peggio, indolore, un altro taglio.

Non sono ancora noti i dati sulle nuove iscrizioni ma chi può sostenere una inversione di tendenza del trend di crescita degli alunni? Nessuno.

La scuola invece, investita nella sua funzionalità, ha visto già subito vistose ed evidenti sforbiciate delle diverse professionalità e si avvicina pericolosamente al “collasso strutturale”.

Le classi con pochi alunni ci sono ancora, è vero, sono collocate in quelle complesse realtà di tanti piccoli comuni; su di loro hanno già operato le Regioni, nella loro piena competenza, con il dimensionamento accorpandole per assicurare a tutti i piccoli residenti il diritto di andare a scuola, primo accesso al sapere costituzionalmente definito.

Ne consegue che il taglio previsto dalla finanziaria eserciterà una pressione maggiore nei centri più grandi, dove si raggiungeranno picchi altissimi di alunni per classi.

La responsabilità politica di chi dovrà decidere il come ed il dove tagliare resta tutta in capo a chi ha considerato prima di tutto di poterlo fare, ed oggi pensa di cavarsela con il “buonsenso” casalingo, invece che una lettura attenta del territorio nazionale e della qualità della scuola pubblica che si intende fornire ai cittadini.

Informare, come deve avvenire nell’ambito di corrette relazioni, le organizzazioni sindacali non nasconde la responsabilità di chi deciderà.

La FLC Cgil, nella nettezza della posizione negativa già espressa su questo argomento con l’emanazione della legge finanziaria, chiede “semplicemente” regole chiare e trasparenti, che mettano ogni cittadino, dal Nord al Sud del Paese, nelle grandi città e nei piccoli comuni, in grado di comprendere la capacità di offerta formativa che la scuola sarà in grado di fornire nel proprio territorio.

Equità e trasparenza dell’azione amministrativa nei confronti dei cittadini sono state le parole più sentite da parte del Governo e del Ministro, adesso occorre che essi indichino le strade per renderle leggibili nella definizione del decreto interministeriale sugli organici.

La FLC Cgil ha già chiesto un immediato confronto politico, adesso insiste nella richiesta, non sono più possibili scorciatoie amministrative quando è in gioco la funzionalità della scuola autonoma in un Paese complesso che vuole vincere, oltre le dichiarazioni, la sfida della piena inclusione sociale dei suoi cittadini: bimbi, ragazzi ed adulti.

Roma, 26 gennaio 2007

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