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Le biblioteche scolastiche cambiano…?

"Progetto Biblioteche nelle Scuole"

13/05/2004
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E’ rintracciabile sul sito del MIUR il "Progetto Biblioteche nelle Scuole" lanciato dal Ministero dell’Istruzione insieme a quello dell'Innovazione Tecnologica con la collaborazione dell'Istituto Centrale per il Catalogo Unico.

Il progetto, il cui obiettivo è: “la creazione e la gestione di un catalogo unico nazionale delle biblioteche italiane, sia di istituzioni pubbliche che private”, si muove, con il solito, cieco furore distruttivo, cancellando le esperienze finora condotte dalle scuole.

Per comprenderne gli effetti occorre ricordare come, fin dal 1999, nelle scuole italiane si era attivato un processo di sostegno alle biblioteche scolastiche attraverso un finanziamento basato sulla loro funzionalità. (v. C.M. 228/1999). La funzionalità era intesa in termini di spazi, documentazione e tipologia di servizio (che poteva essere interna e esterna al pubblico).
I criteri di finanziamento e sostegno erano basati sui parametri dell'IFLA (organizzazione internazionale delle biblioteche - ONU) con l'intento di rendere attivi i servizi di biblioteca scolastica.

In quella occasione il Ministero mise a disposizione anche il programma di catalogazione WINIRIDE, prodotto dall’allora BDP, un programma molto semplice da usare e conoscere, tarato sulla specificità delle biblioteche di scuola, ed è quello che finora hanno utilizzato.

Il nuovo progetto arriva, a distanza di soli 4 anni, senza nessuna valutazione dell’esperienza finora condotta, senza nessun segno di riflessione sullo spreco di risorse finanziarie e di professionalità formate, senza che nessuno sappia che fine hanno fatto i finanziamenti precedenti né se, e quando, sono stati sospesi.

In particolare il progetto, di durata triennale, prevede l’individuazione di 500 Istituti Scolastici in tutta Italia, “selezionati in base a criteri di ricchezza del posseduto librario, di presenza di personale in possesso di specifiche competenze biblioteconomiche, di locali e attrezzature idonee”.

Quanto di più fumoso si possa pensare, talmente generico da non significare nulla, e mancano invece due criteri fondamentali:
1) la funzionalità e le biblioteche realmente attive nella didattica;
2) il legame con l’esperienza: per anni le scuole hanno dimensionato i loro progetti sul programma allegato alla circolare 228 e sono state finanziate: ora quelle scuole che fine fanno in questo progetto?

Fa parte del progetto anche un' attività di formazione, per “assicurare la presenza all'interno della scuola di risorse umane qualificate….. Un aspetto particolarmente importante dell'attività di formazione sarà rivolto ad arricchire la professionalità della figura che si occuperà della gestione didattica della biblioteca…” ….. per : “ sviluppare sinergie e cooperazione tra il mondo professionale degli esperti di documentazione e quello dei bibliotecari-documentalisti scolastici…”.

In poche parole: la formazione del personale e la rete delle 500 scuole che applicheranno i criteri di codifica delle biblioteche secondo lo standard adottato dal Servizio Bibliotecario Nazionale ne permetterà un loro successivo inserimento nel circuito italiano di prestito librario.

Chi ha pensato questo progetto evidentemente non è stato informato sulla scuola reale, sulle sue risorse, su come funziona.

Le biblioteche scolastiche oggi, pur con tutti gli investimenti precedenti, e con grandi differenze tra loro, segnalano quasi tutte carenza del patrimonio documentario, spazi inesistenti ed inadeguati, carenza di personale.

La funzionalità stessa, gli orari di apertura, sono molto legati al personale che si dedica alla biblioteca, che possiamo individuare nelle seguenti tipologie:

* Docenti di ruolo che hanno poche ore a disposizione (sempre meno da quando il Governo , con la Finanziaria , ha deciso di portare tutte le cattedre a 18 ore)
* Docenti fuori ruolo riconosciuti inidonei all’insegnamento per ragioni di salute (ed anche per loro il governo ha pensato bene, sempre con la Finanziaria, di prevedere la risoluzione del rapporto di lavoro dopo un massimo di 5 anni; quindi i circa 5000 docenti formati con ingenti risorse dallo stesso Ministero ed utilizzati nelle biblioteche dovrebbe “andare via” entro il 2007)
* Personale amministrativo (anche questo sempre meno, visti i tagli agli organici effettuati in tre anni dal Governo)

Il catalogatore SBN (previsto dal progetto) non solo deve essere un catalogatore dotato di esperienza professionale e titoli, ma anche un conoscitore dei protocolli informatici di scambio e lavoro al terminale. Che tanta alta specializzazione sia anche funzionale ai processi didattici, cui sono finalizzate le biblioteche di scuola, è però ancora da dimostrare. Difficile che un insegnante (anche con un titolo di biblioteconomia acquisito) possa dedicarvisi nelle poche ore settimanali ancora sopravvissute, sempre che si pensi ad una utilizzazione del personale nei “ritagli” di tempo scuola, come è avvenuto finora.

Ma il progetto lascia trapelare altre intenzioni nella dicitura “ figura che si occuperà della gestione didattica della biblioteca”, il Ministro dell’Istruzione dica chiaramente se ha intenzione di attivare le figure di sistema.

Queste ultime sono previste da anni, sono definite dall’articolo 21 della Legge 59/97, e possono nascere solo dopo uno specifico intervento legislativo, di cui non c’è traccia nelle dichiarazioni del Ministro, ed essere attivate con una contrattazione…nel frattempo chi forma il MIUR e con quali prospettive? Chi pagherà il personale che dovrebbe essere dedicato alla catalogazione in SBN? E, prima ancora, chi e come lo individua ?

Il Ministro Moratti sa bene che anche l’utilizzazione del personale è oggetto di una specifica contrattazione, lo ha confermato anche nell’ultimo contratto.

Il progetto prevede anche che i dati delle 500 biblioteche scolastiche, raccolti in due server Polo, siamo organizzati in un unico OPAC (Open Access Public Catalogue) centrale, dove potranno essere consultati via internet.
Premesso che la gestione di un polo server del Sistema Bibliotecario Nazionale ha costi notevoli visto che, con i protocolli in uso oggi , un ente che aderisce al sistema e attiva tutte le procedure spende mediamente 30.000 euro, sorge una domanda non retorica: chi paga? Chi paga le macchine necessarie e la loro costante funzionalità ?

Inoltre il patrimonio librario posseduto dalle scuole è già catalogato dalle biblioteche nazionali e pubbliche, a parte, forse, rari casi di scuole specializzate o che hanno patrimoni molto antichi. Ne consegue che l’adesione si risolverebbe, in gran parte, nel segnalare che la propria biblioteca scolastica possiede una copia di un testo già catalogato, le nuove immissioni di dati sarebbero solo eccezioni.

L’operazione appare quindi paradossale: il patrimonio documentario delle biblioteche scolastiche viaggia negli OPAC e nel WEB, ma concretamente non potrebbe essere consultabile da nessuno perché non c'è (all'interno della scuola che lo possiede e quindi lo cataloga) un tavolo con quattro sedie, un bibliotecario scolastico in grado di attivare il servizio di document delivery agli utenti interni e esterni.

Sono coinvolti nel progetto, a vario titolo, soggetti come l'ICCU, che è una qualificata struttura scientifica in grado di garantire qualità e bontà dei processi ma, probabilmente non sono stati informati della realtà delle scuole, né dell’impatto che creano 500 biblioteche scolastiche.

Inoltre, nelle scuole che sulle biblioteche si sono impegnate, gli obiettivi del "Progetto" sono in parte già operativi, in quanto con qualsiasi connessione internet è possibile operare la catalogazione, già prevista e inglobata nel software Winiride, far conoscere il patrimonio librario di ogni scuola, purché catalogato, attraverso il database dell'INDIRE, accedere ai meta-OPAC per il reperimento dei dati e della localizzazione del documento cercato, accedere al prestito interbibliotecario, purché la scuola interessata sia regolarmente iscritta al sistema.

In realtà queste operazioni non sono possibili oggi solo se la biblioteca non è dotata di computer e connessione a internet: non sarebbe opportuno allora garantire ad ogni scuola, non solo a 500, un locale idoneo alla biblioteca scolastica, un budget per arricchire ed aggiornare il patrimonio, una postazione internet?

Ed anche del personale aggiornato sull'uso delle moderne tecnologie, competente sulla didattica, individuato in modo trasparente e democratico.

E’ questo un punto di grande delicatezza oggi: i circa 5000 docenti inidonei e già formati alla funzione di bibliotecari dallo stesso Ministero si cancellano con tanta leggerezza con questo progetto?

Alla domanda il Ministro deve rispondere esplicitamente alle organizzazioni sindacali con cui evita sia il confronto che l’informazione, violando le regole contrattuali sottoscritte.

E allora, Signor Ministro, il suo faraonico "Progetto Biblioteche nelle Scuole", come dicevano i latini, “cui prodest?“.

Roma, 13 maggio 2004

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