In finanziaria: una trappola per ITP e soprannumerari (e per gli alunni disabili)
Lo scorso anno tra i provvedimenti che precedettero o accompagnarono la finanziaria, fece molta impressione il decreto 212 che prevedeva per i soprannumerari niente-poco-di-meno-che il licenziamento, nel caso questi non si fossero riconvertiti in altri insegnamenti.
Lo scorso anno tra i provvedimenti che precedettero o accompagnarono la finanziaria, fece molta impressione il decreto 212 che prevedeva per i soprannumerari niente-poco-di-meno-che il licenziamento, nel caso questi non si fossero riconvertiti in altri insegnamenti. La cosa riguardava tutti i soprannumerari ma fece molto scalpore tra gli ITP, abituati a trovarsi in scomoda situazione di borderline. La cosa tuttavia non fu attuata, possiamo dire perché in fondo il Ministero aveva fatto il passo più lungo della gamba, probabilmente all’unico scopo di gettare in pasto all’opinione pubblica una supposta gestione allegra del personale statale e un altrettanto improbabile rigorismo nella spesa del nuovo governo.Così, fatta la legge, la sua applicazione divenne problematica perché non era possibile nè individuare le classi di concorso su cui riconvertire i soprannumerari né istituire i relativi corsi di riconversione, a meno di non pensare per tutti costoro ad una improvvisa vocazione all’assistenza agli alunni portatori di handicap.
Ma in attesa che tutto questo personale venga, per così dire, folgorato su questa nuova via di Damasco, il Governo ha pensato bene di avvicinare l’obiettivo. E, probabilmente per evitare che in qualche confronto in via amministrativa questi sindacati, che sembrano saperne una più del diavolo, possano frapporre ostacoli ( quali poi se non quelli posti dalla situazione oggettiva?), il Governo ha pensato bene di farlo per legge. Ma non potendo dirla tutta, perché sarebbe stata un po’ grossa ha ecogitato un giro di parole. Ed ecco cosa ha scritto:
“Nell’ambito delle attività di riconversione previste dall’art. 1 della legge 22 novembre 2002, n. 268, gli Uffici scolastici regionali istituiscono corsi di specializzazione intensivi, a livello provinciale o interprovinciale, destinati ai docenti in situazione di soprannumerarietà appartenenti a classi di concorso che presentino esubero di personale rispetto ai ruoli provinciali, individuate con D.M. n. 2845 del 25 ottobre 2002. I suddetti corsi di specializzazione saranno realizzati entro i limiti di una quota di risorse finanziarie da individuare annualmente nell’ambito degli stanziamenti di bilancio destinati alla formazione del personale del comparto Scuola.” (art. 14 comma 2)
Che cosa sono i corsi di specializzazione intensivi di cui si parla qui? Le riconversioni finora sono state fatte per nuove abilitazioni (laureati) o idoneità (diplomati). Il termine “specializzazione” è stato finora usato solo per il sostegno ai portatori di handicap. Ma qui non si dice neppure specializzazione su sostegno agli alunni portatori di handicap, si dice specializzazione sans-phrase. Ma che si possa trattare proprio di questo lo confermerebbe anche il comma successivo, che recita:
“I docenti in situazione di soprannumerarietà, appartenenti a classi di concorso in esubero a livello provinciale e che siano in possesso del prescritto titolo di specializzazione per il sostegno agli alunni disabili sono trasferiti su posti di sostegno; il trasferimento viene disposto a domanda e, nel caso in cui gli interessati non producano domanda o non ottengano una delle sedi richieste, d’ufficio” (art. 14 comma 3)
Un altro bell’esempio di mellifluo filisteismo: non si ha il coraggio di dire che c’è l’obbligo a passare sul sostegno. E allora si usa un giro di parole per dire comunque in buona sostanza: o ci passano da soli o ce li facciamo passare. Così tra un giro di parole al comma 2 e un giro di parole al comma 3 ci si illude che nessuno si accorga del raggiro! In altre parole si usano mezzi subdoli per fini malvagi. Malvagi non solo per i soprannumerari, ma soprattutto per gli alunni portatori di handicap, i quali si può ben capire quale supporto avranno da docenti obbligati per forza ad una scelta educativa così delicata.
Ci consola solo sapere che tra i docenti in questione, come sempre, ci sarà più sensibilità di quanta ne sappia mostrare il Governo per loro e per i loro alunni.
Roma, 15 ottobre 2003
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