Il Portfolio va solo archiviato
Ripartire dal Regolamento sull’Autonomia e fornire alle scuole indicazioni chiare e tempestive. Sono i soli modi per dissipare una volta per tutte le nefandezze morattiane. Vogliamo che il 1° settembre parta un anno scolastico all’insegna della certezza.
Chi aveva creduto che il nuovo corso di viale Trastevere avrebbe comportato lo scioglimento delle ambiguità (concettuali e di comunicazione) tipiche della precedente gestione, comincia a ricredersi.
Prendiamo il portfolio. Ambiguità concettuali erano contenute già nel Dlgs 59/04 che mescolava in un unico strumento sia gli aspetti di certificazione, sia gli aspetti che riguardano la documentazione educativa. Nel tentativo di imporre alle scuole l’adozione del portfolio, l’ex-ministro Moratti ha dapprima dichiarato defunte le schede di valutazione, lasciando che le scuole si arrangiassero da sé a produrre analoghi documenti secondo propri schemi e propri parametri, con l’evidente esito di compromettere la comunicazione tra le diverse istituzioni scolastiche e della perdita del valore legale dell’attestato finale (in prima battuta addirittura cancellato).
Successivamente, con la CM 84/05 un modello di scheda di valutazione uguale per tutte le scuole del Paese è stato recuperato all’interno di un contenitore chiamato Portfolio che contempla anche altri documenti. La circolare è stata da subito messa in discussione da FLC Cgil e portata poi al giudizio del Tar, talchè alla fine è risultata assai ridimensionata: bloccata la raccolta di dati biografici dell’alunno, estromesso il giudizio di religione cattolica dalla scheda di valutazione, cassata la certificazione delle competenze.
Ma la confusione di concetti e di lessico è nel frattempo giunta a punti tali che in molti non distinguono più, ad esempio, la differenza tra portfolio e scheda!
A giugno una nota del nuovo ministro, intervenendo laddove la precedente amministrazione con ostinazione non aveva voluto fare chiarezza, era parsa (anche a noi FLC Cgil) una buona premessa per successivi interventi che servissero a dipanare l’ormai ingarbugliata matassa della valutazione degli alunni.
Pare che non sia così. Almeno a leggere la Direttiva Ministeriale del 25 luglio 2006. L’obiettivo A. 17 (“ favorire autonome scelte da parte delle scuole nell’adozione degli strumenti di valutazione individuale dell’alunno”) sembra riportare l’orologio ai tempi morattiani della scheda fai-da te!
Sembra che il Ministero non voglia tener conto delle differenti competenze che spettano alle scuole e che spettano al Ministero.
Non c’è infatti alcun dubbio che le scuole devono essere aiutate e supportate nell’affinamento delle tecniche di valutazione degli alunni, strettamente connesse alla didattica e quindi suscettibili di scelte autonome.
Ma tutto questo non esime il Ministero dall’ottemperare a quanto prescritto dal DPR 275/99 che, nel riconoscere l’autonomia delle scuole, inserisce tale autonomia in un sistema complessivo che va definito a livello nazionale.
L’articolo 10 comma 3 ( “Con decreto del MPI sono adottati i nuovi modelli per le certificazioni…”) è tuttora inevaso.
Inevaso è l’articolo 8 che , a monte della definizione degli indirizzi generali circa la valutazione degli alunni, pone la definizione degli obiettivi generali del processo formativo e la definizione degli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni.
Non sono andati in questa direzione né la legge 53 né il decreto 59 con le sue transitorie Indicazioni Nazionali allegate con un vero e proprio colpo di mano che non ha rispettato nemmeno uno dei passaggi previsti dalla legge.
Si tratta dunque di un cammino complesso che deve cominciare dall’inizio (dalle Indicazioni Nazionali che vanno ridefinite nei limiti di competenza del Ministero e con le modalità scritte nella normativa) per arrivare all’adozione di nuovi modelli certificativi mentre – non in opposizione o in alternativa – si supportano le scuole, senza sostituirsi ad esse, nella riflessione, approfondimento, sperimentazione degli strumenti connessi alla valutazione strettamente correlati con le scelte didattiche proprie dell’autonomia scolastica.
Certificazione dei livelli raggiunti dagli allievi e documentazione dei processi di apprendimento, benché fortemente interdipendenti essendo la seconda propedeutica alla prima, non sono la stessa cosa e toccano due diverse sfere di competenza.
La questione aperta “valutazione degli alunni” si intreccia con la questione aperta “Indicazioni Nazionali”. Quelle allegate al Dlgs 59/04, per come sono scritte e per come sono state assunte, non possono considerarsi obbligatorie per le scuole, soprattutto a causa dell’impropria commistione di obiettivi, contenuti, metodologie. Tali le scuole non le hanno considerate, pur essendo i nuovi testi scolastici totalmente improntati ad esse. Anche su questo urge chiarezza.
Le scuole non possono iniziare un nuovo anno scolastico sentendosi ancora una volta trasgressivepur agendo nella legalità.
Dopo le sue dichiarazioni programmatiche, dal nuovo Ministro ci aspetteremmo:
- l’avvio della definizione di nuovi curricoli per la scuola dell’autonomia prevista dal DPR 275/99 secondo l’iter normativo lì definito e attraverso un ampio coinvolgimento del mondo accademico, culturale e delle scuole;
- la sospensione delle Indicazioni Nazionali allegate al Dlgs 59/04 dal 1° settembre, esplicitando il loro non essere vincolanti ma tuttalpiù uno dei possibili documenti di riferimento per le scuole dell’autonomia;
- l’avvio delle procedure per l’adozione di nuovi modelli certificativi secondo quanto indicato dal DPR 275/99;
- la conferma, pur transitoria, dei precedenti modelli (scheda di valutazione scevra dalle forzature e illegalità morattiane);
- l’effettivo supporto alle scuole autonome con formazione, organico stabile, fondi.
Permanendo l’attuale confusione, FLC Cgil dal 1° settembre è pronta a riaprire il fronte conflittuale pur di ottenere la certezza di riferimento che le scuole attendono.
Roma, 21 agosto 2006
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