Edilizia scolastica e scuola del futuro: l’insostenibile leggerezza del Ministro Profumo
Anziché pensare alla scuola del futuro il Ministro dell'Istruzione farebbe bene a ripensare la scuola del presente cominciando dalla messa a norma degli edifici scolastici.
Come illustrato nel corso dell’incontro del 23 gennaio 2013 dal Ministro Profumo alle Regioni, Province e Comuni, il MIUR ha varato una proposta di direttiva che prevede la costituzione di un fondo unico per l'edilizia scolastica, da attivarsi anche attraverso sistemi di partenariato pubblico-privato.
Si tratta di una proposta interessante che potrebbe rappresentare uno strumento utile di programmazione a lunga scadenza ma che non affronta nell’immediato i problemi dell’endemica emergenza della messa a norma degli edifici scolastici che ogni giorno che passa mette in seria evidenza una gravissima realtà che deve essere affrontata e risolta da subito per garantire una scuola sicura. La cronaca di questi primi mesi del 2013 lo dimostra ampiamente. Nella provincia di Torino il pubblico ministero Raffaele Guariniello ha denunciato, sulla base dei sopralluoghi eseguiti da tecnici, che una serie di scuole presentano gravi criticità sul versante della sicurezza degli edifici. A Roma la scuola elementare e dell’infanzia Romolo Balzani è stata chiusa in via precauzionale dai Vigili del Fuoco dopo aver scoperto che i pilastri della scuola sono a rischio crollo. Per non parlare degli altri micro episodi che hanno causato incidenti agli alunni per via dello stato degli edifici scolastici dovuto ai mancati interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria.
Per non parlare ancora di quelle realtà soggette a rischio sismico o geologico denunciate qualche mese fa dallo stesso ordine dei geologi.
Anziché pensare alla scuola del futuro che, sulla base delle nuove “linee guida per le architetture interne delle scuole”, prefigura non più solo aule ma anche nuovi spazi di apprendimento in linea con l’innovazione ( sic!) della scuola, il Ministro farebbe bene a riflettere e operare di conseguenza sullo stato in cui versano gli edifici scolastici. Rispetto poi alla direttiva, senza offendere il generoso immaginario del Ministro, possiamo pienamente convenire con le perplessità esposte dal presidente Antonio Saitta dell’UPI: Ma poi è davvero opportuno per il Paese avviare una privatizzazione della gestione delle scuole pubbliche? Un soggetto privato dovrebbe, chiaramente, cercare profitto da una operazione finanziaria di questo tipo, e questo potrebbe spingere anche a non tenere conto delle esigenze del territorio in termini di localizzazione delle scuole stesse.
Vogliamo ricordare al Ministro dell’Istruzione che ad oggi sono bloccati 2 miliardi di euro dal patto di stabilità e, a causa dei tagli ai bilanci e dei vincoli imposti dal patto, la capacità di investire nelle scuole negli ultimi 5 anni è crollata di oltre il 60%. Derubricare dal patto di stabilità gli interventi in materia di edilizia scolastica può rappresentare nell’immediato un primo e necessario intervento che rilancerebbe non solo i cantieri ma sbloccherebbe le fatture, stimabili a 350 milioni di euro, per lavori già fatti per investimenti di manutenzione e messa in sicurezza delle scuole. E poi è da considerare accettabile per un paese civile che a distanza di ben 5 anni dalla delibera del CIPE 114/2008 solo il 9 gennaio 2013 (Decreto Ministeriale del 3 ottobre 2012 in allegato) siano stati definitivamente assegnati 111,8 milioni di euro nell’ambito del “Piano straordinario per la messa a norma degli edifici scolastici”?. Altro che scuola del futuro!
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