Assunzioni in ruolo 2017/2018: passaggio da ambito a scuola, in pubblicazione gli esiti dell’azione surrogatoria
Assegnazione della sede ai docenti neo assunti che non hanno ricevuto o accettato una proposta di incarico. Il MIUR impone tempi ristretti con circolari controverse. Il CCNI unico riferimento autorevole.


In questi giorni gli Uffici Scolastici Territoriali stanno provvedendo a pubblicare gli elenchi dei docenti titolari di ambito da assegnare alle scuole con procedura surrogatoria, come previsto dal CCNI dell’11 aprile siglato in via definitiva all’inizio del mese di agosto.
I primi dati emersi riportano numeri di un certo rilievo: si tratta, quindi, di un intervento importante che riguarda, in questa fase, i neo assunti sia da concorso che da graduatoria ad esaurimento. Anche se è presto per analizzare le cause, appare verosimile ritenere che il ruolo sostitutivo degli UST, rispetto alle scuole, sia stato diffuso perché meccanismi burocratici al limite della funzionalità hanno soffocato l’incrocio tra candidatura e proposta.
E si conferma con puntualità quanto come FLC CGIL, con gli altri sindacati, abbiamo sostenuto fin dal primo momento: l’assegnazione dei docenti alle scuole è materia troppo delicata per essere affidata alla regolazione della legge invece che al contratto.
Il CCNI ha garantito in modo coerente e lineare la sequenza dei punti, cui il MIUR ha fatto seguire avvisi, circolari e note, tali da complicare la chiarezza del testo originario accordato. Poi la tempistica congestionata, la limitata operatività del portale online, la ferraginosità dei dispositivi di formalizzazione degli incarichi, nonché la doppia fase imposta e da noi avversata, prima sulla mobilità poi sulle immissioni in ruolo, hanno fatto saltare le previste sequenze, con esiti che ora alimentano dubbi, viste le scorciatoie, gli aggiustamenti o le inerzie calcolate che in molti casi sono state adottate da certa dirigenza scolastica, anche tradendo trasparenza e oggettività, principi-cardine che con il CCNI abbiamo voluto alla base dell’intero sistema.
E nonostante il riferimento normativo del contratto si sia posto come argine ad un modus operandi segnato da possibili individualismi e protagonismi, la cosiddetta “chiamata diretta” continua a mostrare tutti i limiti che evidentemente nessuna strategia può superare: il fiore all’occhiello della L.107 che ha compattato l’opposizione e l’avversione dei sindacati e in particolar modo della FLC CGIL, segna un pieno tracollo ideologico e attuativo alla verifica dei fatti.
Non si tratta certamente dell’unica sconfitta della ostentata “Buona scuola”, le cui conseguenze rimarranno vive nello scontro ormai aperto con i lavoratori, ma di sicuro la caduta di questo totem, innalzato a vessillo dell’innovazione meritocratica del lavoro pubblico, richiede, più di altri, che la politica si concentri sull’analisi del destino della legge, con seria responsabilità.
Reggono i contratti, ma non regge l’operare autonomo del MIUR: i conflitti che è chiamato a gestire al suo interno, apportano contraddizioni che si esplicano in stupefacente dilettantismo, causa della deriva di ciò che è stato in questi due anni in cui è emersa tutta la sua incapacità di far fronte alle situazioni complesse, introdotte dalle stesse scelte compiute.
E’ facile pensare che, ancora una volta, sarà richiesto il ricorso alle vie legali, dal quale non ci esimiamo a garanzia del CCNI sottoscritto e nella tutela dei lavoratori, ma di nuovo tutto ciò inciderà sul regolare avvio dell’anno scolastico e sulla determinazione dei docenti nelle classi.
Questo esame di contesto, non deve tuttavia far passare in secondo piano, il senso politico di aver distolto dalla legge 107 un tema che pareva di suo diritto esclusivo, e di cui era massima urgenza il recupero: perché aprire, passo dopo passo, un varco nella compattezza della “riforma” e nell’ostinazione dei suoi sostenitori è la strada che ci potrà far uscire dall’incerto esistente, consentendoci di recuperare molte altre materie già sottratte al contratto di lavoro, in modo unilaterale e perciò inevitabilmente fallimentare.
Un terreno, per noi più congeniale per assestare, in sede di CCNL i colpi necessari alla eliminazione di tutte le infauste conseguenze della legge 107.
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