La FLC CGIL pronta a impugnare i decreti sui nuovi criteri di complessità. Diffidato il ministro a rendere pubblici i punteggi parziali per il posizionamento delle istituzioni scolastiche nelle fasce
L’introduzione frettolosa e pasticciata di nuovi indicatori e la modifica del peso attribuito a quelli esistenti hanno determinato pesanti stravolgimenti nella graduazione delle istituzioni scolastiche e provocheranno arretramenti retributivi almeno a un migliaio di dirigenti scolastici
Dopo aver formalmente richiesto il ritiro dei decreti contenenti i nuovi criteri per la determinazione della complessità delle istituzioni scolastiche e delle percentuali per il posizionamento delle scuole nelle fasce di complessità, la FLC CGIL ha inviato nella giornata odierna al Ministero formale diffida a pubblicare il prospetto di tutti gli indicatori utilizzati per determinare il punteggio delle scuole.
La pubblicazione è infatti un atto dovuto che consentirà alle istituzioni scolastiche di verificare l’esattezza dei dati presi in esame e non si esclude che da questa verifica possano emergere ulteriori e prevedibili criticità sull’operazione, effettuata in tutta fretta e senza possibilità di un controllo preliminare sulla correttezza dei dati.
Molti sono infatti i dirigenti scolastici che non trovano corrispondenza tra i dati di complessità delle loro scuole e il punteggio che si sono visti attribuire nell’allegato A al decreto dipartimentale 24 del 27 giugno 2024, peraltro più volte rettificato nel corso di queste due settimane.
La mancata pubblicazione del prospetto analitico, che il ministro dichiara essere stato inviato agli USR, nasconde forse il tentativo di evitare che si aggiungano altre proteste a quelle suscitate dalla pubblicazione dei decreti?
Non lo sappiamo ma riteniamo che sia un obbligo di trasparenza per l’amministrazione e un diritto dei dirigenti scolastici conoscere tutti i dati analitici e inoltrare tempestivamente eventuali reclami per la loro revisione, qualora non risultassero corretti.
Certo è che l’inopportuna e tardiva pubblicazione dei decreti, con il parere contrario di quasi tutte le OO.SS. in sede di confronto e la protesta di migliaia di dirigenti scolastici, sta creando all’amministrazione più di qualche problema, tanto che il ministro stesso si è affrettato a dichiarare agli organi di stampa che i dirigenti scolastici non subiranno dalle nuove fasce alcuna decurtazione della retribuzione.
Peccato che l’affermazione non corrisponda alla realtà dei fatti.
Sarebbe opportuno che il ministro chiedesse ai suoi tecnici quanti sono i dirigenti scolastici senza clausola di salvaguardia che dal 1° settembre 2024 perderanno la retribuzione di parte variabile attualmente percepita per passare ad una retribuzione inferiore di 4000 euro annui, stando ai valori dell’attuale CCNI, quanti sono quelli che la perderanno dal 1° settembre 2025 e quanti dal 1° settembre 2026, se intendono rimanere nella scuola su cui hanno investito e vogliono continuare a investire in progettualità e miglioramento.
Qualcuno dovrebbe poi informare il ministro sulle tempistiche di adeguamento degli stipendi che, se sono le stesse dell’a.s. in corso, potranno richiedere mesi e mesi e provocheranno l’accumularsi di un debito mensile lordo di 307 euro – stando sempre alle attuali differenze retributive tra le fasce – che poi il dirigente scolastico dovrà restituire.
Ecco dunque che ritorna lo spettro dell’ultrattività e delle restituzioni che con la firma del CCNI 2023 si pensava fugato per sempre.
E allora perché non avviare immediatamente la sessione di contrattazione integrativa che dovrà definire l’ammontare della retribuzione di posizione parte variabile e risultato per l’a.s. 2024/25???
Una possibile spiegazione potrebbe essere l’attesa della firma definitiva del CCNL dell’Area istruzione e ricerca che porterà agli stipendi dei dirigenti scolastici un aumento mensile lordo di 195 euro a partire dal 1 gennaio 2021 e un incremento del FUN per la parte variabile di una media di 14,86 euro mensili pro capite.
Quanto basta per giustificare, con fondi contrattuali stanziati dalle leggi di bilancio del triennio 19/21 comunque spettanti ai dirigenti scolastici, le promesse di non arretramento delle retribuzioni che invece i nuovi criteri di definizione delle fasce di complessità inesorabilmente provocheranno.
Come già comunicato agli interessati, la FLC CGIL è impegnata a sostenere le ragioni dei dirigenti scolastici penalizzati dai decreti sui nuovi criteri di complessità e sta predisponendo gli atti necessari a chiederne in tribunale l’annullamento.
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