Settimana Ata: il seminario di formazione dedicato agli Assistenti Tecnici
Ancora una grande partecipazione per l’ultimo incontro in programma. Un vivace confronto sul tema dell’esperienza, delle prospettive professionali, dell’innovazione nelle scuole. Formazione, reclutamento e strumenti ordinari di carriera per valorizzare ruolo e funzioni di una figura poliedrica.
Nel pomeriggio di giovedì 30 luglio 2020 si è svolto il quarto e ultimo incontro seminariale dedicato al lavoro ATA, per affrontare il profilo professionale dell’Assistente Tecnico.
Come nei precedenti appuntamenti della settimana, si è registrato un alto numero di partecipanti collegati in videoconferenza: la piattaforma ha registrato una media di 70 ingressi, ma gli effettivi sono stati molti di più, visto che alcune sedi FLC hanno dato disponibilità dei i propri uffici per una visione collettiva, in risposta alle richieste di quei lavoratori che non potevano disporre di connessione.
Gianni Carlini, a nome della FLC CGIL e di Proteo Fare Sapere Nazionale, ha aperto i lavori sottolineando la grande soddisfazione per l’esito complessivo di questa iniziativa che, nonostante le difficoltà del periodo, ha segnato contributi di alta qualità e dibattiti approfonditi in ogni giornata.
Come da programma, si sono succeduti gli interventi dei quali sono riportiamo le sintesi.
Emilio Corno – Assistente tecnico
La situazione degli Assistenti tecnici è anomala nel panorama del personale ATA perché condizionata da un reclutamento finalizzato alle aree specifiche che spesso porta ad un lungo precariato poi ad una stabilità più incerta, in quanto l’organico non è assegnato sulla base di parametri oggettivi ma risponde alle delibere delle giunte esecutive.
Gli AT sono presenti, oggi, solo negli Istituti Superiori, nonostante le diffuse e crescenti esigenze di informatizzazione, lo sviluppo di attività didattica multimediali e più in generale laboratoriali.
Solo in via eccezionale nell’esigenza di implementare la didattica a distanza, e grazie alla rivendicazione assidua della FLC, sono stati assunti mille tecnici a tempo determinato negli Istituti Comprensivi di tutta Italia nelle scuole del primo ciclo.
L’Assistente tecnico ha visto in questi anni cambiare, a volte radicalmente, il proprio lavoro: a tanti “attrezzi” si sono aggiunti potenti device, pc, nuovi software e processori, sempre più performanti, ormai presenti sia nei laboratori che in tutti gli spazi scolastici. E le trasformazioni della tecnologia hanno determinato un impatto significativo non solo sulla prestazione lavorativa, ma anche sull’insegnamento e sulla didattica in generale di tutte le materie, oltre a quelle di laboratorio. E gli assistenti tecnici sono inevitabilmente travolti da questi cambiamenti; vengono coinvolti nella gestione del registro elettronico, nella cablatura totale degli spazi, nelle problematiche della privacy e della sicurezza dei dati, insieme a mille altri incarichi utili al funzionamento della scuola.
Un aspetto positivo del lavoro è sicuramente l’autonomia con cui è possibile organizzare le modalità e i tempi della propria prestazione, caratteristica che a volte viene interpretata in modo improprio, creando tensione negli equilibri.
In questi mesi di emergenza, siamo riusciti a dare un apporto fondamentale, assieme ai docenti e ai colleghi delle segreterie ed ai collaboratori scolastici alla continuità didattica, pur con le scuole chiuse, garantendo una parvenza di normalità che ha consentito di “salvare le menti” dei ragazzi e tenere costante il rapporto educativo.
I punti di criticità sono ancora tanti: dal mancato riconoscimento del lavoro, troppo spesso poco valorizzato, alla reintroduzione della seconda posizione economica, passando per la carenza di fondi, l’organico inadeguato e l’impossibilità di nomina del supplente in caso di assenza. Per non parlare della pressoché inesistente formazione, in ingresso e in servizio, vissuta come una privazione, al punto di scegliere l’auto-formazione con spese a carico, per dare dignità e senso di responsabilità alla professione.
Pierluigi Mastrogiuseppe – ARAN
Noi ragioniamo sui documenti, sulle declaratorie e questi incontri sono stati un’opportunità importante per conoscere i lavoratori e le loro identità.
Dalla commissione paritetica, che ha l’obiettivo di lavorare sulla revisione dei profili, emerge il bisogno di classificare le professionalità, tema che non è stato possibile affrontare nel rinnovo del CCNL 2016/18. C’è una distanza enorme tra gli atti formali e la realtà del lavoro: i cambiamenti sono entrati più velocemente nella quotidianità che non nelle definizioni, e anche nei prossimi anni il trend sarà progressivo.
Un forte cambiamento è in corso e, nella pubblica amministrazione, sarà anche accompagnato da un netto ricambio anagrafico; occorre andare verso una ri-iscrizione del lavoro che non privilegi più i “compiti”, dai confini rigidi e troppo definiti quindi presto superati, bensì gli “ambiti di competenza” che meglio rappresentano l’identità professionale e il livello di responsabilità.
Quindi, elementi dinamici che vadano oltre la descrizione del profilo, cui dovrà corrispondere una maggiore retribuzione nelle giuste aspettative salariali. Questo tipo di proposta può suscitare resistenza o diffidenza: andare oltre la declinazione delle mansioni richiede un cambio di approccio che può disorientare, portando anche a pensare di essere maggiormente esposti nella relazione con l’autorità.
Altro tema, sempre inerente alla qualità del lavoro e nell’ottica di acquisire maggiori competenze è quello della formazione, che auspichiamo diventi centrale anche nelle proposte sindacali per avviare un percorso di forte consapevolezza nei lavoratori stessi.
Sono seguiti 7 interventi dei partecipanti: la cui la diretta esperienza ha evidenziato dei nuclei comuni di problemi, perlopiù riconducibili alla complessità del lavoro che richiede competenze sempre più estese, ad una formazione prevalentemente auto-finanziata, alla mancanza di valorizzazione professionale e di possibilità di carriera, alla retribuzione inadeguata anche nel confronto con l’ITP che possiede il medesimo titolo di studio.
Numerosi interventi sono stati registrati nella chat della videoconferenza e si sono inseriti nelle problematiche già espresse.
Anna Maria Santoro – FLC CGIL Nazionale Responsabile politiche contrattuali settore scuola
In premessa occorre partire da un’importante e recente acquisizione, coerente con il più ampio contesto del mondo scolastico: con l’ultimo CCNL 2018 abbiamo introdotto il concetto di “comunità educante”, superando l’idea che la scuola fosse costituita solo da alunni e docenti, e includere tutto il personale ata, gli studenti, le famiglie.
La figura dell’Assistente Tecnico sembra riassumere in sé, emblematicamente il cambiamento della condizione lavorativa: il sovraccarico funzionale che si scarica dalla società sulla scuola e le innovazioni tecnologiche, hanno incrementato le attività laboratoriali e di supporto alle segreterie e alla docenza. In questi dieci anni l’area dei servizi generali è avanzata su un terreno di complessità che non trova analogia in nessun’altra amministrazione pubblica.
Se anche la controparte politica, prima ancora di quella amministrativa, cioè la stessa ARAN, raggiunge questa consapevolezza, allora noi possiamo lanciare su solide fondamenta le nostre rivendicazioni:
- l’AT da assimilare alle elevate professionalità
- uno stipendio adeguato al titolo di studio richiesto per accedere al profilo
- l’AT che deve avere la possibilità di sviluppo ordinario di carriera
In particolare per il profilo dell’Assistente Tecnico si impone una revisione delle competenze, vista anche la progressiva estensione nelle scuole del primo ciclo, tale da richiedere preparazione e conoscenze informatiche diffuse, a supporto non solo della didattica ma anche dei servizi amministrativi. Per questo profilo va previsto uno sviluppo professionale che adesso non c’è.
I bisogni di accresciuta professionalità dei profili ATA chiedono un ripensamento dell’attuale sistema di reclutamento basato sul binomio servizio/titolo di studio, a favore di una formazione come misura di sostegno alla professione stessa, in ingresso, in servizio e al momento del passaggio tra profili, fermo restando il possesso dei titoli di accesso specifici.
La revisione dei profili è, per noi, un traguardo importante: implica, una robusta ri-classificazione e riqualificazione di essi prevedendo, contestualmente, anche un coerente stanziamento di risorse che ne supportino l’introduzione sul piano stipendiale.
Sugli AT è reale il problema di individuare uno sviluppo professionale che oggi non c’è, ma l’obiettivo non può essere il transito verso l’area della docenza. Ciò significherebbe avvalorare una visione sbagliata, che pone al centro del sistema scolastico il docente come unica figura oggetto di riconoscimento. È una lettura ancora gentiliana della scuola che non porta prestigio alla funzione degli e la svilisce nel rapporto con le altri componenti. Diverso è, invece, intraprendere consapevolmente la strada per un innalzamento dei livelli retributivi, che è la nostra battaglia, con risorse aggiuntive che possano consentire di fare una vera operazione di valorizzazione. E porre un problema di equità: a parità di titolo di accesso e di sistema di reclutamento ci deve essere parità di inquadramento giuridico ed economico.
La ripresa di settembre dovrà partire da qui, dalla valorizzazione di tutto il personale ATA, obiettivo della cui importanza la politica e la società dovranno prendere atto. E rivendichiamo questi punti:
- organico potenziato
- revisione dei meccanismi di determinazione degli organici degli AT con parametri nazionali e non più affidati alle giunte scolastiche
- assorbimento dell’organico di fatto
- organico funzionale
- card per la formazione al pari dei docenti
- AT in tutte le scuole di primo ciclo in forma stabile e permanente
È importante la massima cooperazione per far fronte a tutte le necessità della scuola e ripartire con le attività didattiche in presenza. Nessun cedimento sulla sicurezza e ferma intransigenza sulla tutela della salute di tutti, ma anche un approccio responsabile nella gestione del lavoro.
Sarà questo l’atteggiamento che ci renderà forti nella rivendicazione dei nostri diritti.
Purtroppo tutto ciò vale forse a ridurre il danno ma non a risolvere i gravi problemi della scuola post pandemia, per non parlare dei problemi di struttura della scuola italiana che avrebbe bisogno altro che di 1 o due miliardi, ma tanto per partire e allinearci alla media dei Paesi OCSE, di almeno 17 miliardi (1 punto di PIL italiano). Tema questo che fa parte anche del discorso confederale quale misura che parla alla ripartenza del Paese nella fase post emergenza.
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