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“La misura è colma!” Ferma presa di posizione all’Università di Firenze

Ordine del giorno sullo sciopero generale approvato all’unanimità dall’assemblea di ateneo del personale tecnico-amministrativo del 28 ottobre 2021.

02/11/2021
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Dopo la grande, militante manifestazione unitaria contro il Fascismo e per il Lavoro di CGIL-CISL-UIL in Piazza San Giovanni a Roma il 16 ottobre, partecipata da 200.000 lavoratori e pensionati con un vasto numero di associazioni e tanti giovani, occorre dare continuità e coerenza alla mobilitazione sociale a sostegno delle rivendicazioni sindacali per non deludere le aspettative del mondo del lavoro.

La richiesta di apertura di un processo di mobilitazione generale arriva forte e chiara dai lavoratori di questo paese, non ultimi quelli che dallo scorso luglio si stanno raccogliendo intorno alla lotta avviata dopo l’annuncio di chiusura della GKN di Campi Bisenzio. Questi hanno dato vita ad una mobilitazione aggregativa esemplare, e da tempo chiedono al proprio sindacato di allargare questa mobilitazione al territorio nazionale, a partire dalla convocazione al più presto di uno sciopero generale. Il 19 luglio u.s. a Firenze è stato proclamato uno Sciopero Generale unitario a cui dobbiamo dare seguito, come promosso dalla Camera del Lavoro Metropolitano di Firenze che nell’ultima Assemblea generale ha deciso la continuazione delle mobilitazioni.

Il governo Draghi continua a non considerare le nostre richieste, non avanza nessuna vera e radicale proposta di riforma, come chiede il movimento sindacale, su fisco, vertenze di lavoro, pensioni, salari, ammortizzatori sociali, diseguaglianze, beni pubblici, ruolo dello Stato in economia, servizio sanitario pubblico e diritto all’istruzione e la ricerca pubblica.

Senza neppur essersi confrontato con le OO.SS. e con il plauso di Confindustria annuncia anche nelle sedi istituzionali europee un programma che prevede il peggioramento delle condizioni di pensionamento e nessuna riforma del sistema, una mancia a disposizione per l’estensione degli ammortizzatori sociali, estensione oltre il 31 ottobre di risorse per la cassa integrazione ma senza prorogare il blocco dei licenziamentiNessuna risposta sulle delocalizzazioni e le crisi aziendali o sui rinnovi dei contratti nazionali di lavoro nel pubblico impiego. Poche risorse a disposizione del reddito di cittadinanza e nessuna politica attiva per l’occupazione.

Nessun intervento contro la dilagante precarietà di lavoro, che colpisce in particolare le donne e i giovani, anzi un ricorso accelerato alle più svariate forme contrattuali, tutte connotate dal basso costo, dalla mancanza di diritti e dalla discontinuità lavorativa. Nessun interesse per una riforma del servizio sanitario, i cui limiti della regionalizzazione sono stati evidenziati dalla pandemia: anzi nel decreto d’urgenza il governo ha inserito l’autonomia differenziata.
Ci avevano detto che dopo la pandemia tutto sarebbe stato diverso. Invece, con la pandemia attenuata ma ancora in corso, si vuole che tutto torni come prima, anzi peggio. Al centro i profitti e l’impresa, in basso i lavoratori, i pensionati, i giovani, i migranti, le donne, per i quali non ci sono né risorse, né prospettive.

Nessun intervento normativo per rafforzare la sicurezza e la salubrità nei luoghi di lavoro, dove le morti si susseguono quasi quotidianamente, e ancor di più gli infortuni. Nessun interesse a politiche migratorie inclusive, allo IUS SOLI, al diritto di asilo e di cittadinanza, neanche in questo momento pandemico dove fasce intere di migranti rischiano di restare ai margini degli interventi sanitari, e fuori dal sistema sanitario nazionale.

La misura è colma!

Ora per conquistare le nostre rivendicazioni generali, per dare risposte concrete alle tante crisi aziendali, per costringere il governo a trattare sulle nostre richieste occorre aprire una stagione di lotta, proclamando al più presto lo sciopero generale di 8 ore, possibilmente unitario, di tutte le categorie.