Documento della Conferenza regionale diritto allo studio del Piemonte
Ferma pressa di posizione contro i provvedimenti del governo sulla scuola pubblica
La Conferenza regionale per il diritto allo studio e la libera scelta educativa del Piemonte riunita a Torino il 27 ottobre si pronuncia contro i provvedimenti sulla scuola pubblica del governo, denuncia la grave violazione delle competenze attribuite dall'art 117 della Costituzione alle Regioni.
La Regione Piemonte, inoltre, ha ricorso contro l'art. 64 della Legge 133/08 alla Corte Costituzionale.
Roma, 7 novembre 2008
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Seduta straordinaria della conferenza regionale
per il diritto allo studio e la libera scelta educativa
Torino, 27 ottobre 2008
La convocazione della Conferenza regionale per il diritto allo studio e la libera scelta educativa, in seduta straordinaria allargata ai Sindaci sedi di autonomia scolastica, si fonda sul riconoscimento in capo al sistema nazionale del compito di garantire i livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale e sulla conseguente necessità di aprire una riflessione a seguenti dei provvedimenti assunti dal Governo.
La Regione, infatti, ai sensi della L.R. 28 del 28 Dicembre 2007, promuove un sistema di azioni che offra la possibilità per tutti gli allievi di raggiungere il successo scolastico e formativo, sostenendo il diritto all'istruzione e formazione a partire dalla scuola dell'infanzia e fino al conseguimento di un titolo superiore, anche in relazione alla tutela del principio della libertà di scelta educativa delle famiglie e degli studenti.
Le disposizioni inserite dal Governo nella Legge Finanziaria n. 133 del 6 agosto 2008, nei Decreti Legge n. 137 del 1 settembre 2008 e n. 154 del 7 ottobre 2008, ed i contenuti dello Schema di Piano Programmatico del Ministero dell'Istruzione di cui all'art. 64 della Legge n. 133/08, sono lesive delle prerogative e delle competenze delle Regioni e delle Autonomie Locali. Esse, infatti, non riconoscono la pariteticità dei soggetti istituzionali e sono sintomatiche di una scarsa propensione al dialogo e al confronto con gli attori istituzionali, elementi indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo della scuola italiana.
I consistenti tagli previsti nel prossimo triennio, pari a 7,8 miliardi di Euro corrispondono a 87.000 docenti e 44.500 unità di personale ATA e rendono difficoltosa la garanzia della qualità dell'offerta formativa sul territorio nazionale.
Ad oggi in Piemonte si prevede un taglio di 6.500 docenti e 3.015 unità di personale di segreteria e collaboratori scolastici: il 10% della scuola piemontese.
Questo taglio mette seriamente a rischio il livello della scuola piemontese. Saranno i Comuni, le Comunità Montane, le Province e la Regione a dover intervenire per integrare le risorse che verranno a mancare per garantire il diritto allo studio. Qualcuno dovrà sostenere i costi per gli scuolabus, che serviranno per il trasporto degli studenti dalle scuole soppresse a quelle mantenute in base ai nuovi parametri, qualcuno dovrà pagare le ore degli insegnanti e operatori per garantire le ore pomeridiane e/o l'assistenza durante la mensa scolastica, qualcuno dovrà provvedere ad adeguare gli edifici per ospitare un numero maggiore di allievi a seguito degli accorpamenti.
I costi del diritto allo studio rischiano di crescere in modo esponenziale, rendendo insufficiente il grande investimento sostenuto dalla Regione Piemonte con l'approvazione della L.R. 28/07, pari ad oltre 100 milioni di Euro, rendendo di fatto superate provvidenze e contributi a sostegno tanto della scuola pubblica quanto di quella paritaria.
In tal senso la determinazione degli organici e la loro ripartizione a livello regionale e provinciale non può essere un atto unilaterale del Governo. E' invece indispensabile il coinvolgimento delle Regioninel determinare i criteri di assegnazione e le quantità, tenendo conto delle caratteristiche geografiche e socio-economiche,e soprattuttodegli obiettivi già raggiunti da ciascuna Regione in relazione alla media nazionale per quanto riguarda la razionalizzazione del sistema in termini di efficienza ed economicità, salvaguardando comunque lo sviluppo della qualità del sistema dell'istruzione.
In Piemonte, a partire dal 2001 e sino all'ultima DGR del Giugno 2008, il “dimensionamento” è stato fatto. Oggi su 680 autonomie scolastiche solo 52 hanno meno di 500 allievi, mentre molte sono superiori ai 1000. E' possibile proseguire in questo percorso di razionalizzazione, come testimonia l'impegno che Regione, Province e Comuni stanno manifestando, ma riteniamo di aver svolto il nostro compito in maniera responsabile. Nella nostra Regione tutte le cattedre sono state portate a 18 ore, il numero degli allievi per classe è superiore ai 20: ci domandiamo se sia così in tutte le altre Regioni e quali politiche stiano adottando per raggiungere obiettivi di miglioramento.
Pertanto occorre valutare la differenza tra le Regioni nel rapporto allievi/classi, non ricorrendo al criterio dell'incremento generalizzato, maconsiderando invece la situazione reale di ciascuna Regione. Il Piemonte, con il 52% di territorio montano e collinare, merita particolare attenzione per la presenza di scuole di montagna e/o localizzate in aree a marginalità geografica, su cui la Regione investe annualmente oltre 1 milione di Euro, al fine di garantire l'esigibilità del diritto allo studio su tutto il territorio piemontese.
Le previsioni dello Schema di Piano Programmatico, rafforzate da quanto disposto dall'art. 3 del Decreto Legge 154/08, costituiscono una grave violazione delle competenze attribuite alle Regioni in base all'art. 117 della Costituzione e all'art. dall'art. 138 del Dlgs 112/98.La determinazione dei”punti di erogazione del servizio” e “il progressivo superamento delle situazioni relative a plessi e sezioni staccate con meno di 50 alunni”, diventano di esclusiva competenza dello Stato, in quanto diretta conseguenza dell'attribuzione degli organici.Peraltro tale previsione pone oneri consistenti a carico di Regioni ed Autonomie Locali in materia di adeguamento delle strutture edilizie e trasporti che non sono sostenibili ad invarianza delle risorse attribuite.
La revisione degli ordinamenti scolastici, soprattutto se abbinata ad una diffusa riduzione del tempo scuola, non può essere esclusivamente finalizzata alla produzione di economie per il bilancio dello Stato, ma deve garantire i processi di apprendimento e l'erogazione del servizio scolastico.
La riduzione del tempo scuola in tutta la scuola di base, scuola d'infanzia compresa, rischia di accrescere notevolmente la domanda di tempo anche post meridiano, ponendo richieste insostenibili a Regioni ed Enti Locali.
Permane la perplessità che, con la riduzione dell'orario obbligatorio, il tempo pieno venga completamento stravolto come progetto culturale ed educativo e si possa trasformare solamente in un prolungamento di orario per la custodia dei bambini La normativa prevede che alle istituzioni scolastiche siano lasciati spazi adeguati per esercitare l'autonomia didattica ed organizzativa da cui discende che le scelte organizzative e didattiche per raggiungere gli obiettivi assegnati, nei limiti delle risorse disponibili, sono di competenza delle istituzioni scolastiche. E' evidente che non è possibile programmare una credibile offerta formativa che risponda alle scelte delle famiglie senza avere una chiara indicazione sulle risorse e le dotazioni organichedisponibili.
In tale contesto la situazione del Piemonte è quanto mai preoccupante a fronte del 98% di sezioni di scuole d'infanzia e di circa il 50% di scuole primarie a tempo pieno e di classi di scuole medie a tempo prolungato
E' assolutamente condivisibile la necessità di ristrutturare l'educazione degli adulti. Tuttavia, il modello prefigurato si accompagna a nuovi criteri di determinazione dell'organico che di fatto restringono entro i soli confini del formale l'istruzione non formale, impedendo lo sviluppo del lifelong learning. Pertanto l'assegnazione del personale non può esclusivamente essere legata agli studenti “scrutinati”, escludendo dal conteggio la parte non ordinamentale relativa all'apprendimento linguistico: insegnamento dell'italiano agli stranieri e lingua straniera ed informatica agli adulti..
Un campo di attenzione particolare è l'area tecnica e professionale. Il riordino per evitare duplicazioni e sovrapposizioni è ragionevole se non comporta una drastica riduzione dell'offerta.
Vorremmo poter definire in accordo con lo Stato i criteri di organizzazione dell'offerta formativa.
Negli atti del Ministro non si prevedono risorse per assicurare i percorsi formativi di istruzione e formazione triennali, che offrano qualificazioni professionali valide e spendibili su tutto il territorio nazionale.
Si sottolinea inoltre la necessitàdi sosteneree stabilizzare i corsi di F. P. triennali dal momento che l'art. 64 della Legge Finanziaria n.133/2008 introduce l'assolvimento dell'obbligo d'istruzione e formazione professionale, impedendo pertanto l'utilizzo del fondo sociale europeo e producendo maggiori oneri per la Regione Piemonte in oltre 80 milioni di euro.
Sulla base di queste considerazioni e fortemente preoccupata per le modalità di relazione con il Governo, non improntate alla leale collaborazione istituzionale, la Regione Piemonte ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale sull'art. 64 della Legge 133/08 e sull'art. 3 del Decreto Legge 154/08, con l'obiettivo di riaffermare che il necessario percorso di riforma della scuola pubblica italiana deve passare attraverso un processo che, responsabilmente, veda coinvolte le Regioni e le Autonomie Locali, anticipando nel merito e nel metodo quanto previsto dal Disegno di Legge sul Federalismo in materia di trasferimento delle competenze dell'istruzione in capo alle Regioni.
Tale passaggio deve però avvenire sulla base di “Livelli Essenziali delle Prestazioni” determinati dal Governo in funzione di obiettivi di apprendimento e qualificazione dell'istruzione secondo standards e modelli europei, rispettosi delle diverse realtà regionali e degli investimenti già realizzati in questi anni in Piemonte per garantire su base regionale e locale una scuola di qualità e all'altezza delle necessità del nostro sistema sociale e produttivo.
Torino, 27 Ottobre 2008
Giovanna PENTENERO - Mercedes BRESSO
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La Conferenza per il diritto allo studio della Regione Piemonte
chiede alla Regione Piemonte, all'interno della Commissione unificata
e delle conferenza stato – regioni, di proporre al governo
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La revisione delle previsioni del decreto legge 154/08 circa la definizione dei piani di dimensionamento delle istituzioni scolastiche rientranti nelle competenze delle regioni e degli enti locali, in quanto lesive delle prerogative e della leale collaborazione istituzionale;
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La rideterminazione dei criteri di riorganizzazione della rete scolastica e dell'attribuzione dell'organico, individuando modalità che prevedano il coinvolgimento delle Regioni e delle Autonomie Locali, rispettose di parametri oggettivi quali la percentuale di territori di montagna e collinari, le situazioni socio-economiche e gli obiettivi di razionalizzazione già raggiunti, evitando di trasformare le economie del bilancio dello stato in maggiori oneri a carico di Regioni, Autonomie Locali e famiglie.
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Il mantenimento dell'attuale tempo scuola nelle scuole d'infanzia, primarie e per la scuola secondaria di I° grado, al fine di non pregiudicare i risultati conseguiti in questi anni a livello di qualità dell'offerta formativa e di opportunità di tempo scuola disponibile per studenti e famiglie.
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Di avviare sollecitamente una reale riforma dell'istruzione secondaria di secondo grado, che tenga conto delle esigenze di sviluppo dei territori e della prosecuzione nella formazione universitaria.
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Il sostegno all'educazione per adulti, nel quadro della riorganizzazione in CPIA, quale risorsa per favorire il lifelong learning e processi di apprendimento linguistico e integrazione di giovani e adulti di origine straniera.
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Il trasferimento delle risorse necessarie al finanziamento dei percorsi di istruzione e formazione professionale a seguito dell'impossibilità di utilizzo del Fondo Sociale Europeo.
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La rideterminazione dei tagli agli organici in modo più rispettoso delle caratteristiche e degli obiettivi di razionalizzazione già raggiunti dai diversi sistemi di istruzione regionale, e in particolar modo di quello piemontese.
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La garanzia della continuazione dei molti interventi di qualità oggi realizzati nel sistema scolastico piemontese: da quelli per la dispersione scolastica, a quelli per lo sviluppo delle competenze tecnico scientifiche, sino a quelli a favore di soggetti in condizione di maggiore difficoltà.
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La determinazione dei “Livelli Essenziali delle Prestazioni” non esclusivamente in funzione dell'orario definito per ciascun ordine e grado di scuola, ma legato al raggiungimento di obiettivi didattici, formativi e di acquisizione di competenze proprie di ciascun percorso scolastico.
Letto e approvato all'unanimità dai presenti, con astensione dell'U.S.R. del Piemonte.
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