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CRA, INEA, INRAN ed ENSE: sit in davanti al Ministero

Al rappresentante del Ministro che ha incontrato le OO.SS. è stata descritta la situazione degli enti di questo settore ed è stato chiesto di intervenire con assoluta urgenza. Aspettiamo risposte ed intanto scioperiamo il 14 novembre.

28/10/2008
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Si è svolto oggi 28 ottobre sotto la pioggia, ma non è stato per questo meno nutrito e vivace, il presidio organizzato da FLC Cgil, CISL FIR e UILPA-UR sotto il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per ricordare al Ministro le gravi difficoltà in cui si trovano i 4 enti da lui vigilati, CRA, INEA, INRAN ed ENSE ed in preparazione dello sciopero indetto per il prossimo 14 novembre.

Già nel mese di luglio le organizzazioni sindacali confederali avevano richiesto un incontro al Ministro, senza ricevere nessuna risposta. Se tale incontro fosse stato concesso il Governo, almeno nel settore dell’agricoltura e dell’alimentazione, avrebbe potuto evitare di trovarsi nella attuale difficilissima situazione con tanto personale che rischia di andare a casa.

Oggi una delegazione dei sindacati è stata ricevuta dal Capo Dipartimento delle politiche di sviluppo economico e rurale, dott. Giuseppe Nezzo, ed è a lui che è stata descritta la situazione.
Gli enti vigilati dal Ministero dell’agricoltura si trovano ad avere da anni risorse istituzionali molto scarse, sono state oggetto di una complessa riforma non ancora totalmente andata a regime ed hanno una situazione del personale assolutamente drammatica.
Infatti, il blocco ripetuto delle assunzioni e l’uso spesso scorretto delle diverse fattispecie contrattuali hanno determinato un enorme aumento del precariato: solo al CRA esistono circa 500 precari, mentre all’INEA ed all’INRAN per ogni lavoratore di ruolo ci sono circa 3 precari.
Oggi le diverse disposizioni governative obbligano ad una ulteriore riduzione della pianta organica, in alcuni di questi enti già totalmente piena, alla possibilità di richiedere assunzioni o stabilizzazioni solo nei limiti di questa e del numero di cessazioni che si sono verificate nell’anno precedente. Inoltre le suddette richieste continuano a non avere risposta.

In questo modo un numero consistente di persone che da molti anni opera negli enti resterebbe senza lavoro e solo pochissimi potrebbero divenire stabili.
Eppure sono proprio tali persone che si fanno carico, sia di reperire fondi per le attività degli enti, sia di svolgere moltissime delle attività istituzionali che lo stesso Governo chiede agli enti stessi.
Mandare a casa tali persone non porterebbe, quindi, a nessun risparmio per le risorse dello Stato, ma anzi bloccherebbe, sia le attività istituzionali sia l’arrivo di risorse da progetti.
E tutto ciò mentre si continua ad affermare che la ricerca pubblica è fondamentale per il Paese, ma anche che i settori dell’agricoltura e dell’alimentazione sono strategici per l’Italia e per tutto il mondo.

Di fronte a questo quadro ci è stato risposto con grande gentilezza che i problemi saranno posti al Ministro e che verrà data una risposta.
Abbiamo chiesto che ciò avvenga in tempi molto rapidi: aspettare ancora significa arrivare fuori tempo massimo quando non è più possibile fare nulla.
L’auspicio delle organizzazioni sindacali è che il Ministro condivida le nostre preoccupazioni e ponga al Governo quelle stesse richieste che, a nome dei lavoratori, ma anche del Paese, noi abbiamo posto a lui.

Da parte nostra le motivazioni dello sciopero del 14 novembre escono dopo questo incontro ancora più rafforzate.
Vogliamo che la ricerca pubblica continui ad esistere in Italia e che i lavoratori della ricerca ritornino ad avere un futuro.

Roma, 28 ottobre 2008

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