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La "Buona scuola tour" a Matera

Il Ministro Giannini inzucchera “La Buona Scuola” utilizzando la “Città della Cultura 2019”.

14/11/2014
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La FLC CGIL, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals regionali esprimono disapprovazione nei confronti dell’iniziativa che ha portato la Ministra Giannini a concludere il Tour di consultazione “LA BUONA SCUOLA” a Matera. I sindacati lo ribadiscono in un comunicato unitario: si tratta di un’operazione di propaganda e di utilizzo della “Città della cultura 2019” per pubblicizzare un disegno atto a promuovere un’idea di “scuola-azienda” alternativa al concetto di scuola per l’uguaglianza così come concepita dalla nostra Carta Costituzionale.

Il piano scuola proposto dal Governo Renzi non tiene conto della condizione emergenziale in cui versa il sistema scolastico determinata dai provvedimenti di mero taglio che si sono susseguiti in questi anni e della valenza dirompente e drammatica che i suddetti tagli hanno assunto in Basilicata, dal momento che hanno posto a rischio l’esistenza stessa dei soggetti che producono ed erogano istituzionalmente conoscenza. I provvedimenti attuativi infatti hanno prodotto gravi menomazioni ai capisaldi irrinunciabili dell’organizzazione del servizio scolastico: il tempo scolastico, la relazione educativa, i servizi amministrativi e ausiliari, minacciando così l’esercizio effettivo del diritto all’istruzione sancito dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali.

Il sistema scolastico lucano è stato pertanto progressivamente condizionato da alcuni specifici elementi di contesto come la riduzione del 23,5 % del personale scolastico a fronte della riduzione del 10% della popolazione scolastica, la perdita di circa 3.500 posti, il sottodimensionamento di numerose istituzioni scolastiche (44 su 141 totali), l’aumento delle percentuali di alunni che frequentano le pluriclassi (6/7 %).

Quanto riportato dal comunicato unitario delle organizzazioni sindacali è chiaro: a fronte di questa grave situazione, il piano scuola proposto dal Governo Renzi, non solo non risolve i problemi reali della scuola pubblica menomata soprattutto negli ultimi anni dagli incisivi tagli alle risorse, organici, servizi, strumenti didattici, ecc., ma intende:

  • scardinare i principi della democrazia scolastica fondata sul pluralismo e sulla libertà d’insegnamento, ponendo il personale in un rapporto di sudditanza;
  • favorire l’ingresso dei privati nella scuola e, a vantaggio delle logiche del mercato, radicalizzare la sperequazione tra indirizzi, territori e destinatari, minare l’unitarietà del sistema scolastico statale e scardinare il concetto di scuola come luogo di produzione di un sapere disinteressato;
  • introdurre un sistema competitivo basato sul “merito” che, con la competizione di un insegnante contro l’altro nella corsa ai crediti e alla progressione stipendiale, si tradurrà in una rivalità permanente fra colleghi/e e in una gerarchizzazione del corpo docenti contraria allo spirito di collegialità, condivisione e cooperazione su cui si fonda la vita scolastica;
  • potenziare un sistema di valutazione che genera un sapere standardizzato e impoverito e un abbassamento della qualità dell’istruzione;
  • equiparare la scuola pubblica alla scuola privata che, in nome di un distorto concetto di pluralismo, contravviene ad un chiaro dettame costituzionale ed al principio di uguaglianza a cui la scuola statale si ispira.

Risulta inoltre inaccettabile:

  1. l’uso strumentale e propagandistico del piano di assunzione dei precari, ai quali viene doverosamente riconosciuto esclusivamente un diritto maturato negli anni dal lavoro svolto nella scuola, diritto alla stabilizzazione peraltro già previsto dalla legge finanziaria del 2007 e imposto dall’Unione Europea.
  2. l’assenza nel documento di governo di un qualsiasi riferimento al personale ATA, agli studenti e alle studentesse e alle loro famiglie come componenti integranti, attivi e partecipi della vita scolastica.
  3. l’assenza dell’elevazione dell’obbligo scolastico a 18 anni;
  4. l’assenza di interventi sulla formazione per tutto l’arco della vita. Riteniamo invece che per riqualificare l’istruzione pubblica statale, occorrano risorse economiche aggiuntive che portino la spesa dell’Italia per istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, ossia al 6% del PIL, investendo prioritariamente sulla formazione e lo sviluppo professionale dell’insegnante e sul riconoscimento della qualità didattica raggiunta mediante le esperienze di innovazione introdotte negli istituti.

Contestualmente giudichiamo di straordinaria gravità la dichiarazione contenuta nel piano di governo di impossibilità da parte dello Stato di garantire i finanziamenti adeguati alla scuola pubblica statale. Tale dichiarazione si pone, infatti, in netto contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica. Particolarmente preoccupante appare il metodo contraffatto di consultazione diretta, plateale e pleonastica ma che, invece, mal cela di fatto, un attacco al ruolo del sindacato e alla Costituzione che ne riconosce le prerogative.

Per questo il personale della scuola, gli studenti, i genitori e i cittadini si ritroveranno sabato 15 novembre alle 10 in Piazza Sedile a Matera per un sit in di protesta.