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Dimensionamento scolastico in Basilicata: sentenza del TAR condanna la Regione

Il commento della FLC CGIL regionale di una sentenza che riconosce il corretto operato dell'Amministrazione provinciale di Matera che aveva elaborando un piano condiviso di organizzazione della rete scolastica.

31/07/2012
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A cura della FLC CGIL Basilicata

La FLC CGIL di Basilicata esprime rabbia e soddisfazione nei confronti della Sentenza del TAR che, in merito al Dimensionamento scolastico 2011/2012, ha dato ragione alla Provincia di Matera e condannato la Regione Basilicata per:

  • non aver considerato la proposta di organizzazione della rete scolastica formulata dalla Provincia di Matera con la partecipazione dei comuni interessati;
  • aver modificato il Piano di dimensionamento scolastico della Provincia di Matera in assenza di valide motivazioni e senza l’attivazione di alcuno strumento procedimentale e alcun momento di confronto tra enti pubblici.

La sentenza da ragione all’Amministrazione provinciale di Matera nella persona dell’Assessore alla Pubblica Istruzione Antonio Montemurro che, nel rispetto della norma e della trasparenza, aveva attivato un percorso di confronto tra tutte le componenti interessate (Sindaci, Sindacati, Istituzioni scolastiche, Ufficio Scolastico provinciale, ecc.) elaborando un piano condiviso di organizzazione della rete scolastica.
Contestualmente, la sentenza mette inoltre a nudo l’onirica, strumentale, incompetente, “melmosa” azione politico amministrativa relativa alle problematiche di un settore strategico come la scuola che, sottoposta già dal MIUR ad un processo di tagli vertiginosi, necessita di adeguata attenzione e rispetto.

La sentenza del TAR quindi:

  • “rende giustizia” ai genitori che giustamente si ribellarono all’insensata e assurda ostinazione dell’Assessore regionale che, travestita da falsa “esecutrice integerrima della legge”, colpiva centinaia di bambini che avrebbero perso i propri insegnanti e quindi la continuità didattica;
  • “condanna” la filosofia ricorrente e diffusa della “priorità della politica” che permette di decidere a prescindere da logiche comprensibili e condivisibili, sovvertendo, come in questo caso, un piano provinciale di organizzazione scolastica elaborato con il contributo di tutte le componenti territoriali coinvolte e previste dalla legge;
  • “condanna” la Giunta Regionale che si è permessa di modificare il Piano provinciale di dimensionamento e di portare quindi all’approvazione del Consiglio regionale il suo piano di organizzazione della rete scolastica;
  • “condanna” il Consiglio regionale che, in ragione dell’equilibrismo politico, ha sacrificato la qualità dell’offerta formativa contribuendo allo spezzatino della rete scolastica determinato dalle norme nazionali del governo di centro destra.

La sentenza rende giustizia anche alle Organizzazioni sindacali che, utilizzando tutte le forme democratiche (Sit-in, assemblee, documenti, comunicati stampa, tavoli, ecc.), costantemente avevano denunciato che i metodi, le competenze, le politiche, i provvedimenti non erano all’altezza della situazione e che di ben altro c’era bisogno per salvaguardare la scuola lucana fortemente penalizzata dai tagli ministeriali.

Purtroppo, le continue denunce sono rimaste inascoltate ed i metodi messi in atto dalla “potenza della politica” sono stati addirittura rafforzati dalla programmazione della rete scolastica per il 2012/2013 determinando conseguenze gravissime che si aggiungono alla situazione già difficile dei lavoratori della scuola e della qualità dell’istruzione pubblica lucana con:

  • la soppressione di 17 autonomie scolastiche;
  • la compromissione della continuità didattica per migliaia di alunni e studenti;
  • la costituzione di istituti comprensivi senza alcun fondamento didattico.

Anche per il prossimo anno scolastico la Regione Basilicata ha fallito perché, paradossalmente, nella determinazione delle Linee guida sul dimensionamento regionale, ha preteso l’applicazione della legge 111/11 che dispone la creazione di istituti comprensivi di almeno 1000 alunni e la conseguente cancellazione, mediante accorpamento, delle direzioni didattiche e delle scuole secondarie di primo grado mentre, contestualmente e con altre 6 Regioni (Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Umbria, Sicilia, Puglia), presentava ricorso alla Corte Costituzionale perché la suddetta legge era lesiva delle proprie prerogative.

Le contraddizioni della Regione Basilicata, sollevate per tempo dalla nostra organizzazione sindacale, sono state confermate questa volta dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 147 che ha dichiarato incostituzionale il comma 4 dell’art. 19 della Legge 111/11.
Purtroppo, anche in questa occasione siamo stati “profeti in patria” inascoltati dall’Amministrazione regionale quando abbiamo affermato che l’intervento della Suprema Corte era facilmente prevedibile in considerazione del fatto che la stessa si era già espressa su un problema analogo (sentenza n. 200 del 2009) e contestualmente abbiamo chiesto che, per salvaguardare il sistema scolastico lucano, gli interventi di programmazione delle rete scolastica avrebbero dovuto rispondere alle caratteristiche/necessità peculiari del nostro territorio regionale.

La Regione Basilicata, nell’applicare la legge 111/11 dichiarata incostituzionale dalla Suprema Corte, ha creato “mostri organizzativi” fatti passare prima come una necessità legata al rispetto della legge ed oggi come giustificazione attraverso l’esaltazione dell’Istituto comprensivo quale “valore” imprescindibile di elaborazione plurima dell’offerta formativa e della continuità didattica agli alunni.

È il caso di citare alcuni esempi di “mostri organizzativi”, quali:

  • costituzione di 4 Omnicomprensivi nella Provincia di Potenza (Infanzia, primaria, sec. I gr. e sec. II gr.) di cui tre risultano già al di sotto dei parametri dimensionali e saranno pertanto privi di Dirigente Scolastico e DSGA titolari;
  • costituzione di diversi istituti comprensivi fittizi, non in grado di assicurare la continuità educativa e didattica (Bernalda, Rionero, Matera, ecc.) perché rispondenti esclusivamente a logiche numeriche;
  • suddivisione “ragionieristica” di una scuola per costituire più istituti comprensivi (Scuola Media A. Moro di Policoro);
  • costituzione di Istituti comprensivi con un numero eccessivo di alunni (Venosa e Potenza Centro).

Alla luce di quanto sopra descritto, il Presidente della Giunta Regionale dovrebbe prendere atto delle sue responsabilità relative al fallimento delle politiche scolastiche messe in campo dalla Regione Basilicata caratterizzate da improvvisazioni, incompetenza e strumentalizzazioni storicamente incancrenite ma resesi pericolose per la tenuta del sistema scolastico lucano, già gravato da una fase di crisi complessiva e generalizzata dei servizi e prendere le conseguenti decisioni.