Riforma reclutamento, scatti stipendiali legati alla formazione. Sindacati perplessi: c’è uno sconfinamento su temi di natura contrattuale
Fabrizio De Angelis
Nel pomeriggio si è svolto l’incontro fra sindacati e il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi a proposito della riforma del reclutamento legata al Pnrr. Al momento il quadro non è molto chiaro anche se una linea generale è stata tracciata.
Il punto su cui si scatena il dibattito è quello che riguarda la “progressione stipendiale accelerata”, parallela agli scatti di anzianità. I docenti frequentanti con profitto le prove valutative intermedie, i percorsi di formazione e aggiornamento permanente selezionati e certificati dalla Scuola di alta formazione, avranno più soldi nella busta paga.
Il percorso di formazione e aggiornamento permanente è articolato in cinque gradi. Il primo grado è conseguito al termine di un percorso di durata quadriennale. Tutti i successivi gradi, dal secondo al quinto, durano cinque anni. Ogni livello si conclude a seguito di una verifica finale collegata anche a una “valutazione del miglioramento dei risultati scolastici degli alunni degli insegnanti che accedono al percorso di formazione e aggiornamento”.
Al raggiungimento di ogni livello di formazione scatta la progressione salariale prevista dalla contrattazione nazionale attualmente legata esclusivamente all’anzianità di servizio.
BOZZA RIFORMA RECLUTAMENTO
“Il confronto con i sindacati non si può ridurre a un’illustrazione di slides, si tratta di una modalità poco rispettosa che rischia di esacerbare i rapporti”, tuona Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, al termine dell’incontro.
“I temi del reclutamento e della formazione iniziale e quelli della carriera e degli incentivi vanno affrontati separatamente, perché questi ultimi due attengono alla sfera contrattuale. Quanto al merito delle questioni, – prosegue Di Meglio – i principi alla base della riforma del reclutamento possono anche essere condivisibili, e noi siamo a primi a sostenere che per la scuola secondaria va previsto un percorso di abilitazione come quello della primaria. Non siamo d’accordo, però, sulla parte transitoria, perché si delinea un iter troppo complesso rispetto alla situazione drammatica del precariato per la quale serve una procedura più snella”.
“Spero vivamente, dunque, che si provveda a separare i due argomenti – auspica il coordinatore nazionale della Gilda – e che siano coinvolti da una parte il Parlamento, al quale affidare una legge di tipo ordinario, e dall’altra i sindacati con i quali discutere al tavolo negoziale dell’Aran”.
“Si passa dalla “DEDIZIONE” alla “INCENTIVAZIONE”: venghino signori venghino a formarsi, ogni cinque anni qualche soldo in più per chi supera i test. Ai bocciati niente. Poche risorse per pochi, a rate, per step approvati da decisori esterni (i burocrati della neonata Scuola di alta formazione)“, dice il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi nel suo intervento.
“Un modo di procedere sbagliato due volte: dal punto di vista del metodo, perché non si discute di contratto presentando un decreto – legge; nel merito perché spacchettare i provvedimenti legando le risorse contrattuali (negoziali) ai processi di formazione iniziale e reclutamento (legislativi) significa sovrapporre campi che non hanno niente in comune“.
“Ministro – dice Turi – noi siamo appena usciti da un momento di grande democrazia partecipata del personale della scuola. Decine di migliaia di persone hanno espresso la loro idea di scuola. Ora si aspettano uguale rispondenza politica: superare la mistica dei concorsi e rinnovare il contratto, valorizzando il lavoro nella scuola”.
“Questo anno scolastico registra il tasso di precarietà più alto mai avuto: pensare a percorsi di stabilità professionale – ha sottolineato Turi – che passano attraverso un concorso pubblico, un contratto part-time con acquisizione di 30 cfu poi prova di abilitazione, poi anno di prova, poi valutazione, poi entrata in ruolo – è prevedere un sistema impraticabile e sbagliato perché non rispetta le persone e la loro professionalità. Un sistema burocratico, già sperimentato in questi due anni, destinato a fallire anche questo“.
“Sul reclutamento l’incontro ha visto l’illustrazione estremamente sintetica di 3 slide che hanno schematizzato la riforma. Nessun testo di legge è stato presentato, quindi le caratteristiche della proposta rimangono complessivamente molto fumose. Il principale problema del modello proposto riguarda, per quello che possiamo intuire, l’assenza totale di un collegamento tra formazione e accesso all’assunzione a tempo indeterminato. Una questione che nel caso dei precari è cogente, tanto che l’unica strada che gli si prospetta è il concorso a quiz“, tuona anche Francesco Sinopoli, segretario generale Flc Cgil.
“Mentre sulla carriera dei docenti – aggiunge il sindacato Flc Cgil –il Ministro Bianchi ha illustrato l’introduzione di un nuovo sistema da realizzare con il decreto: una proposta indecente che la FLC CGIL ha subito rigettato come irricevibile. Siamo di fronte infatti, alla solita invasione delle materie contrattuali dove, senza peraltro parlare di risorse, si vorrebbe introdurre per legge, saltando il tavolo negoziale, una serie di misure come accelerazione di carriera e formazione per il cosiddetto “middle management” e l’introduzione di nuove figure professionali“.
Critico anche Marcello Pacifico, presidente Anief: “Il Governo intende assumere 70 mila precari entro il 2024 attraverso un canale di reclutamento con tre accessi dopo la laurea magistrale o ciclo unico (anno di formazione iniziare e prova di abilitazione o 30 CFU o 36 mesi di servizio) a un concorso pubblico“.
Secondo Pacifico: “C’è bisogno di una diversa gestione della fase transitoria e di un sistema a regime più snello per svecchiare la classe docente. I posti attualmente scoperti sono più di 165 mila sui 211 mila contratti censiti a dicembre”.
“Bisogna estendere il doppio canale di reclutamento dalle Gae alle GPS per evitare che nel prossimo biennio ci siano ancora migliaia di cattedre autorizzate per le immissioni in ruolo ma andate scoperte per concorsi a crocette“, conclude Pacifico.
“Ancora una volta -dichiara Elvira Serafini, Segretario Generale dello Snals-Confsal- restiamo sorpresi nel verificare uno sconfinamento in materie che riguardano strettamente il rinnovo del contratto collettivo nazionale, in nome del rispetto del PNRR. Che fine ha fatto il Patto per la scuola al quale noi attribuiamo ancora un grande valore, ma che non è considerato altrettanto importante da parte del Ministero?”
“Possiamo solo considerarlo come un primo momento di discussione -prosegue Serafini. Anche sulla parte più strettamente attinente al reclutamento, i passaggi previsti relativamente alla fase transitoria sono troppo macchinosi e non ci sembrano risolutivi rispetto alle reali necessità di un rapido inserimento del personale precario nel sistema. Così come dalle slide non si evince nulla sulle tipologie di concorsi previsti per l’inserimento in ruolo. Abbiamo appena visto pochi giorni fa il fallimento dei concorsi a crocette”.
Anche l’associazione nazionale presidi era presente all’incontro: “l’ANP ha sottolineato come l’intelaiatura generale dell’emanando provvedimento di legge riguardi da vicino anche la dirigenza scolastica. Il reclutamento dei docenti e le loro competenze, infatti, rappresentano questioni attinenti al funzionamento del sistema scolastico con ricadute assai significative sulla sua organizzazione“.
“Circa gli sviluppi di carriera prefigurati dai percorsi illustrati, prosegue l’associazione presieduta da Antonello Giannelli, abbiamo evidenziato l’assenza delle elevate professionalità, così come significativamente introdotte e definite nel recente contratto di comparto delle funzioni centrali. Il provvedimento, infatti, allude a generiche funzioni di sistema rapportate, in realtà, a figure effimere che non contribuiscono a strutturare le scuole e a intercettare la volontà di mettersi in gioco dei tanti docenti che costituiscono, nei fatti, la struttura del middle management“.