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Unità-Università, la giungla del numero chiuso

Università, la giungla del numero chiuso Iniziati ieri i test d'ammissione. Gli studenti: "La Moratti calpesta il diritto allo studio" Emanuele Perugini ROMA Tra esami di ammissione...

07/09/2004
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l'Unità

Università, la giungla del numero chiuso

Iniziati ieri i test d'ammissione. Gli studenti: "La Moratti calpesta il diritto allo studio"

Emanuele Perugini

ROMA Tra esami di ammissione, ricorsi, sanatorie e tentativi di truffe, prima di scegliere quale facoltà universitaria frequentare sarà bene trovare un buon avvocato. Nei 76 atenei italiani sono infatti iniziati ieri i primi test di ammissione alle diverse facoltà universitarie. Migliaia di studenti stanno affrontando in questi giorni il primo di una lunga serie di esami, ma soprattutto rischia di essere il primo di una lunga serie di abusi che con la riforma Moratti rischiano di moltiplicarsi. Nella sola facoltà di medicina di Genova, per esempio, le domande presentate sono state 900 per soli 230 posti disponibili. Al Policlinico Gemelli di Roma invece c'è stato un vero e proprio boom delle domande: 3468 per solo 222 posti disponibili. E anche nelle altre sedi il panorama è lo stesso. Migliaia di domande poche centinaia i posti a disposizione. A Napoli la situazione più esplosiva. Per i 150 posti del secondo ateneo si sono presentati in 1500, mentre per i trecento disponibili alla Federico II sono stati 3000 i candidati. Un rapporto di uno su dieci. Normale che proprio da Napoli partisse la protesta degli studenti contro il numero chiuso. In duecento hanno infatti manifestato contro questo sistema di selezione. "Bisogna lottare contro il numero chiuso di oggi - hanno spiegato infatti i coordinatori dell'iniziativa, Ciro Troise e Andrea Genovese, di UdS e UdU -, ma anche contro il pericoloso disegno del Ministro Moratti che vuole due modelli di università: uno per le élite del paese, l'altro teso ad alimentare la domanda di precarietà del mercato del lavoro".
Acqua alla gola Il problema è proprio questo la limitazione dell'accesso allo studio e alla formazione superiore. Da quando sono stati introdotti per restringere il numero di iscritti nelle facoltà di medicina nel 1990, infatti questi esami di ammissione si sono estesi a macchia d'olio e ora sono parecchie le facoltà che li utilizzano. Con un grave pregiudizio per il diritto allo studio riconosciuto ad ogni singolo cittadino. Ne sono un esempio la facoltà di scienze politiche all'Università di Roma Tre e quello introdotto all'Università Statale di Milano per la facoltà di lingue. "In realtà è accaduto che, dopo l'approvazione del documento dei requisiti minimi con il famoso bollino rosso della Moratti - ha spiegato Daniele Giordano, segretario nazionale dell'Unione degli Universitari -, tutti quei corsi con strutture e docenti insufficienti rispetto al numero degli iscritti o sdoppiano il corso o sono costretti a reinserire il numero programmato pena riduzione dei finanziamenti statali". "Invece che continuare a negare l'accesso al diritto allo studio tagliando fondi alle università e ai ricercatori, sarebbe molto meglio ampliare la loro offerta formativa e garantire a tutti il diritto allo studio", ha spiegato Flaminia Saccà responsabile della ricerca dei Ds.
La macchina dei potenti Non solo, ma anche nelle facoltà in cui il criterio di selezione appare più giustificato per ragioni squisitamente organizzative - numero di posti per i laboratori - chi ha sostenuto l'esame con merito rischia di vedersi affiancato da studenti che invece hanno avuto solo il merito di saper fare un ricorso al Tar e di vedere la propria situazione sanata grazie ad uno speciale decreto legge varato ad hoc. "La tecnica attuale - spiega Giordano - è fare ricorso, ottenere dai Tar (Tribunali amministrativi regionali) una sospensiva e sperare che nel frattempo arrivi una sanatoria dal Parlamento. L'assurdo risiede nel fatto che il Parlamento ha prima approvato una legge che legalizza il numero chiuso per alcuni corsi e poi sotto la spinta di lobby di potere - magari è rimasto escluso il figlio di qualche "potente" - sana chi si è potuto permettere un ricorso, ha ottenuto una sospensiva, ha contestualmente convinto il proprio Rettore a far rimanere lo studente iscritto in attesa di sentenza definitiva ed ha attivato tutte le classiche forme di lobbyng. Con il risultato di discriminare anche tra chi è stato già discriminato".
Il business dei ricorsi Di fatto è quello che è accaduto a luglio di quest'anno quando il Parlamento ha approvato un disegno di legge presentato dal centrodestra in cui si è sanata la posizione di quelli che avevano fatto ricorso al Tar in cui si chiedeva di sanare. E proprio quello dei ricorsi al Tar è diventato un vero e proprio business. "Vincere i ricorsi è diventato molto più difficile, ma contemporaneamente è fiorito un vero e proprio mercato sul numero chiuso orchestrato da aziende senza scrupoli che, mentendo sulle possibilità di riuscita, hanno continuato anche quest'anno a pubblicizzare la possibilità di ricorrere al Tar chiedendo ai malcapitati somme di denaro altissime" ha spiegato Giordano.
Che gli esami di selezione non siano la soluzione per la crisi dell'Università Italiana, lo dicono anche i Rettori degli Atenei. "Sarebbe meglio - ha spiegato Piero Tosi, presidente della Conferenza dei Rettori e rettore dell'Università di Siena - lavorare di più e meglio sull'orientamento degli studenti invece che su una selezione sempre discutibile".


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