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Unità-Riforme, gioco dell'Oca-di Nicola Tranfaglia

29.12.2002 Riforme, gioco dell'Oca di Nicola Tranfaglia Per capire la partita politica e istituzionale che si sta giocando in questo momento a proposito delle riforme istituzionali e della re...

29/12/2002
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l'Unità

29.12.2002
Riforme, gioco dell'Oca
di Nicola Tranfaglia

Per capire la partita politica e istituzionale che si sta giocando
in questo momento a proposito delle riforme istituzionali e della recente sortita di Berlusconi sul presidenzialismo,é necessario fare un passo indietro e ricordare che cosa successe cinque anni fa quando si concluse nel giugno 1997 la prima parte dei lavori della commissione bicamerale presieduta da Massimo D'Alema.
In quell'occasione pubblicando le relazioni di sintesi e le prime scelte compiute,il relatore scelto per la forma di governo,Cesare Salvi,rievocava il dibattito che si era svolto nella commissione.

A proposito delle due piattaforme iniziali proposte,il semipresidenzialismo sul modello francese e il governo del premier secondo il modello inglese o quello tedesco, il relatore ricordava che a stretta maggioranza era prevalsa la prima ipotesi,partendo da un modello che "tenesse conto sia dei punti di debolezza manifestati da quel sistema nella sua stessa patria di origine,sia della necessità comunque di adattarlo alle caratteristiche e alle ragioni peculiari del nostro paese."

Infine Salvi sottolineava il fatto che nelle loro audizioni i due esperti ascoltari-il politologo Giovanni Sartori e il costituzionalista Augusto Barbera avevano entrambi insistito sull'esigenza di adottarlo,scegliendo il semipresidenzialismo,un sistema analogo a quello francese.

Quel dibattito,al di là dell'esito negativo dei lavori della Bicamerale per la precisa volontà di Berlusconi,allora all'opposizione,di rovesciare il tavolo sulla questione della giustizia(chissà perché),dice oggi due cose che non si possono dimenticare.
La prima é che c'é una connessione precisa da rispettare tra la forma di governo e la legge elettorale e che creerebbe gravi problemi procedere verso la forma del semipresidenzialismo alla francese(pur con tutte le varianti già indicate) e poi varare un sistema elettorale elettorale alla tedesca,cioé proporzionale con lo sbarramento,come lo stesso presidente del Consiglio sembra voler ipotizzare.
La seconda é che grande é la varietà di atteggiamenti delle forze politiche se devono decidere in astratta l'una o l'altra forma di revisione costituzionale anche all'interno dei due schieramenti.

Diversa é la situazione se si arriva alle ipotesi di revisione costituzionale in una situazione come é l'attuale di netta contrapposizione tra le due coalizioni e si va ad indagare come si é giunti allo scontro frontale.

Cinque anni fa era stata la maggioranza di centro-sinistra che,rifacendosi a un impegno incluso nel programma dell'Ulivo,offrì alla minoranza di centro-destra l'occasione e la sede per arrivare a un accordo complessivo sul processo di revisione.
Oggi,dopo un anno e mezzo di governo,caratterizzato da leggi di dubbia costituzionalità che hanno creato notevoli ferite non soltanto nelle forze parlamentari dell'opposizione ma anche in tutta quella parte dell'opinione pubblica che é scesa in strada per difendere i principi e i valori della costituzione,Berlusconi si é improvvisamente ricordato delle questioni istituzionali e intende vararle a spron battuto(Alleanza Nazionale ha già presentato quasi clandestinamente nei giorni precedenti al Natale il suo progetto di legge sulla forma presidenziale) senza deflettere di un passo sul suo programma di iniziativa legislativa.

Vuol farlo in altri termini continuando a non risolvere il problema centrale del conflitto di interessi,quello del dominio assoluto e incontrollato delle televisioni e dei mezzi di comunicazione di massa e mandando avanti il processo di devolution,mettendo da parte il titolo V ormai vigente della Costituzione che resta inapplicato e rischia di spaccare il paese su questioni di straordinaria importanza. Ma questo modo di procedere é difficile da accettare nell'Italia del 2002 perché rischia di creare una situazione incontrollabile.

Come si può pensare di passare al semipresidenzialismo in un paese nel quale uno solo dei leader dispone di un potere enorme in termini di risorse mediatiche ed é in grado di guidare con un grande vantaggio iniziale qualsiasi campagna elettorale ? Come si può pensare a un'autorità monocratica di governo se mancano gli strumenti a tutti i contendenti per affrontare la competizione?

Per non ricordare la volatilità del pensiero di Berlusconi sulla forma di governo:nel 1994 compare nel programma di Forza Italia il modello francese con doppio turno elettorale e sbarramento ma,dopo le elezioni,il Cavaliere afferma:"Sono per il turno unico,senza ricupero istituzionale."

Nel settembre 1995 lancia il presidenzialismo all'americana,capo del governo e dello Stato nella stessa persona.

Ma nel febbraio 1996 afferma che si può arrivare al semipresidenzialismo alla francese ma con correttivi.

Ma nell'aprile 98,al congresso di Forza Italia,rilancia il proporzionale:"Il cancellierato e una legge proporzionale con lo sbarramento al 5 % é preferibile al semipresidenzialismo della Bicamerale."

Quale é a questo punto il vero Berlusconi e con chi bisogna trattare? Non so chi possa rispondere a questa domanda.

Ha senso peraltro rivedere la Costituzione o almeno la forma di governo, se la persistenza del conflitto di interessi e il controllo dei mezzi di comunicazione pongono uno dei pretendenti in una condizione di assoluta superiorità?

Sarebbe come immaginare di muoversi in un "paese normale", quando da tutto il mondo ogni giorno i mezzi di comunicazione stranieri che non sono al suo servizio ci ricordano in maniera ossessiva che l'Italia resta fortemente anormale proprio a causa della condizione in cui vive e opera il suo primo ministro?

E' sufficiente,come il lettore può vedere,enunciare il progetto di Berlusconi per rendersi conto che ha sbagliato il momento per la sua proposta come per il contenuto della medesima. A meno che ritenga di poterlo far approvare dalle Camere fidando sulla maggioranza assoluta.

Ma in questo caso,ne siamo persuasi,la maggioranza degli italiani avrebbe buon gioco a ribaltare la decisione e ad affondare il tentativo di legge costituzionale.


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