FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3772985
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-La svolta del Quirinale

Unità-La svolta del Quirinale

di Vincenzo Vasile Quell'emendamento no: così com'è congegnato equivale a un'amnistia mascherata. Lo stop di Carlo Azeglio Ciampi, condito da un urticante richiamo alla norma della Costituzion...

20/12/2002
Decrease text size Increase text size
l'Unità

di Vincenzo Vasile

Quell'emendamento no: così com'è congegnato equivale a un'amnistia mascherata. Lo stop di Carlo Azeglio Ciampi, condito da un urticante richiamo alla norma della Costituzione che prevede il voto delle Camere a maggioranza qualificata per i provvedimenti di clemenza, è arrivato a Palazzo Chigi ieri mattina. Poche ore prima che il presidente trasformasse lo scambio degli auguri con le alte cariche dello Stato in un pubblico e perentorio altolà a "riforme" pasticciate che mettono a rischio - ha detto - "stabilità delle istituzioni" e "fondamenti" della Repubblica.

Dapprima si erano seguite le solite strade: le telefonate tra funzionari dei rispettivi uffici legislativi, i canali - una volta ben oliati - della "moral suasion". Poi il confronto di idee sempre più radicalmente distanti era avvenuto più su "per li rami" gerarchici, con colloqui tra il segretario generale Gifuni e il sottosegretario Letta. Finché, poco prima di apparire sullo stesso podio nel salone dei Corazzieri, lo stesso Ciampi non aveva brevemente confermato - è la versione più accreditata - personalmente a Berlusconi che insistere al Senato sulla norma abbuona-reati avrebbe condotto a uno scenario senza precedenti, di vera e propria crisi istituzionale. Il presidente della Repubblica si sarebbe visto costretto, infatti, a negare la firma in calce alla Finanziaria, cioè alla legge contabile su cui si basa il bilancio dello Stato, nella quale l'emendamento della maggioranza avrebbe comportato un inserimento surrettizio e devastante.

C'è chi conferma le telefonate, e dice di non sapere degli incontri; chi conferma i "vis à vis" e non sa molto di come si sia svolto il resto della storia; chi rassicura sulla cordialità dei rapporti umani; chi proprio non ci giurerebbe; chi minimizza un pressing, forse un po' meno garbato del solito; chi s'aspetta un prossimo show down. Ma è andata così, tranne qualche dettaglio trascurabile che rimarrà nel segreto dei corridoi dei due Palazzi più potenti d'Italia, la cronaca dell'avvio della fase due del settennato di Ciampi, passata ieri sera agli archivi sotto il titolo della precipitosa marcia indietro del governo sulla norma salva-corrotti. Una provvidenziale febbriciattola del premier ha evitato l'imbarazzo di quel paio d'occasioni di apparizioni pubbliche fianco a fianco dei due presidenti, che erano previste dal calendario: il saluto al corpo diplomatico, l'incontro con l'afgano Karzai.

La tensione è palpabile. Le occasioni di attrito appaiono soltanto rinviate grazie al lavoro in extremis dai pontieri delle due "diplomazie parallele" che finora avevano assicurato - durante tre anni e mezzo - non proprio lisci la possibilità di mantener e sotto traccia distonie, screzi, sfasature tra palazzo Chigi e Quirinale.

Si prevede un caldo fine anno per effetto del rinvio al 30 dicembre - cioè a ridosso del messaggio a reti tv unificate di Ciampi - della conferenza stampa di Berlusconi. Ciampi sa rebbe intenzionato a improntare il messaggio a una chiave di colloquio cuore in mano con i cittadini, fare il bilancio dell'ormai capillare presa di contatto con le città d'Italia, riprendere i fili della sua battaglia sui valori e collegarli alla quotidianità di una situazione economica e sociale drammatica. Ma il giorno prima il premier dovrebbe esprimersi nella "sua" sala stampa di palazzo Chigi sulle "riforme" e sulle prospettive del governo. Dovrebbe cioè rispondere prevedibilmente all'esternazione chiara e netta dello stesso Ciampi contro chi vuol trasformare la Costituzione in una specie di pizza a taglio. Il presidente ha parlato chiaro: non permetterà a nessuna maggioranza di violare con una logica muscolare e aritmetica dei rapporti di forza quel corpus di principi e di valori di cui il Quirinale è il garante. Berlusconi sta rimuginando una replica. E di conseguenza lo staff di Ciampi si sta già preparando alla necessità di un'ampia rimaneggiatura del testo del discorso di Capodanno fino a pochi minuti prima della messa in onda.

Tenere botta a una vivace polemica politica è, a ben vedere, un compito nuovo per la strategia di comunicazione del Colle. Finora s'era potuto confidare nei tempi lunghi e nei toni felpati. Ma la svolta era nell'aria. Troppe richieste, troppi appelli accorati erano rimasti senza risposta. Gli archivi conservano un'impressionante cronologia. A inizio d'anno, dopo la defenestrazione di Renato Ruggiero dalla Farnesina, si avverte che qualcosa sta cambiando nei rapporti tra il Quirinale e Berlusconi. È il 1 9 marzo, data tragica, perché coincide con l'assassinio di Marco Biagi, il giorno in cui da Padova Ciampi fa capire di voler impostare su un piano di alto respiro un rapporto che può scadere nel piccolo cabotaggio. Pronuncia un forte discorso sul metodo: la politica - ammonisce - dev'essere al servizio del cittadino, bisogna assicurare garanzie reciproche a opposizione e maggioranza, se no salta e implode il modello maggioritario, il conflitto e la manifestazione del libero pensiero sono il sale della d emocrazia. L'omicidio brigatista "oscura" quelle parole. Ma il presidente nelle settimane successive in visita nelle sedi delle redazioni dei giornali locali di mezza Italia batte e ribatte sul tasto del pluralismo dell'informazione e sull'accesso democr atico al servizio pubblico radio televisivo. È del 15 giugno una lettera al governo, scritta sull'onda delle proteste di associazioni culturali e ambientaliste, che equivale a un altolà per i rischi di un'applicazione dissennata il decreto legislativo sulla Patrimonio spa. È del 23 luglio il primo messaggio alle Camere, sul tema rovente del pluralismo dell'informazione.

E poi, in altri interventi, le preoccupazioni per il "buco" nei conti del governo, per una certa minimizzazione dei costi dell'inflazione che viene da fonti governative. E ancora le pubbliche tirate d'orecchio agli euroscettici da parte di uno che se ne intende, essendo stato tra i padri dell'Euro, e svolgendo tuttora il ruolo di autorevole garante del buon nome del paese, presso le cancellerie turbate da certe altalenanti uscite del ministro "facente funzione" e dal trascinarsi dell'interim alla Farnes ina. Ma è la devolution leghista la fatidica goccia che fa traboccare il vaso della pazienza presidenziale. La Costituzione a pezzi? "Non ci sto", titola il Giornale berlusconiano tanto per far capire che dopo l'ammiccante luna di miele di tre anni e mezzo si potrebbe riservare anche a Ciampi lo stesso trattamento mediatico che fu dedicato al suo predecessore, lo Scalfaro, appunto, dei "non ci sto".

L'editoriale rispettosamente fa sapere che il massimo consenso auspicato da Ciampi come condicio sine qua non per le riforme istituzionali equivale in verità alla "paralisi". La "Padania", meno educata, padanamemte sbrigativa, non dedica una riga. Cinque tg su sette fanno scivolare l'esternazione di Ciampi in coda ai titoli. Da quelli capaci di " aprire" i notiziari con "Il fumo fa male, l'ha detto Ciampi" suona come una specie di "avvertimento". Perché in regime di conflitto di interessi tutto, drammaticamente, si tiene.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL