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Unità-La scuola Moratti ama il passato: torna il voto in condotta

Elementari, cambiano i criteri di valutazione degli alunni, compreso il comportamento. Intanto slitta di sei mesi l'uscita dei decreti attuativi La scuola Moratti ama il passato: torna il voto in c...

09/12/2004
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l'Unità

Elementari, cambiano i criteri di valutazione degli alunni, compreso il comportamento. Intanto slitta di sei mesi l'uscita dei decreti attuativi

La scuola Moratti ama il passato: torna il voto in condotta

Marina Boscaino

ROMA Come mai la Moratti, quella che mette le famiglie al centro, la maniaca dell'advertising, l'ipertrofica dell'"informazione" (a spese dei contribuenti) si è dimenticata di avvertire l'Italia di un fatto importantissimo: e cioè che il Governo ha prorogato di 6 mesi la data entro cui i decreti attuativi della riforma scolastica devono uscire? Un'omissione non da poco, e soprattutto non giustificabile da alcun punto di vista, considerando i mezzi - quelli tradizionali, ma anche i più fantasiosi (ricordiamo le celeberrime agende, per lo più rispedite al mittente) - di cui il Ministro dispone. Sarebbe bastata, per dare questa "piccola" informazione agli italiani, una rapidissima incursione nei tg, molto più breve di quelle cui ci ha abituati per celebrare le proprie gesta. E invece silenzio. Il 3 dicembre, però, con la circolare n. 85, la Moratti ci ha regalato un'ulteriore dimostrazione del suo curioso modo di procedere. Continua a credere che l'approvazione del primo decreto attuativo della riforma abbia di per sé creato ciò di cui il decreto parlava. In questa circolare, oltre a prevedere la soppressione definitiva dell'esame di quinta elementare, il Ministro si occupa della valutazione degli alunni delle scuole del I ciclo (per i nostalgici, elementari e medie; oggi primaria e secondaria di I grado). La valutazione degli alunni prefigura il famoso "passaggio dalla scuola dei programmi alla scuola dei piani di studio personalizzati". Da quanto tempo il Ministro non fa un giretto nelle scuole? Non le è giunta notizia del fatto che i piani di studio personalizzati sono rimasti lettera morta? I tutor - anch'essi etichette su contenitori vuoti - non esistono perché tanti collegi (nonostante le minacce del Ministero) si sono rifiutati di nominarli, non essendo questa figura professionale prevista dal contratto. La competenza "nella definizione dei modi, dei tempi e dei criteri di valutazione degli alunni, nonché della predisposizione degli strumenti di valutazione spetta ai docenti e alle istituzioni scolastiche autonome". La griglia interpretativa suggerita dal Ministero, però, fa riferimento agli obiettivi generali e specifici di apprendimento delineati nelle Indicazioni Nazionali allegate al primo decreto. Che sono, appunto, indicazioni e non programmi - come in realtà hanno cercato di farci credere - e pertanto non sono prescrittive, dal momento che non hanno seguito l'iter indicato dalla stessa legge delega. Quella griglia fa riferimento al portfolio che però, essendo compito del tutor, non viene compilato, come non vengono svolte le innumerevoli mansioni che al tutor venivano assegnate. Come la valutazione dei comportamenti e dell'andamento delle attività opzionali scelte dalle famiglie, anch'essa dimenticata. Inoltre si pone il problema dell'omogeneietà della valutazione sul territorio nazionale nonché dell'ampio margine di discrezionalità lasciato agli insegnanti.
In un Paese in cui la Lega non perde occasione di urlare la propria violenza xenofoba e in cui, contemporaneamente, la popolazione scolastica è sempre più costituita da bimbi extracomunitari, non è esagerato preoccuparsi. Sul ritorno del voto in condotta si è già detto anche troppo: insieme al tentativo di un ritorno al doposcuola e all'individuazione della "formazione spirituale" tra gli obiettivi dell'istruzione, esso contribuisce al salto indietro di 30 anni che il centro-destra tenta di imporre alla scuola italiana. Un Governo che da una parte non ha garantito la generalizzazione della scuola materna e che dall'altra inserisce in I elementare bambini anticipatari - magari non scolarizzati - ripristina il voto in condotta. Al quale saranno sottoposti - in egual misura - bimbi che hanno frequentato per 3 anni la scuola materna e bimbi che non ne avranno frequentato un solo giorno; o, ad esempio, bambini rom, la cui difficile integrazione non può che servirsi della scuola, che spesso li sottrae a giornate di accattonaggio; bambini difficili o con quelle difficoltà che il taglio dei posti di sostegno impone di non certificare.
A cura di insegnanti con classi sempre più affollate: loro sempre di meno, i bambini sempre di più. In una scuola che giudica - i buoni e i cattivi - invece di promuovere un processo di crescita e di apprendimento delle regole della convivenza civile.


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