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Unità: La Cgil apre alla «settimana corta». Epifani: confronto, ma senza trucchi

Il sindacato di Corso Italia chiede al governo di aprire un tavolo con le parti sociali sulla crisi. Tra i temi da affrontare anche la proposta di Sacconi sulla settimana corta. Ma le risorse sono ancora insufficienti.

23/12/2008
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l'Unità

LUIGINA VENTURELLITre condizioni che pesano come macigni. La Cgil apre alla proposta di Maurizio Sacconi sulla settimana corta, «lavorare meno per lavorare tutti», come recita lo slogan ripescato per l’occasione dalle manifestazioni operaie degli ultimi decenni. Ma lo fa con molta prudenza - chiedendo contestuali garanzie su livelli occupazionali, precariato e risorse finanziarie - per valutare le reali intenzioni di un esecutivo che finora si è mostrato «miope» di fronte alla crisi economica.

Così Guglielmo Epifani - ieri al direttivo del sindacato di Corso d’Italia - è intervenuto sull’utilizzo degli strumenti di solidarietà per mantenere posti di lavoro messi a rischio dalla recessione: «Ben venga l’avvio di un confronto con governo e imprese», purché questi strumenti «siano inseriti in un quadro di tutele che evitino il distacco dei lavoratori dai posti di lavoro, non escludano i lavoratori precari e non costituiscano una furbizia per evitare al soggetto pubblico di investire tutte le risorse necessarie».

Il piano sponsorizzato dal ministro del Lavoro - mutuato dal cancelliere tedesco Angela Merkel e fondato su una cassa integrazione a rotazione che consenta di spalmare un minor carico di lavoro su più persone, con una conseguente riduzione della retribuzione - dovrà quindi essere valutato nell’insieme delle politiche di sostegno contro la crisi industriale. Al momento il bilancio è piuttosto magro: ieri è stata istituita al Ministero del Lavoro una «task force» per la tutela dell’occupazione (composta, tra gli altri, dai presidenti di Inps, Italia Lavoro e Isfol) che dovrà coordinare tutte le attività dell’amministrazione in materia di ammortizzatori sociali.

Ma ancora mancano interventi concreti - ha denunciato la Cgil - e la riduzione del carico fiscale su pensioni e redditi da lavoro dipendente e sulle pensioni è lontana a venire. «Servono soprattutto risorse più rilevanti» ha sottolineato Epifani, che ha chiesto al governo di aprire subito un tavolo di confronto con le parti sociali e ha promosso un calendario di mobilitazioni Cgil che culminerà con una manifestazione a Roma tra la fine di marzo e l’inizio d’aprile.

Intanto, anche le altre organizzazioni sindacali si sono dette disponibili a discutere della settimana corta. «La proposta l’abbiamo lanciata noi, siamo contenti che questo tema sia ora al centro del dibattito politico e sindacale» ha dichiarato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Mentre il segretario generale dell’Ugl, Renata Polverini, l’ha definita «una strada praticabile, mai come in questo momento di crisi è importante applicare il principio di solidarietà tra lavoratori e tra gli stessi e le imprese». E Confindustria si è mostrata possibilista, ma senza grandi entusiasmi: «È una ricetta, ma non può essere nè l’unica nè la cura per tutti» ha dichiarato il vicepresidente Alberto Bombassei.

Sul punto è intervenuto anche il segretario del Pd Walter Veltroni, ridefinendo l’ordine delle priorità da affrontare nell’attuale congiuntura economica. Innanzitutto bisogna pensare ai lavoratori precari: «Non corro appresso alle proposte dei singoli ministri. La vera questione in Italia è che ci sono milioni di persone che perdono il lavoro e non hanno un euro di protezione sociale». Sugli stessi toni anche il ministro ombra dell’Economia, Pierluigi Bersani: «Sono ancora attivi gli strumenti che alludevano all’idea che per uscire dalla crisi bisognasse lavorare di più, adesso improvvisamente dicono che bisogna lavorare di meno. Consiglierei di riordinare un po’ le idee». E l’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano: «Di buone intenzioni sono lastricate le strade dell’inferno, sarebbe ora di passare ai fatti. Il Fmi ritiene le misure adottate dai governi ancora insufficienti e il governo italiano è in fondo alla classifica».

MILANO

lventurelli@unita.it


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