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Unità: Il regalo di Natale all’Università di Pisa:niente nuovi ricercatori

soldi stanziati dal ministero basteranno soltanto per i concorsi con cui regolarizzare il personale precario assunto tre anni fa

27/12/2007
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l'Unità

Idi Valeria Giglioli/ Pisa

LA SORPRESA è arrivata a Natale, come un pacco poco gradito: nessun nuovo posto da ricercatore all’Università di Pisa, nonostante l’ateneo sia stato re-incluso tra quelli che potranno beneficiare del cosidetto decreto Mussi. I finanziamenti straordinari del mi-
nistero arriveranno malgrado lo sforamento della spesa per il personale, che supera il 90% del fondo di finanziamento ordinario. E serviranno per i concorsi previsti dai contratti dei ricercatori in formazione, stipulati tre anni fa a tempo determinato con l’impegno di bandire altrettanti concorsi per posti di ruolo allo scadere del triennio. Il ministero (che ha confermato al 35% delle risorse liberate dai pensionamenti la spesa per il turnover agli atenei che hanno sforato) ha assegnato a Pisa 15 nuovi posti, che verranno integrati con altrettanti, finanziati dalla stessa università: il rettore ha annunciato di aver firmato il bando per la messa a concorso dei 30 posti complessivi. Ma i precari della didattica e della ricerca dell’ateneo pisano, che riconoscono che per i 60 ricercatori in formazione «è un diritto più che legittimo il bando di un concorso allo scadere dei tre anni di contratto», non hanno digerito questa scelta. E spiegano perché: «Il Senato accademico del 6 dicembre 2007 ha stabilito di usare la quota assegnata dal decreto per onorare gli impegni assunti tre anni fa. Eppure la delibera 489 adottata dal Senato il 26 ottobre 2004 prevedeva che la nota con cui i singoli dipartimenti avrebbero chiesto l’emanazione di uno o più bandi di ricercatori in formazione dovesse “contenere l’indicazione della risorsa per la successiva emanazione dei bandi per posti di ruolo”». Insomma, dicono i precari, i soldi per le assunzioni dovevano esserci già, ma oggi l’università fa ricorso al finanziamento straordinario per mantenere la parola data: «Resta da spiegare come e perché siano venute meno risorse già accantonate» proseguono. E puntano il dito anche sulla politica «di autopromozione che portato il numero dei professori ordinari a crescere dal 1995 ad oggi del 35% e quello dei ricercatori a ridursi del 4%». Per questo l’assemblea dei precari chiede di «evitare che la successiva tranche di finanziamenti ministeriali straordinari venga destinata tutta o in parte dal nostro ateneo ai successivi 30 ricercatori in formazione con contratto in scadenza». Il rischio, dicono, è che le risorse destinate «al reclutamento di nuovi ricercatori vengano assorbite per rimediare ad una gestione del bilancio poco trasparente». Ma l’assemblea pisana ha deciso di passare dalle parole ai fatti: le incertezze sull’uso dei finanziamenti avevano già avviato la protesta a Giurisprudenza, dove i precari hanno iniziato uno sciopero degli esami che proseguirà fino alla fine di dicembre. Non sembra improbabile però che da gennaio, quelli di altre facoltà ne seguano a rotazione l’esempio. Mentre i precari di scienze politiche hanno letto in sede di esami un comunicato di solidarietà ai colleghi già in sciopero. E se la situazione sul fronte didattica e ricerca appare assai difficile, ai precari amministrativi dell’ateneo non va meglio: sono in stato di agitazione da settembre. In ballo i tagli in bilancio alle voci che li riguardano, senza contare, spiega Daniela Fabbrini, della Flc Cgil, «che l’Università di Pisa è una delle poche che non ha ancora applicato il regolamento della stabilizzazione». E proprio la Flc ha inviato un volantino di protesta al personale dell’ateneo, in occasione dei festeggiamenti per il Natale.