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Trecento accademici: "L'università mandi avanti il progetto Pisa-Napoli"

Firme prestigiose di docenti italiani e stranieri in difesa di Barone, direttore della Normale sfiduciato da studenti e docenti interni. "L'accordo con la Federico II è positivo per il Paese e non deve essere stravolto"

07/01/2019
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la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA - Duecentottantasette accademici d'Italia e del mondo - Brescia e Catanzaro, Parigi e Shangai - chiedono che la questione dell'allargamento al Sud della Scuola Normale di Pisa, il suo sbarco a Napoli con un ingresso per tre anni nell'Università Federico II su alcune discipline, non muoia qui. Dicono, i qualificati docenti, che non può bastare l'intervento del sindaco di centrodestra di Pisa e di un gruppo consiliare a lui vicino (la Lega) a impedire che una buona idea venga strozzata in culla. I destroleghisti, timorosi che la naturale propensione a espandersi della Normale tolga risorse e valore alla sede centrale, hanno fin qui tolto potere all'accordo preso.
 
Il progetto, portato avanti dal direttore della Normale Vincenzo Barone e dal rettore della Federico II Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, prevedeva lezioni a Napoli di astrochimica, blue economy e gestione dei beni culturali 2.0. I 50 milioni di euro necessari per i tre anni di utilizzo, da parte della Federico II, del sapere della Normale e di un marchio riconosciuto nel mondo erano stati trovati a inizio dicembre nell'ultima Legge di bilancio. Il sindaco Michele Conti si è però opposto. "Pisa parla con il mondo da 208 anni e così deve restare, non è più il tempo di un'università in ogni provincia né di filiali che faranno concorrenza". Tre studenti della Scuola pisana - raccogliendo indicazioni più larghe degli universitari e di diversi docenti - hanno perfino firmato una mozione di sfiducia nei confronti del professor Barone, ora in discussione in Senato accademico.  
 
I firmatari dell'appello pro-unione, tra cui diversi nomi di peso (nell'elenco ci sono 32 docenti della Federico II di Napoli e 19 della Normale di Pisa), ora scrivono: "Con questa lettera intendiamo manifestare non solo il nostro sostegno a tale iniziativa, ma anche la meraviglia per la situazione a cui ha dato origine. La Scuola Normale Superiore di Pisa è stata istituita da Napoleone trasferendo in Italia il modello sperimentato in Francia, dove sono operanti quattro Scuole normali superiori in quattro diverse località senza che questo crei problemi di unicità o esclusività territoriali. Le quattro realtà francesi operano come massa critica, indispensabile per una moderna organizzazione della ricerca e dell'insegnamento, e si confrontano sulle rispettive qualità dell'offerta formativa e del livello scientifico internazionale raggiunto". Ancora gli accademici: "La proposta di istituire a Napoli una Scuola Normale Superiore a statuto speciale ha scatenato aspre e a nostro parere ingiustificate polemiche da parte delle amministrazioni locali e di alcuni rappresentanti locali di partiti nazionali, riguardo al rischio di furti culturali e di perdita di unicità caratterizzanti il territorio".
 
Di fronte alle opposizioni politiche, la lettera denuncia un'aggressione all'autonomia universitaria - come già detto da Eugenio Mazzarella, docente di Filosofia alla Federico II -, "prerogativa imprescindibile di ogni democrazia". E sostiene: "L'iniziativa del professor Barone, oltre ad essere supportata da un accurato e credibile piano didattico e scientifico, aveva il pregio di portare una proposta concreta per la crescita culturale dell'Italia Meridionale". A proposito della messa in discussione del direttore Barone, i 287 accademici esprimono "convinta solidarietà" e chiedono all'intera comunità scientifica "di porre in atto iniziative affinché il progetto della Scuola, qualificante e positivo per l'intera nazione, possa essere ripreso e approvato senza stravolgimenti".
 
Gli allievi della Normale di Pisa, che hanno formalizzato la contestazione interna al professor Barone - "sfiducia totale", hanno scritto nella mozione - avevano da una parte definito "campanilistiche" le prese di posizione del sindaco Conti e della giunta destro-leghista, dall'altra avevano stigmatizzato il "piglio autoritario" di Barone e l'assenza di un dibattito interno sulla questione. Critico con l'accordo Barone-Manfredi era stato un docente di Pisa come Roberto Esposito (Filosofia teoretica, collaboratore di "Repubblica"). Non contrario all'idea di due "eccellenze" confederate, ha comunque scritto: "La vicenda è partita male ed è stata gestita in maniera inadeguata sia a Pisa che a Napoli". Salvatore Settis, già direttore della Normale, ha poi sottolineato come "la finanziaria tagli un miliardo al ministero dell'Università e regali 93 milioni alla sola Napoli. Provvedimento singolarissimo".

Alla fine il connubio non si è realizzato, il direttore Barone è vicino alle dimissioni, mentre il governo - con un intervento salomonico del Miur - ha finanziato la Federico II con 50 milioni in cinque anni affinché sviluppi una scuola di specializzazione interna, una "Normale" napoletana e autonoma.


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