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Scuola, Gelmini canta vittoria: “La riforma Renzi è nostra”

Istruzione. Quando la sinistra impone le riforme della destra liberista. L'ex ministro dell'Istruzione rivendica il "patto educativo" presentato dall'attuale presidente del Consiglio. Merito, valutazione, aziendalizzazione e privati, la critica del 68. Valori "berlusconiani" applicati dal Pd

06/09/2014
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Roberto Ciccarelli

hia­ma­tela riforma Renzi-Gelmini. Per­ché ieri l’ex mini­stro dell’Istruzione Maria Stella Gel­mini, colei che ha tagliato 8,4 miliardi di euro alla scuola e 1,1 all’università nel 2008, ha assi­mi­lato il «patto edu­ca­tivo» pro­po­sto dall’attuale pre­si­dente del Con­si­glio e dal suo mini­stro dell’Istruzione Ste­fa­nia Gian­nini alla «tra­di­zione di Forza Italia».

«Alla fine il tempo ci ha dato ragione: dopo anni di bat­ta­glie per risol­le­vare un sistema edu­ca­tivo intor­bi­dito dalla coda del ’68, ora anche la sini­stra final­mente ha dovuto dare atto ai governi Ber­lu­sconi di aver agito nella dire­zione giu­sta per ripor­tare la scuola ita­liana ai fasti che merita — ha detto Gel­mini — Parole quali merito, car­riera dei docenti, valu­ta­zione, pre­mia­lità, rac­cordo scuole-impresa, modi­fica degli organi col­le­giali della scuola, sono state por­tate alla ribalta dal cen­tro­de­stra, sep­pur subendo le cen­sure e le aspre cri­ti­che da parte di sini­stra e sindacati».

Gel­mini fa torto alla «sini­stra» che nel suo lin­guag­gio viene assi­mi­lata all’attuale Par­tito Demo­cra­tico. Nel 2008, quando pre­sentò la dop­pia pro­po­sta di riforma dell’università e della scuola (la legge Aprea) il centro-sinistra era d’accordo. Ma cam­biò idea solo per­chè milioni di inse­gnanti, mae­stri, stu­denti sce­sero in piazza. Stesso discorso vale per la seconda parte di una vicenda che ter­minò con il voto in Senato del 23 dicem­bre 2010. Invece di con­te­stare il voto irre­go­lare su alcuni emen­da­menti, auto­riz­zati da una memo­ra­bile Rosi Mauro (Lega Nord) allora in pre­si­denza dell’aula, la capo­gruppo Pd Anna Finoc­chiaro si distinse per un lungo discorso auto-critico sul 68. Quello della «sini­stra» non è dun­que uno «sdo­ga­na­mento» dell’ideologia del merito e della valu­ta­zione, ma il com­pi­mento di un lungo per­corso ini­ziato nel 2006 quando a viale Tra­ste­vere c’era Fabio Mussi.

Forza Ita­lia resta scet­tica sulle coper­ture finan­zia­rie per l’assunzione di 150 mila pre­cari nel 2015, in tempi in cui il governo non rie­sce a tro­vare 416 milioni per man­dare in pen­sione i «Quota 96». «Se Renzi pensa di cavare un solo cen­te­simo da nuove tasse — sostiene Gel­mini — tro­verà in Fi un’opposizione irriducibile».

Gel­mini rie­sce anche a iden­ti­fi­care una vec­chia regola delle poli­ti­che dell’istruzione, del lavoro e della cono­scenza in Ita­lia. Le “riforme” ci sono quando è la sini­stra a stare al governo. Quella “sini­stra” che si vanta ancora di avere un rap­porto di con­cer­ta­zione o con­ti­guità con i sin­da­cati, o comun­que un potere di inter­di­zione. Senza con­tare — par­ti­co­lare non secon­da­rio — che molti degli inse­gnanti come dei pre­cari con­ti­nuano a votarla.

Nelle pros­sime set­ti­mane si capirà se reg­gerà que­sto legame con le “vestali del ceto medio”, citando il titolo dispre­gia­tivo di un’analisi in realtà clas­sica di Mar­zio Bar­ba­gli sulla scuola ita­liana negli anni Ses­santa. Ci sono altri fat­tori da con­si­de­rare. Nel 2008 il mondo dell’istruzione insorse, ma c’era al governo Ber­lu­sconi (da poco tor­nato a Palazzo Chigi) e l’anti-berlusconismo (e le cam­pa­gne anti-casta) sta­vano diven­tando la gram­ma­tica dell’opposizione.

Oggi c’è Renzi che gode di una buona salute media­tica, seb­bene gli edi­to­ria­li­sti di tutti i gior­nali non abbiano nasco­sto cri­ti­che e per­ples­sità sul suo modo di gover­nare. Nel frat­tempo l’opposizione stu­den­te­sca e sin­da­cale è stata fiac­cata, anche dalla crisi e dalla pre­ca­rietà dila­gante. Ele­menti pro­ble­ma­tici che non lasce­reb­bero, al momento, spa­zio per un movi­mento para­go­na­bile al 2008 e, ancor più, al 2010. In ogni caso, gli stu­denti medi con­fer­mano la loro prima data di con­te­sta­zione: il 10 otto­bre in cen­ti­naia di piazze in tutto il paese.


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