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Retescuole: Prove tecniche di strategia della tensione?

Pino Patroncini

13/12/2009
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Retescuole

Proprio oggi si celebra il quarantennale della strage di piazza Fontana, “oscuro” attentato in cui persero la vita 17 persone, con cui il Potere, quello di sempre, quello con la P maiuscola, volle porre termine all’Autunno Caldo, operaio e sindacale, imprimendo una svolta violenta e cruenta allo scontro sociale e politico allora in atto e dando avvio alla cosiddetta Strategia della Tensione. Da lì, per inciso, nasce la scia di sangue che troppo sbrigativamente oggi TV e giornali fanno coincidere con la nascita delle BR, le cui prime azioni cruente per la verità datano a ben 5 anni dopo.
In ogni caso a chi, come me, va ormai per i sessanta e ha vissuto quaranta anni fa quei giorni e quei fatti non può sfuggire l’analogia dei fatti successi ieri a Roma con alcuni eventi che prepararono la Strategia della Tensione.
Ieri a Roma mentre era in corso la grande manifestazione sindacale di insegnanti e lavoratori pubblici indetta dalla CGIL, con il pretesto di un divieto prenatalizio a manifestare ( per la Destra tutte le occasioni sono buone per imporre divieti!), ha avuto luogo una aggressione poliziesca preordinata (si potrebbe dire persino preannunciata: basta leggere i giornali del mattino) contro un corteo di studenti, a cui era stato negato il percorso, praticamente alle spalle della manifestazione sindacale stessa. Probabilmente è stata la più violenta delle aggressioni contro il movimento studentesco dell’Onda, da che questo è nato.
Allo stesso modo a Milano quaranta anni fa l’aggressione contro un piccolo corteo di un movimento extra-parlamentare in coincidenza con la conclusione di un comizio sindacale organizzato da CGIL-CISL-UIL in un teatro di via Larga portò a caroselli di “gipponi” (nello scontro tra due di questi perse la vita l’agente di PS Annarumma, fatto che fece alzare di molto la tensione in città) e a scontri durati alcune ore che coinvolsero gli operai presenti al comizio sindacale, nonché gli studenti della vicina Università Statale.
Il fatto di via Larga non fu in quegli anni un fatto isolato. Tentativi di questo genere furono fatti prima ed anche dopo. Con fatti di quel tipo, oltre a terrorizzare i partecipanti ( per la verità ben poco, visto che le dimostrazioni si ingrossavano anziché diminuire), il Potere, che si preparava a mettere le bombe alla Banca dell’Agricoltura, prendeva due piccioni con una fava: screditava il movimento operaio e studentesco additandolo agli occhi dell’opinione pubblica come movimento violento e faceva sì che giornali e TV parlassero degli scontri e non delle ragioni e della riuscita della protesta operaia e studentesca. In alcuni casi la provocazione fu circoscritta e isolata, in altri no. Giusto un anno dopo, il 12 dicembre 1970, un corteo di anarchici nel centro di Milano, anche qui con la scusa di una mancata autorizzazione al percorso, fu volutamente attaccato e sospinto verso un più consistente concentramento di studenti in corso alla Università Statale, dando luogo a una serata di scontri in cui perse la vita uno studente, Saverio Saltarelli, colpito da un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza di uomo.
E non è neppure un caso che proprio a proposito dei supposti ispiratori delle manifestazioni studentesche di ieri a Roma il Ministro Gelmini abbia tirato in ballo, accanto ai “consueti” centri sociali, non meglio definiti anarchici, termine che per definizione può riportare a mille o a nessuna organizzazione e che, quando è usato con dovizia e insistenza da chi ha il potere, va visto con un certo sospetto, anche da chi si definisce tale.
Ieri l’aggressione non ha avuto effetti sul corteo sindacale, li ha avuti invece, e anche abbastanza pesanti, per gli studenti: alcuni sono rimasti feriti e non leggermente. Ma il contesto in cui è avvenuta e i riferimenti politici che si sono usati non lasciano dubbi: c’è del metodo!


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