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Retescuole: Debiti e prospettive future

Stefania FAbris

30/12/2007
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Retescuole

Debiti e prospettive future

di Stefania Fabris

Le reazioni dei Collegi docenti ai recenti provvedimenti intrapresi dal Ministero, in particolare, sulla questione del recupero delle insufficienze degli studenti delle scuole superiori, evidenziano purtroppo una situazione di diffuso malessere di molti insegnanti del nostro Paese, come segnala disperatamente da giorni, fra gli altri, il collega Pascuzzi. Un malessere che non può certo essere prodotto da un’ordinanza, per quanto invisa, e che, peraltro, non potrebbe essere curato dal suo semplice ritiro, richiesto a gran voce da molti.
L'ordinanza di novembre, che personalmente ho ritenuto da subito difficilmente sostenibile non perché troppo direttiva, come dicono i sindacati che addirittura dichiarano l’invasione di campo dell’Autonomia delle Scuole, ma, al contrario, proprio perché troppo pericolosamente aperta alle mille possibili soluzioni attribuite all'autonomia stessa, è diventata un boomerang capace di mettere in luce tutta una serie di problematicità decisionali che appunto, come sostengo da tempo, l'autonomia, ha piuttosto prodotto, che non risolto. A botte di “autonomia”, la bella parola che ha traghettato la scuola pubblica verso una concezione di fatto sempre più privatistica e sregolata, abbiamo nascosto sotto i tappeti buoni di casa faccende che invece andavano/vanno affrontate non certo sotto la spinta dell'urgenza, ma con molta professionalità e con riferimenti coerenti, statali e adeguati.
Io continuo a credere che ci siano ancora buoni insegnanti in Italia, capaci di trovare insieme soluzioni a problemi tipicamente complessi come quelli dell'educazione-istruzione sulla base di dati e conoscenze scientifiche, cioè verificate, a partire da una certa idea di scuola nella nostra società. Detto questo, naturalmente anch'io ho partecipato, come penso tanti miei colleghi, ad un Collegio messo su per il rotto della cuffia, alla vigilia di Natale, con un Odg molto approssimativo e come sempre ormai pilotato dal dirigente, sostanzialmente destinato ad avere soltanto due sbocchi possibili: il primo, precotto dai sindacati di categoria, che sotto forma di mozione esprime una sorta di manleva per i prof su tutto ( noi non possiamo far niente, il problema c’è, questa non è la soluzione, non c’è tempo, non ci sono soldi, le vacanze sono importanti per tutti…), il secondo, precotto dai dirigenti, consistente, a parte qualche data più o meno scontata, in una riproduzione di tutte le possibilità di recupero previste dall’ordinanza senza alcuna scelta vera, senza alcun criterio, ma con delega in bianco ai dirigenti stessi che poi, più avanti, se proprio il governo non cadrà, se proprio Fioroni non li ascolterà, qualcosa faranno tanto per…, come d’altra parte hanno sempre fatto…, quando sapranno quanti soldi ci sono, sulla base delle eventuali insufficienze… dopo che avranno ricevuto le dovute scuse, le adeguate stellette per meriti sul campo, ecc.ecc.
Anche questa volta non ce l’abbiamo fatta: non era facile, d’accordo, Fioroni ha le sue responsabilità su modi e tempi, d’accordo, però noi, le scuole, gli insegnanti non ce l’abbiamo fatta. Perché nelle scuole il dibattito e la ricerca sulla didattica sono “al brodino caldo”, perché i sindacati perseverano sulla strada del rinvio ad oltranza dei problemi invece di sostenerci con proposte e soluzioni praticabili, oppure di lottare quando si è ancora in tempo per evitare il peggio, perché i dirigenti gestiscono le scuole secondo logiche parallele alla scuola che valorizzano tutto fuorché la professionalità dei docenti, e soprattutto perché l’autonomia non ha affatto innalzato il livello medio di professionalità dei docenti, i quali, mi dispiace dirlo, non ci credono neanche più loro, soprattutto in se stessi! O non ne hanno voglia, o non sono capaci, o si sono totalmente identificati con l’immagine dell’inetto che i media hanno propinato e che l’autonomia ha indotto rendendo le scuole ogni giorno più distanti da chi ne è protagonista, cioè appunto insegnanti e studenti. Perché insomma, signori, al di là della quota ipotetica di giovani inesperti, degli anziani alla vigilia della pensione, dei poveri precari sfigati, noi, quelli di ruolo, sui 45/55 per esempio, che siamo entrati con gli ultimi santi concorsi, che la laurea non l’abbiamo presa con il Cepu, dove siamo? Abbiamo una qualche ideuzza su come è possibile migliorare il rendimento dei nostri ragazzi?? Abbiamo ancora una qualche considerazione della nostra professionalità e di che cosa ci dovrebbe stare dietro, ad esempio, ad uno stipendio finalmente in linea con i parametri europei che tante volte invochiamo? Io penso di sì e penso anche che dovremmo decidere di fare uscire idee e considerazione dal nostro mugugno quotidiano e autistico per renderle operative, per condividerle nei collegi, per imporle attraverso gruppi forti all’attenzione dei dirigenti. Avremmo potuto farlo, in questa occasione, come in altre nel passato, ma temo che non ce l’abbiamo fatta, appunto. Siamo evidentemente pochi, oppure siamo deboli, non lo so.
Però intanto, proviamo a mettere in ordine alcune informazioni. Ci provo, a modo mio:
• I dati Ocse-Pisa del 2006, sulle competenze di literacy scientifica dei quindicenni, al di là di alcuni valori medi che sono assai poco significativi, dicono che alcune scuole vanno decisamente bene, mentre altre vanno male. Vanno bene i licei, pubblici, soprattutto al Nord, mentre emergono le forti problematicità del Sud, della scuola privata e dell’istruzione tecnico-professionale. Emerge il flop tragico della formazione professionale a gestione regionale. In questa sede non voglio entrare nel merito, mi limito solo a far notare che questo dato evidenzia problematicità, ma anche punti di forza. Quali saranno i punti di forza di un liceo pubblico del Nord? Tradizione culturale, ricchezza dei programmi disciplinari, compattezza dei curricola, autostima e stabilità del corpo docente, motivazione degli studenti, aspettative positive delle famiglie, orari di lezione contenuti, forte riferimento al gruppo-classe.
• Il sistema dei debiti e dei crediti introdotto a suo tempo, preludeva ad una graduale trasformazione della scuola superiore italiana che avrebbe dovuto abbandonare la selezione a favore dell’orientamento. Dalla compattezza dei curricola si sarebbe dovuti passare ad una modularizzazione di tutti i programmi e quindi dei percorsi che avrebbe poi avuto come logica conseguenza l’abolizione del valore legale del titolo di studio. Questa era l’idea berlingueriana/dalemiana di allora che Moratti&Cepu hanno cavalcato alla grande, grazie al cielo, senza riuscire nell’impresa. Almeno nei Licei.
• E’ stato inoculato un virus pericolosissimo che dal 2001, in forma di epidemia dal 2003, viaggia dentro la parola autonomia: personalizzazione. Gli insegnanti italiani mediamente colti in generale, ma gravemente ignoranti dal punto di vista pedagogico, soprattutto quelli dei licei, hanno iniziato a portarselo in giro, infettando a caso le loro programmazioni, i loro POF. Ma fortunatamente non l’hanno mai messo in pratica, tenendo invece sempre bene al centro i programmi, che hanno continuato a svolgere e a ossequiare, producendo insufficienze. Se infatti davvero si fosse personalizzato non si sarebbero più prodotte insufficienze se non in forma residuale, come per i ragazzi portatori di gravi disabilità clinicamente accertate.
• Dato il sistema debiti/crediti, date le insufficienze che hanno continuato a prodursi, anche in misura maggiore rispetto al passato per certe materie e realtà scolastiche, si è realizzata una soluzione di relativo lassismo che tuttavia, a mio avviso, ci ha salvato dal peggio. Perché era ed è il male minore.
• Volendo tenere in piedi almeno due modelli di scuola contemporaneamente, anche se fanno letteralmente a pugni tra loro, l’unica possibilità era quella, cercando di essere il meno ipocriti possibile…finchè possibile….
• La Moratti ha dato la “zampata” con la commissione tutta interna agli esami di Stato che ha portato il lassismo nella valutazione degli studenti ad esiti che hanno cominciato a farsi un po’ più pesanti, anche perché dal 6 regalato allo studente si è passati al programma sottoscritto dal CdC, ma non svolto, svolto in parte, fino all’ultima maturità prima di Fioroni in cui, causa scarsezza fondi per supplenze, abbiamo visto anche programmi di un anno svolti in un quadrimestre. Tutto senza controllo, coperto dalla scusa/orpello dell’autonomia.
• Nei migliori licei ha cominciato ad evidenziarsi una situazione ben nota a tutti: differenze abissali tra una sezione e l’altra dovute al destino degli individui senza alcun controllo. Rimane comunque il valore legale del titolo di studio. Le famiglie con molta fatica fanno scelte molto più calcolate: oltre al liceo, al buon nome della scuola, cercano di avere la sezione giusta per il figlio (Perché voi come genitori non lo fate?)
• Fioroni cambia la maturità e salva i licei dal baratro (avevamo già un piede nella fossa) e salva le scuole private dalla perdita di qualsiasi credibilità (che comunque per le superiori è sempre stata scarsissima): lo fa maldestramente, di corsa, ma lo fa. I presidi glielo lasciano fare perché lui lascia la via di fuga della decisione arbitraria dei consigli di classe sulle materie da escludere. Una porcheriola,sottotaciuta da tutti, ma intanto riusciamo a darci una raddrizzata. I ragazzi recepiscono immediatamente il messaggio più positivo. Sarà, non sarà, studiano di più, l’abbiamo notato tutti. Alla maturità 2007 si torna a parlare della maturità, dei programmi realmente svolti dai colleghi, dei criteri di valutazione degli scritti, dopo che negli anni morattiani si parlava solo di patente guida e test universitari.
• Fioroni abroga i debiti. Ecco, succede che Fioroni abroga i debiti. Che significa? Il sistema della scuola portatore di un corpo estraneo interno fatto di personalizzazione, modularizzazione, viene abrogato. L’anno scolastico è un anno scolastico, la classe è la classe, il programma è il programma. O sei promosso o sei respinto. Se la tua scuola può e vuole ti aiuta prima, durante o al massimo nell’estate, perché crede che la tua formazione sia un tutt’uno, che non possa essere fatta a pezzi, che l’individualizzazione didattica dei tempi e dei modi abbia un limite oltre il quale la somma finale produrrebbe un risultato diverso e più scadente. Un ritorno all’antico, al tempo del nostro liceo? Direi di sì, per certi versi, e lo direi anche con il sorriso visto che la modernizzazione governativa e pedagogica da fine anni ’90 a me non convince affatto e sta mostrando, dati alla mano, in modo piuttosto inequivocabile di dare risultati scadenti. Ci sarà un aumento della selezione? Un pochettino, delle bocciature sì, ma la logica dell’orientamento/riorientamento non dovrebbe affatto trasformare le bocciature in dispersione scolastica. I colleghi dal 6 facile per togliersi da tutto regaleranno ancora di più? In parte sì, anche questo succederà, ma tornerà ad essere centrale il Consiglio di Classe, la corresponsabilità tra colleghi, tanto più forte quanto più le discipline del curricolo orizzontale e veriticale non sono banalmente affiancate, ma sono culturalmente connesse. Andiamo incontro ad un aggravio burocratico? No, se torniamo a lavorare bene ora, se avremo di nuovo dirigenti mediamente capaci di fare i presidi…
• Se il Governo reggerà dopo la verifica di gennaio, sappiamo che la riforma della scuola superiore potrebbe essere finalmente dietro l’angolo. Ma sappiamo anche che nel ciclo primario Fioroni non ha invertito la rotta rispetto a Moratti perché il processo era troppo avanzato. E che la Moratti aveva già tutto pronto anche i programmi per i licei, oltre al progetto molto discusso sul settore tecnico-professionale, oltre alla formazione professionale a gestione regionale di cui purtroppo la Bastico è calda sostenitrice. E che è in piedi, bene o male, in tutte le Regioni, con esiti, mi sembra, per niente confortanti. Però è stato innalzato l’obbligo che è ritornato ad essere scolastico mentre alle scuole autonome è stato affidato il compito di provare a realizzarlo davvero. E nel biennio occorre trovare un diverso e specifico equilibrio tra orientamento/individualizzazione/personalizzazione.

Ora, io non voglio proporre un “raccogliamo la sfida” perché mi rendo benissimo conto che non ne abbiamo assolutamente le forze. Però dico: che scuola superiore vogliamo? Che obbligo scolastico vogliamo realizzare? Che cosa ci serve? La questione dei debiti è utile per chiarirci su alcuni aspetti o almeno per rinviare al mittente non un’ordinanza, che sappiamo già si troverà il modo di eludere ( perché lo sappiamo, via, lo sappiamo, siamo artisti italiani nel cambiar tutto per non cambiar mai niente!), ma le questioni più strutturali che l’autonomia non può e non deve risolvere a livello particolaristico accentuando quelle differenze intollerabili e anticostituzionali che di fatto già si sono prodotte in tutta Italia. Persino nei licei, persino al Nord, persino nella stessa scuola!
Concludo con le mie idee/proposte prodotte dall’Ordinanza 92:
1. Cogliamo l’occasione per recuperare una gestione più trasparente dei fondi delle scuole perché il problema con l’autonomia è che, al di là dell’opera spesso pasticciata dei colleghi RSU, all’interno delle stesse scuole non si capisce più niente sui soldi a disposizione. Chiariamoci le idee, scuola per scuola, relativamente ai fondi disponibili per recupero e sostegno sulla base almeno di quanto era stato destinato come IDEI l’anno scorso cioè la cifra sicura che non sappiamo di quanto verrà rimpolpata, ma certamente non potrà essere diminuita. Chiediamo ai sindacati di evitare discorsi fumosi e incomprensibili a favore di una consulenza chiara sul punto. Consideriamo anche le spese per il personale ATA visto che comunque le scuole dovranno aprirsi il pomeriggio e non si può più giocare sui recuperi di ferie del personale dato che questo ha diritto ad avere ore pagate di straordinario e non può recuperare mesi di ferie obbligatorie! Perché sarà ingiusto, come sostengono alcuni insegnanti, dover rinunciare ad una settimana o due di possibili ferie nel periodo estivo, ma è ancora più ingiusto essere costretti tutti ad andare in ferie due mesi senza soldi e con alle spalle un lavoro incompiuto che fa acqua da tutte le parti. Alla fine sono convinta che un po’ di soldi con cui pagare chi lavora, chi ha voglia di lavorare ci sono. Apriamo queste benedette scuole al pomeriggio come avviene in tutti i Paesi civili!!(mi riferisco ovviamente ai licei)
2. Mettiamoci al lavoro in gruppo con i colleghi dei Consigli di classe e dei Dipartimenti per procedere da un lato all’analisi dei programmi e dall’altro alla produzione di materiale didattico per il recupero. Inseriamo programmazione, lavoro in team, produzione di materiali nella attività di formazione/aggiornamento che devono assolutamente essere valorizzate e retribuite. Deve passare il messaggio che chi ha competenze e disponibilità è giusto che sia riconosciuto e pagato e quindi valorizzato nel suo contributo ai processi decisionali della scuola.
3. Studiamo bene la diversa situazione tra biennio e triennio ( discorso totalmente e vergognosamente rimosso dalle mozioni dei Collegi in “rivolta”) mettendo i colleghi del biennio nelle condizioni culturali giuste per l’innalzamento dell’obbligo scolastico. Tiriamo fuori gli obiettivi di competenza che al termine del biennio devono essere conseguiti da tutti gli alunni e quelli che sono i pre-requisiti per l’accesso a ciascun triennio considerando la possibilità di sperimentare un esame per la selezione/orientamento ai trienni di indirizzo.
4. Andiamo a recuperare dai nostri Pc e dalle nostre vecchie carte precedenti il 2000 tutte le attività che negli anni ’90 tramite progetti e iniziative, finanziate e no, abbiamo sicuramente prodotto contro la dispersione scolastica, recupero e sostegno, tutoring, supporto per il metodo di studio importantissimo e mettiamoli in rete, accidenti!!
5. Mettiamoci nell’ordine di idee di capire dai nostri ragazzi ciò di cui hanno bisogno perché non è affatto vero che tirano solo a non far niente e che non vogliono imparare! Solo ragazzi malati possono aver annientato il loro desiderio di imparare! E non è vero che le nuove generazioni non ci tengano ad un’immagine positiva di sé, delle loro conquiste, del loro impegno, ma sta a noi insegnanti contrastare le spinte distruttive così forti nei loro confronti!

Credo che se riuscissimo in questo momento, nonostante le difficoltà, ma anche grazie ad esse, ad essere realmente produttivi, creativi dal punto di vista didattico, riusciremmo a riprenderci il piacere del nostro lavoro, nella corresponsabilità con i nostri colleghi. E probabilmente ritroveremmo la forza, l’autostima per combattere le vere battaglie che dovremo affrontare per salvare la scuola pubblica, anche con le unghie e con i denti, se sarà necessario…E lo sarà.


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