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Renzi rinvia la riforma della scuola, «due mesi e mille persone in più»

Nella giornata dedicata dal partito alle «buone pratiche» della scuola, il premier annuncia: «Il 22 febbraio voglio incontrare altre 1000 persone per parlarne»

14/12/2014
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

Se non è un’ammissione di colpevolezza, poco ci manca. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi interviene alla giornata dedicata dal Pd alle buone pratiche della scuola, e la prima cosa che fa è scusarsi: «Non sono riuscito a raccontare come questa riforma sia la ragione di speranza del nostro Paese, come si giochi qui la scommessa sul futuro dell’Italia, quanto la qualità degli studenti e degli insegnanti italiano regga il confronto con l’Europa e con il mondo».

La carica dei mille

E quindi, la riforma deve ancora aspettare, almeno fino al 22 febbraio del 2015 quando, in occasione del primo anniversario del governo Renzi, il premier incontrerà «mille» rappresentanti del mondo scolastico che «avvertono questa battaglia come una battaglia propria, che entrino nel merito dei provvedimenti e che dicano: questa cosa mi riguarda troppo, non posso lasciarla al presidente del Consiglio o al sottosegretario». Perché «la riforma non la fa solo il governo, ma si fa con l’opinione pubblica, perché questa è la riforma delle persone». Tutto rinviato, dunque? E’ probabile che il governo in realtà proceda subito a gennaio, come annunciato, alla stabilizzazione dei 150 mila precari, ma che poi rimandi alla primavera la stesura del progetto di riforma della scuola nella sua interezza. Anche se il ministro Stefania Giannini rivendica che finora la consultazione ha coinvolto «due milioni di persone», di fatto sono stati 100 mila i questionari compilati e 3 mila le idee messe sul piatto, a fronte di 7,8 milioni di studenti e 800 mila prof. E allora il presidente del Consiglio riparte dagli esempi virtuosi, sparsi in tutta Italia, da «istituzionalizzare» perché non siano più «fuorilegge», ovvero troppo sperimentali e innovativi rispetto agli standard.La carica dei mille, appunto.

I «buoni esempi»

I «mille» che vuole Renzi sono quelli come Daniela Boscolo, una delle due insegnanti candidate al Golden teacher prize, che si è inventata il supermercato nel magazzino della scuola per far imparare un mestiere ai disabili; o come Daniele Manno (l’altro concorrente al premio internazionale) che da dieci anni ha messo su un incubatore di start up per gli studenti; o come Paola Petruzzelli, la dirigente dell’istituto Majorana di Bari, che in un bene confiscato alla mafia è riuscita a creare una dimora per ricevimenti dove lavorano tutti gli studenti e i cui proventi vanno alla formazione. Persone costruttive e positive, che con la loro energia potrebbero allargare il consenso intorno alla riforma. E contrastare quei «cinici e arrabbiati» che «ci chiedono di non cambiare nulla», come sottolinea la senatrice Francesca Puglisi: «Ma noi abbiamo il dovere di farlo- Ce lo chiedono il 14% di dispersione scolastica, il 42% di disoccupazione, i 5 milioni e 350 mila ragazzi che non studiano né lavorano». Questo, sottolinea il premier, significa affrontare i problemi con ottimismo, che non è l’ottimismo sterile e stupido di chi finge di ignorarli: «Ottimismo è non lasciare il futuro ai nostri avversari - cita Renzi-ma rivendicare a sé il futuro con coraggio».


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