Quei 245 milioni di finanziamenti che ingabbiano le scuole paritarie
Tre motivi rendono questi soldi improduttivi e nocivi. Prima di tutto, lo squilibrio tra educazione pubblica statale, cui si toglie la vita, ed educazione pubblica dei privati, cui si elargisce con generosità
Le scuole paritarie sono le scuole non statali, per lo più private, integrate nell’istruzione pubblica. Dar loro 245 milioni di euro può contribuire alla coesione e al futuro del Paese; ma può anche farci sprofondare nelle sabbie mobili dei vecchi vizi e dei vecchi conflitti. È questo, purtroppo, il caso del finanziamento infilato in extremis nella legge di stabilità. Tre motivi rendono questi soldi improduttivi e nocivi. Prima di tutto, lo squilibrio tra educazione pubblica statale, cui si toglie la vita, ed educazione pubblica dei privati, cui si elargisce con generosità. In secondo luogo, la coincidenza della misura con la doppia crisi dell’economia e del governo, che ingigantisce i 245 milioni e li rende di fatto una moneta per pagare il sostegno politico di chi investe in scuole paritarie, Chiesa cattolica in primis. Infine, terzo motivo, si tratta di soldi passivi, statici; la misura non risulta infatti accompagnata da nessun nuovo piano che subordini il finanziamento a migliori obiettivi e a una maggiore qualità.
Così configurati, i 245 milioni umiliano e offendono proprio i destinatari. Anzitutto chi crea e sostiene scuole non statali capaci di integrarsi nell’educazione pubblica e in particolare i cattolici. Il cui sforzo va premiato riconoscendo diritti e competenza, non elargendo favori e insinuando sospetti. Ma il prezzo più alto lo pagano le scuole paritarie stesse. Finanziarle in questo modo significa volerle in uno stato di soggezione, di minorità; ingabbiarle in consunte contrapposizioni e in vecchi «do ut des»; incatenarle ai rancori dell’opinione pubblica e alle ambizioni di questo o quel leader politico o religioso.
I prossimi 25 e 26 novembre a Roma la Federazione delle scuole cattoliche discuterà di nuova governance, di politiche pubbliche sui giovani, di formazione del personale. Da un lato i 245 milioni della legge di stabilità fotografano vizi e contrasti del passato. Dall’altro le scuole cattoliche si attrezzano per il futuro. E prefigurano un’Italia in cui di tutte le scuole pubbliche, statali e paritarie, è riconosciuta anzitutto la dignità.