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Manifesto-Università, è scontro tra Moratti e i rettori

Università, è scontro tra Moratti e i rettori Il ministro: "Sul mio ddl non ho ricevuto proposte". La replica: "Ma se non ci ha mai preso in considerazione" LAURA GENGA ROMA Costretta a parlare ...

14/10/2004
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il manifesto

Università, è scontro tra Moratti e i rettori
Il ministro: "Sul mio ddl non ho ricevuto proposte". La replica: "Ma se non ci ha mai preso in considerazione"
LAURA GENGA
ROMA
Costretta a parlare del proprio disegno di legge (quello sullo stato giuridico dei docenti) dalla marea montante delle proteste negli atenei di tutto il paese, la Moratti sembra essersi accorta giusto ieri che la sua riforma dell'università non piace proprio a nessuno. Così ha cercato di imbonire docenti, ricercatori e studenti, assicurando che il ddl "è aperto a possibili modifiche", tanto più visto che "non c'è l'intenzione di stringere i tempi". Se non avesse detto altro, forse, la sua dichiarazione non sarebbe stata accolta con tanto gelo dalla Conferenza dei rettori (Crui). Invece il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha aggiunto: "continuiamo a tenere aperto un tavolo di consultazione con la Crui e possiamo rivedere il testo del ddl, purché ci siano proposte alternative da parte del mondo accademico e scientifico". Non contenta, Moratti prosegue precisando che i ricercatori non potranno avere la qualifica di docenti, poiché sarebbe "incostituzionale" dare un titolo che si consegue a seguito di concorso, a quanti insegnano da anni - contribuendo in modo significativo ad allargare l'offerta didattica degli atenei - ma l'esame di stato non lo hanno fatto. A questo punto la replica della Crui non si è fatta attendere. "Si deve far presente - si legge infatti nel comunicato stampa dei rettori - che quasi nulla è stato finora recepito di quanto proposto dalla Conferenza dei rettori, tanto meno sui nodi sostanziali". Come a dire che un tavolo di consultazione ha motivo di esistere solo se le soluzioni indicate dalla controparte vengono prese in considerazione. Rimane del tutto aperto, incalzano i rettori, anche il problema delle risorse finanziarie necessarie alle università. Parla anche Piero Tosi, il presidente della Crui. "Dai senati accademici e dai consigli di facoltà arriva un segnale forte - dice - ossia la bocciatura del ddl Moratti e la richiesta di una riforma condivisa". Ancor più esplicito Enrico Panini, segretario della federazione dei lavoratori della conoscenza della Cgil. "Moratti - dichiara Panini - si sta rendendo responsabile della paralisi dell'università italiana". In oltre un mese di mobilitazioni in decine di atenei italiani, osserva, il ministro non ha ancora ricevuto i promotori delle proteste.

Intanto il fermento degli atenei continua a crescere. Il bersaglio principale delle proteste rimane il ddl Moratti, i nodi venuti al pettine, però sono anche altri, come la carenza di risorse e il provvedimento di modifica dell'ordinamento didattico universitario. Sono almeno 35 gli atenei mobilitati in tutto il paese, 150 le mozioni di protesta approvata da consigli di facoltà e senati accademici, decine le facoltà che hanno sospeso l'inizio delle lezioni fino al 18 ottobre. Per altri, invece, l'anno accademico è iniziato facendo lezione in piazza. Come accade a studenti e professori della facoltà di Informatica de La Sapienza, che ieri, con tanto di lavagna luminosa, hanno fatto lezione sotto la pioggia battente davanti a palazzo Chigi. Proteste creative anche a Padova, dove al termine di un'assemblea gli studenti hanno bloccato il traffico per circa un'ora. Poi ci sono una valanga di assemblee (Napoli, Lecce, Modena, Cagliari..).

Particolarmente affollata, ieri, quella de La Sapienza di Roma, a cui hanno partecipato anche parlamentari dell'opposizione e rappresentanti di Roma due e Roma tre. "Non va bene niente della riforma Moratti - ha esordito Gianni Orlandi, pro-rettore de La Sapienza e promotore dell'incontro - gli atenei pubblici non hanno investimenti adeguati, i ricercatori vengono spazzati via e il lavoro si precarizza". La deissina Flaminia Sacca conta fino a 29 anni di attesa per un contratto a tempo indeterminato. Se a questo si aggiunge la legge finanziaria, che fissa l'aumento di spesa al 2% anche per le università, imponendo di fatto una proroga del blocco delle assunzioni a tutto il 2005, la prospettiva si fa ancor più nera. Insomma, la parola per definire il futuro dell'università pubblica è dequalificazione. "Noi ricercatori - ha pormesso Marco Merafina, coordinatore nazionale della categoria - non metteremo piede in aula finché non verrà ritirato il ddl".

L'assemblea ha lanciato anche un altro allarme: non deve passare il principio per cui la ricerca su cui investire è quella che produce risultati a breve termine. La ricerca, quella vera, spiega il professor Maiani, "ha bisogno di un orizzonte ad ampio raggio". Un incontro, quello di Roma, davvero molto partecipato, in cui si sono incontrati studenti, docenti, ricercatori, personale amministrativo e parlamentari, ma anche uomini e donne che appartengono ad almeno quattro generazioni diverse. L'unica via possibile, condivisa dai "romani", ma anche da decine di altri atenei, è quella del ritiro del ddl Moratti. Altrimenti la protesta continuerà a montare. Fino a partecipare allo sciopero generale del 15 novembre insieme alla scuola, come propone la deputata del Prc Titti De Simone.


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