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Manifesto: Tagli per tutti, arrivano i regolamenti della Gelmini

Maestro unico e riduzione degli indirizzi per licei e istituti tecnici

19/12/2008
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il manifesto

Eleonora Martini
ROMA
Usa toni roboanti la ministra dell'Istruzione Mariastella Gelmini e paragona la sua «riorganizzazione delle scuole per l'infanzia, elementari, medie e superiori» niente meno che alla riforma di Giovanni Gentile del 1923. Ma a ben guardare i regolamenti attuativi del suo piano, approvati ieri dal Consiglio dei ministri, si capisce che la retromarcia a cui il governo era stato costretto dalla massiccia mobilitazione di protesta era solo uno scudo di parole dietro cui nascondere una grossa scure. Tagli su tutto: agli orari, alle discipline, agli organici e agli indirizzi di studio. L'Onda primaria e secondaria, il Pd e i sindacati (Flc-Cgil e Cobas) protestano. Le Regioni pure, tanto da far slittare l'approvazione di un altro regolamento attuativo, quello sulla riorganizzazione dei plessi scolastici prevista nella legge 133.
Nei decreti approvati ieri dal Cdm - che dovranno ora superare l'esame della Conferenza unificata delle regioni, comuni e provincie - viene innanzitutto abolito il modulo alle scuole elementari, ossia il modello didattico che prevedeva la compresenza di più docenti. E il maestro unico (o prevalente che dir si voglia) verrà introdotto obbligatoriamente dal settembre 2009 in tutte le classi e non come precedentemente annunciato solo nella prima elementare. Questo vuol dire, come ha puntualizzato la stessa ministra durante la presentazione di ieri, che tutti i bambini già abituati alle lezioni circolari con più maestre, dall'anno prossimo dovranno accontentarsi della didattica frontale di una sola docente. La scelta delle famiglie si limiterà invece al solo quadro orario: tempo scolastico a 24, 27, 30 o 40 ore. Ma si potrà ottenere il tempo pieno soltanto se l'istituto avrà a disposizione l'organico necessario. I più piccoli invece potranno essere iscritti alla scuola dell'infanzia già a due anni e mezzo e solo per loro sarà garantito il tempo pieno a 40 ore. Mentre alle medie «le due ore della seconda lingua potranno essere utilizzate per corsi di italiano per stranieri».
I decreti approvati ieri riguardano anche i licei e gli istituti tecnici, anche se per le superiori il piano entrerà in vigore dal primo settembre 2010. Secondo il governo «nei licei si passerà da 510 a 9 indirizzi», cosicché agli attuali scientifico, classico e linguistico si aggiungeranno due nuovi licei - scienze umane (le ex magistrali), musicale e coreutica (danza e musica) - e l'ampliamento dell'artistico con tre nuovi indirizzi (figurativo, design e new media). Per gli istituti tecnici il ridimensionamento prevede il passaggio da 204 indirizzi a 11, suddivisi in due macrosettori: economico e tecnologico. In questi istituti, a quanto pare, le imprese avranno più voce dei prof, visto che nel comitato scientifico scolastico potranno entrare «esperti e professionisti del mondo del lavoro». L'ultimo anno, poi, sarà occupato da uno stage in un'azienda. Infine, dal 2011 «i docenti migliori potranno ricevere un premio produttività che potrà arrivare fino a 7 mila euro». Apprezzabile almeno lo sforzo, invece, di moltiplicare il monte ore di inglese rendendolo obbligatorio per tutte le scuole di ogni ordine e grado, e potenziarlo alle medie. Meglio ancora l'idea di insegnare negli istituti tecnici una materia non linguistica in inglese.
Ma per i Cobas, che ieri hanno manifestato davanti a Montecitorio, il piano Gelmini è da bocciare senza appello perché prevede «tagli indiscriminati e modifica la struttura della scuola». La pensa così anche Maria Coscia, responsabile scuola per il Pd, che accusa: «Annunci roboanti per nascondere il taglio del prossimo anno di 42.000 docenti, di cui la gran parte nella scuola elementare». E aggiunge: «Hanno fatto un gran pasticcio: non c'è alcuna coerenza tra il piano programmatico già presentato e i regolamenti varati ieri». Dura condanna anche dal settore Conoscenza della Cgil: «La verità dei testi smaschera le tante bugie spese per raggirare l'opinione pubblica», attacca il segretario Mimmo Pantaleo che mette in luce come i «tagli previsti dalla legge 133 sono tutti confermati e si concentrano da subito sulla scuola primaria, il cui modello pedagogico e didattico fin qui realizzato viene spazzato via, per far posto al maestro unico». Per l'Flc-Cgil, come per la Gilda, non è accettabile che «a pochi giorni dall'impegno assunto dal ministro Gelmini di aprire un tavolo di confronto con i sindacati sui regolamenti applicativi della riforma», siano stati approvati «senza alcun confronto, confermando il metodo arrogante ed autoritario». Ad accusare il governo di mancanza di dialogo c'è però anche il presidente della conferenza delle Regioni, Vasco Errani, che dopo aver rimarcato come il governo abbia «svolto con noi un intervento tecnico preliminare, ma poi le cose non sono andate avanti», ha avvertito l'esecutivo: «Bisogna che ci si intenda su un punto: basta annunci roboanti, è successo già una volta e poi si è tornati indietro. Facendo così non si va da nessuna parte, lo dico nell'interesse della scuola».


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