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Manifesto-Regali di Natale per le scuole private

Regali di Natale per le scuole private Dal governo 157 milioni di euro e contratti speciali ai docenti I favori del governo Nella Finanziaria l'aumento del bonus scolastico sotto forma di maggiori...

22/12/2005
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il manifesto

Regali di Natale per le scuole private
Dal governo 157 milioni di euro e contratti speciali ai docenti
I favori del governo Nella Finanziaria l'aumento del bonus scolastico sotto forma di maggiori finanziamenti a chi iscrive i figli negli istituti privati. Previste anche forme di flessibilità per le non statali in deroga alla normativa nazionale. La protesta della Cgil
IAIA VANTAGGIATO
ROMA
Il bonus scolastico per le scuole paritarie arriverà - grazie al maxi-emendamento della finanziaria approvato alla Camera - a 157 milioni di euro. "Più del triplo di quanto stanziato - ha denunciato ieri il segretario della Flc Cgil, Enrico Panini - con la finanziaria del 2005 che alle scuole private garantiva una copertura di `soli' 49. 820. 216 euro". Si tratta - rilancia Alba Sasso, deputata Ds e componente della Commissione cultura a Montecitorio - "dell'ennesimo regalo del governo al settore dell'istruzione privata. Un regalo fatto nel momento stesso in cui pesanti tagli colpiscono, al contrario, il sistema pubblico".

Per intendersi: tagli alle spese per le supplenze brevi, per l'offerta formativa e per l'aggiornamento dei docenti. E tanto per essere più precisi: proprio grazie a questi tagli, il governo avrebbe potuto stanziare "maggiori finanziamenti in favore delle famiglie che iscrivono i figli alle scuole private".

Ma la bufera abbattutasi sulle paritarie non rigurda solo "vili" questioni di denaro: una circolare diramata negli ultimi giorni dal ministero dell'istruzione stabilisce che "il mancato rispetto degli obblighi contrattuali non costituitsce motivo di revoca del beneficio della parità". Il linguaggio è oscuro ma, in soldoni, si "limita" a dire che le scuole paritarie sono autorizzate ad assumere personale docente anche in forme diverse da quelle del contratto a tempo determinato.

Tradotto: i dirigenti scolastici non avranno più l'obbligo di applicare i contratti nazionali di lavoro al personale. "L'obiettivo è chiaro - spiega Panini - da un lato si vogliono togliere tutti i vincoli posti dalla legge 62, lasciando mano libera ai gestori; dall'altra si vogliono individuare gli strumenti per finanziare le scuole private e aggirare l'articolo 33 della Costituzione. Ormai l'attacco alla scuola è continuo e costante ed ha l'obiettivo di costruire un mercato dell'istruzione in cui il sapere è una merce e le scuole sono aziende".

Mettiamola così: c'è una legge di parità secondo la quale, dopo un periodo di transizione, il ministro dovrebbe riferire al parlamento sullo stato relativo alla sua attuazione e poi, in base al dibattito, proporre soluzioni. E invece il governo che ti fa? "Assegna solo al ministro - denuncia ancora Panini - il potere di dettare le regole che governano il sistema delle scuole non statali". Nonché di fissare i paletti necessari al riconoscimento dei titoli e alla validità dei percorsi di studio. In gioco, vien fatto di capire, c'è lo statuto e il destino delle scuole islamiche che potrebbero anche non rispondere ai requisiti minimi per essere definite, appunto, "scuole".

Ed è bufera anche tra i lavoratori Ata della scuola che ieri sono scesi in piazza per protestare contro la presentazione di un emendamento contenuto nella legge Finanziaria in discussione al Senato che - affermano - nega il diritto al riconoscimento economico del servizio prestato alle dipendenze degli enti locali. Ne danno notizia i sindacati della scuola Cgil, Cisl e Uil. Con questo provvedimento, secondo i sindacati, si "nega quanto è stato riconosciuto in sede di contenzioso legale, che ha visto prevaricare quanto sostenuto dai lavoratori". Le conseguenze per il personale, spiegano, "sono gravissime sul piano economico e colpiscono ancora una volta un settore già duramente colpito dai tagli di organico. Si tratta di un atto gravissimo che interviene con arroganza, senza prefigurare alcuna soluzione alternativa". I lavoratori Ata presenti in piazza, e gli insegnanti tecnico-pratici, "rapinati da questa decisione del governo", hanno chiesto "il ritiro dell'emendamento alla legge Finanziaria, il rispetto delle regole e dei diritti acquisiti e riconosciuti".


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