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Manifestazione nazionale dei Cobas

Il Manifesto I primi della scuola Manifestazione nazionale dei Cobas contro i tagli alla scuola pubblica e per la pace. In piazza 30 mila tra insegnanti e studenti IAIA VANTAGGIATO - ROMA C...

01/11/2001
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Il Manifesto

I primi della scuola
Manifestazione nazionale dei Cobas contro i tagli alla scuola pubblica e per la pace. In piazza 30 mila tra insegnanti e studenti
IAIA VANTAGGIATO - ROMA

Circa trentamila persone sono scese in piazza, ieri a Roma, contro la finanziaria e in difesa della pace e della scuola pubblica. Alla manifestazione nazionale indetta dai Cobas hanno partecipato docenti, personale Ata, studenti medi e universitari, esponenti del movimento no-global e di Rifondazione. Un nostalgico chopper anni '70 - con tanto di teschio, falce e estintore - ha aperto il corteo: è il simbolo, dice qualcuno, della morte dei sogni di una generazione.
Allo sciopero, secondo gli organizzatori, avrebbe aderito il 30% del personale docente mentre le piazze italiane - manifestazioni si sono svolte anche in altre sei città tra cui Bologna, Palermo e Cagliari - si sarebbero riempite di circa settantamila persone. "Se Cgil e Gilda, invece di dividere, fossero stati qui - ha commentato Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas - avremmo portato in piazza tutta la scuola".
Così non è stato. Eppure essere riusciti a non separare la battaglia in difesa della scuola dall'affermazione di una cultura di pace può essere considerato, tuttavia, già un ottimo risultato: "Siamo contro una finanziaria di guerra - ribadisce Bernocchi - che taglia le risorse per la scuola spostandole verso le spese militari - sono 3.000 i miliardi destinati dal governo al ministero della difesa - e contro una guerra che aggiunge morte a morte senza mai riuscire a contrastare la logica del terrore". E l'accostamento sta tutto racchiuso in uno slogan: "La scuola di Moratti non ci piace, ci fa star male tutti è peggio dell'antrace". Più sottile - in fondo sono insegnanti - quello rivolto al presidente del consiglio: "Silvio Berlusconi sei proprio un ignorante, altro che tre 'i', impara a legger Dante".
Si deve, insomma, sottrarre sapere alla guerra, come recita uno degli striscioni. E' questa la posizione espressa dai collettivi studenteschi universitari, una struttura a rete che comprende Rage, disobbedienti, studenti della Sapienza e di Roma Tre. E la loro "disobbedienza" ha un obiettivo concreto: la convenzione stipulata, nel giugno del '99, tra l'Alenia e il polo tecnologico della Sapienza; un accordo che consente di "indirizzare la produzione di saperi verso tecnologie di guerra e che sfugge al controllo degli organi collegiali".
In difesa di tutto ciò che è pubblico, sono scesi in piazza, ieri, anche i disobbedienti: "E' assolutamente necessario - ha detto Guido Lutrario - sostenere la battaglia di insegnanti, docenti e ricercatori così come sarà necessario manifestare, il 10 novembre, contro il Wto, la guerra e la partecipazione alla guerra. Va condivisa l'indignazione che tutte le persone oneste provano nei confronti di un governo che - di fronte alla richiesta delle organizzazioni umanitarie di sospendere i bombardamenti - manifesta a favore della guerra".
Nel mirino della protesta, gli ormai famigerati articoli 9, 11 e 13 della finanziaria: delega al governo della riforma degli organi collegiali, soppressione delle cattedre al di sotto delle 18 ore, eliminazione delle supplenze che non superino i 30 giorni, aumento dell'orario di lavoro da 18 a 24 ore settimanali. Punti sui quali - soprattutto gli ultimi due - nelle scorse settimane il ministro dell'istruzione Letizia Moratti si è detta disposta a trattare per scongiurare l'ondata di scioperi, anche se per ora si tratta solo di promesse.
Le conseguenze? Per i Cobas sono chiare. Nell'ordine: l'azzeramento del potere dei consigli di classe e d'istituto e del collegio docenti, il taglio di oltre 70.000 posti di lavoro, la definitiva espulsione dei precari dalla scuola. "Non è un caso - ha detto Bernocchi - che Moratti invece di discutere con noi sia andata ieri in Confindustria e abbia annunciato l'adozione di mille e duecento scuole da parte della confederazione degli industriali. Meglio rimanere orfani".
Ai provvedimenti presi dalla "ministra del 6%" (a tanto ammonta, in Italia, la percentuale di iscritti alle scuole private), i Cobas oppongono la richiesta di assunzione stabile di tutti i precari, il ritiro immediato del decreto che ha tagliato 18.000 posti al personale Ata, l'equiparazione degli stipendi agli standard europei, l'obbligo sino ai 18 anni con presalario a partire dai 16 e l'aumento degli stanziamenti: almeno 10mila miliardi per istituire scuole materne ed elementari a tempo pieno e su tutto il territorio.
Comincia così l'autunno caldo che, a breve, vedrà manifestare contro il governo Berlusconi anche i metalmeccanici (il 16 novembre) e il pubblico impiego (il 9). Per il 12 è, invece, previsto lo sciopero della scuola indetto da Cgil e Gilda.


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