La Cgil si mobilita sul contratto Pa
Dopo l'intesa separata di Palazzo Chigi la Cgil avvia la mobilitazione, in vista di uno sciopero dei dipendenti pubblici previsto per la prima decade di marzo.
Giorgio Pogliotti
ROMA
Dopo l'intesa separata di Palazzo Chigi la Cgil avvia la mobilitazione, in vista di uno sciopero dei dipendenti pubblici previsto per la prima decade di marzo.
L'annuncio è arrivato ieri, al termine di una riunione congiunta delle segreterie delle due categorie coinvolte, dai segretari generali della Fp-Cgil (Funzione pubblica) Rossana Dettori, e della Flc-Cgil (scuola, università e ricerca) Mimmo Pantaleo, che avanzeranno la proposta ai rispettivi organismi dirigenti. Ma la protesta potrebbe estendersi: «Si è aperta la discussione in Cgil sulla necessità di mettere in campo una forte mobilitazione – spiega Pantaleo – per ricomporre le tante iniziative a difesa dei diritti nel pubblico come nel privato e farle convergere, in nome della richiesta di una svolta radicale. L'intesa separata non parla dei precari che solo nel nostro comparto sono 300mila, che perderanno il lavoro a causa dei tagli al fondo che finanzia i loro contratti». Per il 2 aprile la Flc ha organizzato una manifestazione, mentre secondo Pantaleo lo sciopero dei dipendenti pubblici «potrebbe svolgersi nella prima decade di marzo».
Oggi, intanto, per fare il punto sulla situazione i leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, interverranno agli esecutivi nazionali delle categorie del pubblico impiego che hanno sottoscritto l'intesa. Si prevede che i pubblici dipendenti che hanno le retribuzioni congelate dal 2010 al 2013, non avranno ulteriori penalizzazioni dall'applicazione delle tre fasce di premio meritocratiche previste dall'articolo 19 del dlgs 150 del 2009, considerato il "cuore" della riforma Brunetta. In base all'intesa di palazzo Chigi solo con risorse aggiuntive derivanti dai risparmi di gestione saranno distribuiti i premi, secondo il criterio che al 25% dei più meritevoli andrà il 50%, al 50% il restante 50% e il 25% non avrà nulla. L'effetto è che nessuno avrà penalizzazioni al salario accessorio – in aggiunta al congelamento fino al 2013 delle retribuzioni, rimaste al livello del 2010 – che secondo i calcoli della Cisl vale tra i 300 e i mille euro netti per dipendente. Ma al tempo stesso i più meritevoli non verranno premiati rispetto agli altri colleghi, almeno fino a quando il Tesoro non avrà quantificato le risorse aggiuntive. Pietro Ichino (Pd) parla di «capitolazione», giudicando l'intesa un «azzeramento della riforma Brunetta», perché «a nessuno per quanto inefficiente verrà tolto un solo euro di salario accessorio».
Tornando alla Cgil che ha abbandonato il tavolo venerdì contestando la decurtazione dei salari pubblici, oltre al richiamo in cima al testo al nuovo modello contrattuale che non ha sottoscritto: «Il blocco dei salari a regime provocherà almeno 160 euro di perdita del potere d'acquisto, considerando che 1 punto di inflazione vale circa 20 euro al mese – sostiene Michele Gentile (Cgil)–. Quanto alle risorse aggiuntive, giovedì era previsto un incontro in Funzione pubblica per l'utilizzo di 24 milioni di euro, pari a circa 40 euro pro-capite, che è saltato poiché il Tesoro non sembra disponibile neppure a tirare fuori quei quattro soldi».