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Istat, un anno buio: cala il lavoro,si fugge dall’Università

L’Annuario 2013: residenti in calo (60.8milioni). Solo il 12% si laurea. L’Italia secondo Paese più vecchio d’Europa. Sette famiglie su 10 proprietarie di casa

24/12/2014
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Corriere della sera

Un Paese sempre più vecchio e meno attento all’istruzione, con i giovani in fuga dall’università e studenti in calo. Nella fotografia scattata dall’Istat nell’Annuario Statistico 2014 si legge che poco più della metà dei giovani che prendono il diploma si iscrivono all’università: nell’anno accademico 2012-2013, il 55,7%. Erano 72,6 gli immatricolati su 100 diplomati nell’anno 2003-2004, il picco più alto, che ha coinciso con con gli anni di avvio della riforma. I valori più alti per i residenti nelle regioni del Nord-ovest e in quelle del Centro (entrambe 60,2). Tre su dieci le persone che hanno un diploma di scuola secondaria superiore (29,2%), in leggera, costante crescita, dice l’Istat, mentre sono solo il 12,3% quelli che hanno conseguito un titolo di studio universitario.

Popolazione scolastica in calo

Per quanto riguarda la popolazione scolastica, la sezione Istruzione e formazione dell’Annuario conta 8.943.701 studenti iscritti all’anno scolastico 2012/2013, circa 17.500 in meno rispetto a quello precedente. Per la prima volta negli ultimi quattro anni diminuiscono gli iscritti sia alle scuole dell’infanzia (-8.817) sia alle scuole secondarie di primo grado (-12.621) mentre prosegue, anche se attenuato, il calo degli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado (-2.686). Crescono, invece, i bambini nelle scuole primarie (+6.666) e i giovani iscritti ai percorsi triennali di istruzione e formazione (+47.321). Quasi 787 mila gli alunni stranieri, poco meno del 9% degli iscritti, concentrati soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro, dove la loro presenza nelle scuole del primo ciclo sfiora il 14% degli iscritti, mentre nel Mezzogiorno non raggiunge il 3,5%. L’Istat indaga anche sulla riuscita scolastica: 5,8 studenti ogni 100 ripetono l’anno scolastico, soprattutto nel passaggio dal primo al secondo anno, dove la percentuale di alunni respinti è pari al 16,8%.

Vanno avanti le donne

La scelta di proseguire gli studi dopo le superiori coinvolge maggiormente i diplomati dei licei: fra questi, sei su dieci si dichiarano studenti a tempo pieno contro meno del 20% dei diplomati degli istituti tecnici e il 6,7% di quelli degli istituti professionali. Nel 2012 circa 297mila studenti sono arrivati al traguardo della laurea (o del diploma universitario), circa 1.400 in meno rispetto all’anno precedente (-0,5%). Le donne sono più propense a proseguire gli studi oltre la scuola secondaria (le diplomate che si iscrivono a un corso universitario sono circa 62 su 100, i diplomati appena 50) e pure a portare a termine il percorso accademico. Infatti, tra i laureati triennali e a ciclo unico (ossia tra coloro che hanno conseguito almeno un titolo di formazione universitaria), il tasso di conseguimento della laurea (laureati per 100 venticinquenni) è al 37,6% per le ragazze e al 25,2 per i coetanei. Fra coloro che hanno concluso percorsi «lunghi» (corsi di durata da quattro a sei anni e lauree specialistiche biennali) le laureate sono 24,1 ogni 100 venticinquenni e i laureati 15,7 ogni 100.

Più vecchi

Il censimento dell’Istat conta la popolazione complessiva (60.782.668 residenti nel 2013, 29.484.564 maschi e 31.298.104 femmine): oltre un milione in più rispetto all’inizio dell’anno (+1,8%) ed evidenzia un crescente aumento di tempie. Al 1 gennaio 2013 l’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione «over 65» e quella «under 14») ha raggiunto il valore di 151,4%, da 148,6% dell’anno precedente. Nell’Ue a 27 Paesi l’Italia si conferma al secondo posto, preceduta dalla Germania che ha circa 160 anziani ogni 100 giovani. Cresce la speranza di vita alla nascita: per gli uomini da 79,6 del 2012 a 79,8 anni e per le donne da 84,4 a 84,6.

Casa e lavoro

Tra gli altri spunti che inquadrano l’italiano medio, il dato che il 73,4% delle famiglie è proprietario dell’abitazione in cui vive. Il tasso di disoccupazione sale al 12,2% (da 10,7%), quello di inattività al 36,5% (da 36,3%). Il lavoro si è ridotto a 22,420 milioni, 478mila in meno rispetto al 2012, -2,1%, il numero degli occupati nel 2013. Un calo che porta il tasso di occupazione per la fascia 55-64 anni al 55,6%, «molto al di sotto del dato Ue, 64,1%».


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