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"Il presidente ha saputo ascoltarci soddisfatti delle sue osservazioni"

Elena Monticelli, 23 anni, rappresentante degli studenti: continueremo a combattere, e torneremo in piazza

31/12/2010
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la Repubblica

Questo governo non dialogherà mai con noi, non vuole ascoltare. Ma siamo una delle poche opposizioni reali nel Paese, e dopo aver risvegliato diverse coscienze vogliamo andare avanti
CORRADO ZUNINO



 

ROMA - C´era anche lei nello studio del presidente della Repubblica, dopo la marcia del 22 dicembre. All´uscita dal Quirinale, però, è rimasta fuori dalle foto di gruppo. Elena Monticelli, 23 anni, secondo anno di specialistica alla facoltà di Economia della Sapienza di Roma, militante della Rete Link. Delusa, per la firma di Napolitano?
«Ce lo aspettavamo. Il presidente della Repubblica non è chiamato a sostituire il governo, è stato l´esecutivo ad accelerare i passaggi alla Camera e al Senato senza tener conto che fuori c´erano migliaia di studenti a manifestare. Solo il fatto che Napolitano abbia sottolineato le criticità della legge per noi è una soddisfazione: le nostre indicazioni sono state ascoltate».
C´è il passaggio sulle borse di studio regionali, a rischio costituzionale.
«Il presidente ha sottolineato come quella norma, un emendamento della Lega Nord, sia razzista e incoerente con una legge che dice di favorire il merito. Ora il governo deve cancellarla dai decreti attuativi. Fin qui la Gelmini ha consentito un inedito attacco al diritto allo studio: il taglio alle borse, in un primo tempo, era arrivato al 90 per cento».
Il ddl, però, è legge dello Stato.
«Noi non lo consideriamo ancora una legge, continueremo a combatterlo sperando che venga abrogato, cancellato e si rimetta in piazza un grande dibattito sul futuro dell´università italiana. Questa riforma non parla ai nostri bisogni, mai».
Andiamo con ordine: combatterla. Come?
«Contestando i singoli decreti attuativi e costruendo dal basso proposte di statuti, ateneo per ateneo. Chiediamo a tutti i rettori di disobbedire, daremo battaglia negli organi collegiali e coltiveremo la nostra specialità: le mobilitazioni in piazza».
Quando si riparte?
«Direi metà gennaio, con i nostri percorsi: prima assemblee di facoltà, poi di ateneo».
Gennaio è un mese difficile: storicamente con l´inizio dell´anno i movimenti ripiegano dopo le impennate autunnali.
«Il fatto che a tre giorni da Natale a Roma ci fossero ventimila persone a manifestare ci dà la forza per credere nella tenuta del movimento. Certo, abbiamo l´ansia di non disperdere quello che abbiamo fatto, ma rispetto all´Onda del 2008 siamo più consapevoli».
Gennaio è anche mese d´esami.
«Noi studiamo, altroché fuoricorso. Fate un controllo: gli studenti più impegnati sono quelli che studiano di più. Sentono la responsabilità del loro impegno. Vorrei dire una cosa, poi...».
Prego.
«Questo movimento è fatto di tante ragazze, tante donne, e in questo paese non è una cosa scontata».
I verdi hanno chiesto l´abrogazione della legge Gelmini con un referendum, Idv e Sel ci stanno pensando.
«Il referendum è una delle possibilità, ma per noi resta primaria la mobilitazione».
Perché siete contro il prestito d´onore? Ci si è laureato anche Barack Obama.
«Per un Obama che ce la fa, ci sono mille studenti che non riescono a ripagare il debito. A noi piace un modello da Nord Europa: studiare dovrebbe essere un investimento dello Stato, non un debito per lo studente».
Napolitano ha chiesto al governo di tornare a parlare con tutti. Anche con chi si oppone alla "Gelmini".
«Questo governo non lo farà mai. Da quattro mesi protestiamo e loro prima ci hanno ignorato, poi definito bamboccioni e black bloc. Non vogliono ascoltare, preferiscono andare avanti comprando i voti in Parlamento».
Quindi?
«Abbiamo dato una parola come generazione: siamo una delle poche opposizioni reali nel paese e dopo aver risvegliato diverse coscienze vogliamo andare avanti».


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