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Il pasticcio del dimensionamento

Il ministero dell'istruzione ha presentato il suo piano. Emilia e Toscana devono avere più scuole. Istituti con mille alunni per centrare i risparmi di Tremonti

25/10/2011
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ItaliaOggi

di Alessandra Ricciardi  


Sono 1300 le scuole che devono essere soppresse per conseguire a pieno gli obiettivi del dimensionamento fissate con la manovra della scorsa estate. Dovranno pensarci le regioni e dovranno farlo in fretta, entro il prossimo dicembre. Una prima bozza di autoriforma che è circolata nelle scorse settimane (si veda ItaliaOggi del 27 settembre) proponeva tagli molto sostanziosi per le regioni del Sud.

Tanto da scatenare una mezza rivolta in conferenza delle regioni da parte dei governatori meridionali che si erano visti approvare (a loro insaputa?) la proposta.

Ora il ministero dell'istruzione ha presentano una sua piattaforma nel tentativo di dare uniformità al lavoro. E anche qui non mancano le sorprese, con regioni, come l'Emilia Romagna e la Toscana, che dovrebbero addirittura avere più scuole di quelle che sono in dotazione ad oggi. Insomma, un vero pasticcio, aggravato dal fatto che ogni parametro scelto quando è calato nel dato reale diventa sempre troppo stretto o troppo largo. La razionalizzazione della rete scolastica riguarda la creazione degli istituti comprensivi del 1° ciclo d'istruzione, un nuovo modello organizzativo che raggruppa scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di I grado. Obiettivo: avere istituti con non meno di mille alunni, che scendono a 500 nel caso di comuni montani e piccole isole. E così se oggi ci sono 7.210 istituzioni, con i nuovi parametri si scende a 5.910. Il risparmio? Il conseguente taglio ai posti di dirigente scolastico e di personale amministrativo.

Le regioni più colpite sono ovviamente quelle del Sud: la Campania ha punte del 45% in eccedenza ad Avellino, stessa cosa per la Calabria a Vibo Valentia, l'Abruzzo veleggia sul 20%, con Chieti a quota 30% di scuole in più. Il Lazio oscilla tra il 15% di Roma e il 21% di Viterbo. E poi la Sicilia, con il 32%, la Puglia con il 33%. Ma ci sono anche le eccezioni dell'Emilia Romagna con Modena e Ravenna, che sono a-3%, in Liguria Savona ha un -19%, -14% nella lombarda Bergamo. A Firenze un -10% di scuole, Pisa -12%. E così ci si chiede, cosa si fa in questi casi? Si compensa tra una provincia che ha meno scuole e altra che ne ha di più? Su questo il ministero dell'istruzione non dice nulla. Viale Trastevere, in una nota del 7 ottobre scorso, ha invitato i suoi direttori scolastici regionali a prendere contatti con gli enti locali perché si diano da fare con il piano di dimensionamento. Già, perché la competenza in materia è delle regioni. Ma gli effetti delle loro azioni si riflettono sul bilancio del ministero: nel caso di minori risparmi rispetto a quelli fissati da Giulio Tremonti, il ministero dell'economia taglierà i fondi all'Istruzione. Uno dei pasticci del decentramento scolastico a metà.

 


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