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I docenti in quarantena dovranno insegnare

E' arrivato dal ministero dell’Istruzione l’atteso chiarimento sulle modalità di utilizzo degli insegnanti collocati in quarantena con sorveglianza attiva o in isolamento domiciliare fiduciario

27/10/2020
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Il Sole 24 Ore

Claudio Tucci

I docenti in isolamento o in quarantena (oggi ridotta a 10 giorni) sono tenuti a svolgere le lezioni a distanza. Almeno fino a quando non ci sia una certificazione della malattia (e quindi, per legge, sono impossibilitati a svolgere temporaneamente la prestazione lavorativa).

A oltre un mese dell’avvio delle lezioni, e nel giorno, oggi, di partenza dell’ampio ricorso alle superiori alla didattica integrata digitale (almeno 75%), previsto dal Dpcm appena varato dal governo, è arrivato dal ministero dell’Istruzione l’atteso chiarimento sulle modalità di utilizzo degli insegnanti collocati in quarantena con sorveglianza attiva o in isolamento domiciliare fiduciario; situazioni che, purtroppo, si stanno moltiplicando nelle scuole a causa dell’aumento dei contagi.

La circolare dell’Istruzione ricorda, in premessa, la posizione espressa dall’Inps con il messaggio del 9 ottobre scorso, quando l’Istituto nazionale di previdenza ha evidenziato che lo stato di quarantena «non configura un’incapacità temporanea al lavoro per una patologia in fase acuta tale da impedire in assoluto lo svolgimento dell’attività lavorativa». Un chiarimento, spiega il dicastero guidato da Lucia Azzolina, che seppur riferito al settore privato, «individua uno stato inequivocabile che riguarda la persona del lavoratore». Insomma, fino all’eventuale manifestarsi dei sintomi della malattia, benché il periodo di quarantena sia equiparato, come noto, al ricovero ospedaliero, «il lavoratore non è da ritenersi incapace temporaneamente al lavoro» ed «è dunque in grado di espletare la propria attività professionale in forme diverse» (la didattica a distanza, appunto). L’intera materia sarà comunque regolata da un contratto integrato, al momento firmato da Cisl e Anief.

Oggi, come detto, da Aosta a Palermo entrano in vigore le nuove disposizioni messe a punto dall’esecutivo, ma fortemente criticate dai presidi. Le misure impattano soprattutto sui circa 2,7 milioni di studenti delle superiori.

Il rispetto della soglia minima di erogazione dell’attività in didattica digitale integrata incrementata ad almeno il 75% sta venendo rispettato essenzialmente in due modi: o una settimana di lezioni in presenza e le altre tre a casa; o una nuova modulazione settimanale, uno o due giorni a scuola, i restanti quattro o tre a distanza. I problemi maggiori si stanno avendo negli istituti tecnici e professionali, dove una fetta ampia di attività è laboratoriale, e quindi difficilmente “esportabile” da remoto.

Siamo a Firenze all’istituto alberghiero «Aurelio Saffi», circa 900 alunni provenienti da tutta la provincia fiorentina: «Io mi sono regolata così, il biennio fa due giorni a settimana in classe, il triennio un solo giorno. Tutti gli altri giorni si farà lezione da casa - ha spiegato la preside Francesca Lascialfari -. Certo, non è facile. Nei giorni a scuola si faranno soprattutto le ore di laboratorio, e a turno ci saranno giornate aggiuntive in presenza per le verifiche scritte».

In Lombardia le scuole superiori si stanno attrezzando al 100% di Dad, così come in Campania e Sicilia. A Bari molti istituti manterranno in presenza solo le prime classi e tutte le altre a casa con la didattica a distanza. Salvaguardie specifiche, in presenza, anche per i ragazzi che dovranno sostenere a giugno la maturità, e, quando possibile, per gli studenti con disabilità.

Nel Lazio, il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Mario Rusconi, evidenzia, al di la delle percentuali, 75% o 100% di lezioni on line, un problema legato alle connessioni internet: «Ci segnalano difficoltà soprattutto gli istituti che si trovano oltre il Grande raccordo anulare - ha detto -. In molti casi questi problemi riguardano gli studenti, in altri gli istituti. Mi auguro ci sia un pò di tolleranza. Non si può adoperare pugno di ferro solo con le scuole».

In Sardegna gli istituti superiori ieri erano semi-vuoti, alle prese con una non facile riorganizzazione: «Bisogna tenere conto delle regole e del monte orario della didattica in presenza, diverso da quello previsto per l’insegnamento a distanza», hanno raccontato alcuni dirigenti scolastici.

Ma le scuole sono pronte a un ritorno così ampio alle lezioni on line? Insomma. I primi bonus da 500 euro per tablet e pc per gli studenti più in difficoltà stanno partendo in questi giorni. Secondo gli ultimi dati Istat il 12% degli alunni non ha pc/tablet in casa. La situazione è molto più difficile al Sud, complici pure i ritardi strutturali a portare internet veloce in larga parte dei territori meridionali. C’è poi la formazione digitale dei docenti: secondo l’Ocse 3 insegnanti su 4 non hanno competenze base Ict.

La ministra dell’Istruzione ha risposto con un po’ di numeri: nel tempo sono stati distribuiti alle scuole un milione di tablet grazie al piano scuola digitale; a questi si devono sommare gli oltre 300mila tablet acquistati con i primi finanziamenti di marzo e più di 100mila connessioni. Con il decreto Rilancio sono stati stanziati altri 331 milioni. Basteranno a migliorare le cose?


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