Grido d'allarme dei rettori "L'Università come Pompei"
La protesta Petrocelli: "Aspettiamo dalla Regione 50 milioni". Laforgia: "Nord-Sud sono allo scontro"
di FRANCESCA SAVINO
L'Università "come Pompei, un patrimonio di storia e cultura a rischio crollo". Dall'assemblea degli Atenei del Sud riunita nel Politecnico di Bari parte il grido di dolore dell'istruzione pubblica assediata dai tagli e dal disegno di legge Gelmini, "indegno di chiamarsi riforma". Sul tavolo c'è la richiesta del ripristino dei finanziamenti del governo e l'appello agli enti locali perché i fondi promessi siano sbloccati. Ci sono i rettori che non accettano di salire sul banco degli imputati: "siamo in trincea, come i gladiatori della schola pompeiana". Ci sono i ricercatori e gli studenti che chiedono ai vertici di rimettere i propri incarichi in segno di protesta. Dopo un lungo confronto però, la parola "dimissioni" tornerà nel documento finale solo accanto al nome del ministro Gelmini.
Al fianco dei ricercatori del Crup, di tutti i sindacati e degli studenti di Link che hanno promosso l'assemblea, siedono i rettori Corrado Petrocelli e Nicola Costantino, dell'Università e del Politecnico di Bari, quello di Foggia Giuliano Volpe e del Salento Domenico Laforgia, i delegati della Basilicata e del Molise. Da tutti è già partita una linea di austerity: l'Aldo Moro ha ridotto del 20 e del 30 per cento le indennità degli organi di governo, i vertici del Politecnico hanno azzerato tutte le indennità con un risparmio di 400mila euro l'anno e sono pronti alle dimissioni se non saranno ripristinati i finanziamenti, a Foggia e Lecce sono stati avviati i piani per gestire al meglio le risorse disponibili e l'università dauna ha aperto agli sponsor per poter inaugurare l'anno accademico. "Le nostre priorità sono il blocco del disegno di legge e il reperimento immediato delle risorse: altrimenti siamo destinati a crollare" spiegano con accenti diversi le voci dell'università.
"Con questi tagli si preannuncia il commissariamento dell'intero sistema delle autonomie universitarie". Ma la voce della mobilitazione nazionale contro "la politica di smantellamento delle università pubbliche" e i privilegi alle strutture private a Bari acquista un valore diverso: "Siamo di fronte ad uno scontro tra Nord e Sud, non razziale ma economico, e per questo inconciliabile" spiega il rettore Laforgia. Qui si celebra uno dei primi incontri da quando è nata la Federazione dei sei atenei del Meridione. Francesco Leonetti, ricercatore di Farmacia, apre l'assemblea elencando i numeri della condanna. Al 17 per cento in meno del fondo di finanziamento ordinario e al taglio dell'89,5 per cento alle borse di studio a Bari si somma la minaccia di un disegno di legge che apre ai privati e toglie valore alla ricerca e al merito. "Ora dobbiamo difenderci" invita il rettore Petrocelli. Con un appello agli enti locali: "L'Università aspetta ancora 50 milioni di euro dalla Regione per l'edilizia: sono cambiati quattro assessori da quando è iniziata l'attesa. Bari è una città con 80mila universitari: perché dobbiamo elemosinare un piano per i trasporti, o assistere ala paralisi del progetto per il Campus di Valenzano ancora inserito nel piano di Area Vasta accanto a piazze o lampioni di 35 comuni?".
Lo chiede anche il rettore Volpe: "Siamo in attesa di un milione di euro dalla Provincia di Foggia che, temiamo, non arriverà mai". Dall'assemblea parte una lettera destinata al Miur, al presidente della Repubblica e ai gruppi parlamentari, assenti ieri. Il 17 novembre, intanto, l'università tornerà in piazza con lo sciopero indetto dalla Flc e la mobilitazione degli studenti