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Edscuola-Non facciamoci prendere per stanchezza!

Cosa significhi "definire il profilo educativo" nessuno lo sa più! Non era stato già sufficientemente definito nei documenti Bertagna? Chi ancora dovrà esprimersi in proposito? Chi ver...

08/08/2002
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Edscuola

Cosa significhi "definire il profilo educativo" nessuno lo sa più!

Non era stato già sufficientemente definito nei documenti Bertagna?

Chi ancora dovrà esprimersi in proposito?

Chi verrà ascoltato?

In quali ulteriori tempi e modalità?

Comunque ora è tempo di parlare, di esprimersi, perché qualsiasi cosa dovesse poi venir decisa, si potrà almeno dire di aver tentato di spiegare i motivi del no agli sconvolgimenti inutili di un segmento di scuola che sta ancora assestandosi dopo la Riforma dell'85.

I quotidiani e i tg continuano a riportare notizie sui cambiamenti: da qualcuno avranno pur appreso le novità, oppure se le inventano di sana pianta per sbalordire chi lavora nella scuola elementare?!

Su questi supercitati cinque anni si pontifica di tutto. Intanto, mentre noi docenti cominciamo ad "arrenderci", "offese/i" nella nostra professionalità conquistata in proprio durante lunghi e appassionati anni di ricerca e sperimentazione sul campo, continua ad avanzare la nube della Riforma. Siamo prossimi al diluvio: la/il maestra/o tutor sta per essere partorita/o come fosse un bel bambino che tutti vogliono e attendono con trepidazione in una famiglia (la scuola elementare attuale) che pareva sterile!

La scusa, se così si può chiamare, per la legittimazione del tutor o maestro prevalente, è che già ora ci sono tali figure nei vari moduli sparsi sul territorio.

Nessuno però spiega il perché in molti casi si sia fatto ricorso a tale espediente organizzativo per sopravvivere, nessuno spiega che uno dei motivi è stato quello di consentire la gestione più facile di gruppi classe alquanto numerosi e in via di incremento numerico; nessuno ha il coraggio di ammettere che il problema vero è sempre quello dei numeri, non certo della qualità!

Faccio un esempio: se sono una/un insegnante di lingua italiana e so che nelle mie future prime avrò dai 45 ai 50, 51, 52 bambine/i da seguire e compiti da correggere giornalmente fino alla quinta classe (alle elementari la correzione deve essere giornaliera per non perdere il contatto con le difficoltà e i progressi dei singoli negli apprendimenti), so anche che dovrò lavorare ogni notte per ore e ore che nessuno mi riconoscerà, so che mi si "incroceranno" gli occhi sui periodi involuti da sbrogliare e da raddrizzare poi il giorno successivo insieme con ogni alunna/o durante la correzione guidata e ragionata! E' ovvio che cercherò di farmi passare in collegio docenti la formula dell'insegnante prevalente, pregando che qualcun altro si faccia carico di alcune materie che a quel punto considererò residuali, non fondanti! Di "fondante" ci sarà soltanto la voglia di sopravvivere!

Ma chi ha detto che la qualità è questa, che questo è il modulo perfetto!

E, comunque, si dovrebbe almeno ricordare che finora c'è stata la libertà di scegliere, a seconda delle predilezioni dei circoli e delle/degli insegnanti, quale sistema organizzativo fosse più consono in base alle esperienze pregresse delle persone e alla volontà di interagire con le/i colleghe/i e di programmare strategie plurali d'intervento, per la qual cosa è accaduto che molte/i maestre/i, abituate/i a lavorare in collaborazione e a misurarsi con le/gli altre/i, preferissero lavorare alla pari nei team anche sacrificando tempo e vita personale.

Certo è che numeri elevati di alunne/i scoraggiano tale volontà e inducono a ricorrere alla soluzione più "comoda" della/del maestra/o prevalente, magari ammantandola di spiegazioni a sfondo psicologico!

Tuttavia le riforme si dovrebbero fare non in base al risparmio, bensì al risultato e alla valorizzazione delle esperienze positive di moduli formati da docenti alla pari con un potenziamento e una facilitazione delle stesse nel rispetto delle scelte autonome delle singole scuole.

Altra "novità" (in realtà è un ritorno a molti anni or sono) sarebbe quella della quantità di tempo scuola a disposizione del maestro tutor, le 20, 21 ore, per insegnare le materie chiamate fondamentali, leggere- scrivere- far di conto, sganciate quasi sicuramente (visti i tempi ridotti) dal modo "interattivo" (creato dalle competenze aggiornate di più persone) di concepire l'ed. motoria, la musica, l'ed. all'immagine, la storia, la geografia, gli studi sociali, ecc'con un demandare ai laboratori quell'in più che ora si faceva con la programmazione del team al completo e la partecipazione di tutte/i le/gli alunni, nessuno escluso (ora si ventila invece l'ipotesi di gruppi di alunne/i per laboratorio) integrando le varie discipline negli ambiti e collaborando con le/i colleghe/i in uno scambio- arricchimento- approfondimento che non sarà più possibile, o per lo meno, sarà più difficoltoso visto il ritorno al tuttologo che assumerà su di sé il maggior carico di responsabilità sia educativa sia didattica, relegando ai margini, per forza di cose, il peso degli altri collaboratori sulle scelte metodologiche e relazionali anche con le famiglie.

Non si capisce il perché si voglia bruciare il patrimonio già acquisito di esperienze di condivisione. Che sport è mai questo?!

Ora veniamo alle ore eccedenti le 20-21 del tutor.

Supponiamo che in qualche futuro laboratorio si insegni, per esempio, musica in maniera formalmente più corretta di quanto possa avvenire ora'Bene, apparentemente si potrebbe essere grati di ciò'tuttavia ci sono dei "ma"!

Intanto se si scegliesse la via della disciplina, della materia intesa come insieme di regole da trasmettere in un tot di ore (e con qualche risultato) non basterebbero i tempi assegnati al laboratorio per concludere alcunché di valido'Aggiungiamo poi che non sarebbe di un unico laboratorio che un bambino avrebbe bisogno per completare la propria formazione, quindi dovrebbe impegnarsi in più di uno, perciò sarebbe una toccata e fuga di tutto un po' ( senza alcun rigore, e magari con quella indulgenza così in voga se il bambino non riuscisse ad impegnarsi in nulla, indulgenza che non gli chiederebbe alcun impegno di esercitazioni extrascolastiche a casa 'per carità!).

Ho parlato di musica, ma avrei potuto scegliere informatica o inglese, disegno o danza, scienze o pittura, ecc'

Nell'attuale organizzazione non c'è stata la pretesa di insegnare la MUSICA, la DANZA, la PITTURA, l'INFORMATICA', ma c'è stata la scelta di utilizzare più stimoli interagenti fra di loro per arricchire le persone in modo che sentissero intimamente quanto tutto fosse collegato e atto a formare e a concorrere all'espressione di sé: "dentro" ogni materia le altre!

Fino ad ora ogni maestra/o del team ha approfittato delle occasioni che i linguaggi offrono per facilitare anche gli apprendimenti del leggere, dello scrivere e del far di conto. Paradossalmente, sono aiutate/i proprio le/i bambine/i in difficoltà da questo tipo di scuola in cui tre insegnanti collaborano con uguale (uguale anche in termini di tempo e dignità degli insegnamenti impartiti a tutte/i, nessuna/o esclusa/o) responsabilità didattica-educativa. Il fatto che tre diverse persone si confrontino, si interroghino, mettano a disposizione le loro professionalità differenti, ma importanti allo stesso modo, è un valore aggiunto. Non credo assolutamente che le/i bambine/i restino disorientate/i da tre figure di maestri. Anzi, forse è proprio nell'incontro continuativo con più persone che ogni alunna/o trova la sua strada all'arricchimento del sé. Sono convinta (per esperienza diretta) ormai da tempo che ognuna/o si faccia la sua nicchia affettiva scegliendo una figura tra le tre, ma proprio per questo accetti e "accolga"quanto di bello e buono c'è nelle altre due!

Comunque le/i bambine/i non sono come vengono descritte/i da alcuni psicologi (per fortuna non da tutti): esseri "tremebondi", bisognosi di un'unica (non sarebbe unica neppure nel modello Moratti! E non è il numero di ore che rende "unica" una persona!!) figura di riferimento. Anzi, quando le/i docenti sono all'altezza del loro delicato compito, le/i bambine/i sono assolutamente in grado di capirlo e di rispondere con entusiasmo commovente alle sfide del modulo e dei suoi insegnanti alla pari! Almeno, finora è stato così per molte/i bambine/i di sei anni compiuti. Non so poi cosa succederà con quelle/i di cinque!

Ma questa è un'altra storia che meriterebbe un capitolo a parte, anche se mi sembra ormai già stata scritta!

Claudia Fanti (maestra elementare)