FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3829403
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Corriere: Mussi contro le lauree ad honorem: ora regole più severe

Corriere: Mussi contro le lauree ad honorem: ora regole più severe

Il ministro ordina una stretta a tutte le università. «Dev'essere un riconoscimento davvero eccezionale»

20/12/2006
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

Beppe Severgnini

Alla centesima laurea ad honorem, in 6 mesi, il ministro Mussi ha detto stop: troppe. • A pagina 16 Fregonara

LUSINGHE E VANITÀ

«Il sistema delle lauree honoris causa s'è imbastardito» tuonava anni fa Fredrick Kelly, presidente dell'American Association of University Administrators (Aaua), attaccando un rito accademico che resisteva dal 1663. «Ormai è una questione di pubbliche relazioni, o una speranza di ricevere vantaggi dal nuovo laureato!».
In Italia non siamo messi meglio.

Lo sa chiunque abbia visto le lunghe liste (e le buffe foto) delle lauree ad honorem (come le chiamiamo noi). Il ministro competente, finalmente, se n'è accorto. Fabio Mussi, titolare dell'Università e della Ricerca, imporrà una stretta per evitare usi impropri. «Considerata la necessità di salvaguardare il prestigio del titolo accademico — si legge in una nota — il ministro ha richiesto agli Atenei l'applicazione di un'accurata valutazione dei soggetti interessati, affinché siano effettivamente in possesso dei requisiti di eccezionalità previsti dalla legge». Come dire: ragazzi, state esagerando.
Sono molti e vari i personaggi italiani che, negli ultimi anni, sono stati omaggiati con una laurea. Valentino Rossi a Urbino, Luigi Ciotti a Foggia, Renzo Arbore a Perugia, Yuri Chechi a Campobasso, Mirella Freni a Pisa, Andrea Camilleri a Milano, Giannola Nonino a Udine: sono solo i primi di moltissimi nomi che sbucano da una ricerca con Google (voci
honoris causa e ad honorem, solo pagine in italiano, 517.000 risultati).
Ottime persone, certamente meritevoli. Ma una laurea? Che motivo c'è?
La risposta è facile: la laurea
honoris causa rappresenta l'arma letale delle pubbliche relazioni, il metodo infallibile (e gratuito) per lusingare e attirare un personaggio. Invitarlo a tenere una conferenza? Banale. Offrirgli un premio? Ce ne sono talmente tanti, in Italia, che ormai bisogna supplicare i premiati. Ecco, allora, la laurea honoris causa: nessuno rifiuta la foto col tocco e la toga da mettere in ufficio, dopo che è stata pubblicata sul giornale locale.
Il ministro Mussi, quindi, troverà molti ostacoli e pochi alleati. La vanità umana è un carburante potente dovunque; in Italia, è un propellente nucleare.
In quanto alle nostre università, non sembrano covi di moralisti integerrimi (considerato, ad esempio, come si svolgono i concorsi). Come ridimensionare il mercato, allora?
Ci sono due modi. Il primo punta sulla scaramanzia: far notare che le lauree ad honorem
si danno ai defunti (ai vivi vanno, se mai, le lauree honoris causa). Il secondo — più sofisticato — gioca sullo snobismo accademico.
Basterà ricordare che le migliori università americane — tra queste, Stanford e Mit (Massachusetts Institute of Technology) — non conferiscono titoli onorifici: se si vuole una laurea, bisogna sudarsela sui libri e sui computer.
Vedrete: se la voce gira, in Italia diventerà chic non ricevere questi titoli. Dirà il finanziere al regista: «Sai? La celebre università di X mi ha rifiutato la laurea honoris causa! ». Risponderà il regista al finanziere: «Se è per quello, a me è stata negata dalla prestigiosa università Y!». A quel punto i due andranno via a braccetto, sdottorati, orgogliosi e contenti.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33
Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL